Calvi, Documento episcopale “ANNUNCIARE IL VANGELO”
Grazie alla squisita bontà dei sacerdoti caleni Mons. Peppino Leone, parrocchia di San Paride di Teano Scalo e don Gianluca Zanni, parrocchia di San Nicola di Calvi Risorta, che con disponibilità e affetto mi donano, costantemente, la loro amicizia e la loro stima e delle quali sono, non poco, onorato e lusingato, sono stato omaggiato dai predetti del volume “ANNUNCIARE IL VANGELO – Indicazioni pastorali per l’anno 2019/2020 per la Diocesi di Teano – Calvi”, scritto dal Vescovo diocesano S.E. Mons. Giacomo Cirulli. Il documento episcopale sulla copertina presenta il significativo affresco di Giotto “Noli me tangere”, 1307-1308, conservato nella cappella della Maddalena nella basilica inferiore di Assisi e la scena mostra un doppio episodio: a sinistra il sepolcro vuoto di Cristo con gli angeli seduti e a destra la Maddalena inginocchiata davanti all’apparizione dei Cristo trionfante sulla morte che le dice di non toccarlo. Il volume tratta-sviluppa cinque tematiche-problematiche: Annunciare il Vangelo, l’eterna novità di Dio; Annunciare il Vangelo a tutti gli uomini; Annunciare la Parola di salvezza; Parola di Dio, anima e lievito della pastorale e L’annuncio del Vangelo, causa della nostra gioia e termina con un’Invocazione a Maria, Regina del mondo.
Il documento oltre ad essere propositivo fa anche un’analisi attenta della “religiosità” e dell’azione “pastorale” nella Diocesi e formula, altresì, delle esortazioni e dà anche delle indicazioni. Noi ci limiteremo a riportare solo e soltanto alcuni brevi “passaggi” – “riferimenti” a tematiche/problematiche che riteniamo di strettissima attualità, afferenti al secondo paragrafo “Annunciare il Vangelo a tutti gli uomini”, che investono la religiosità e la vita giovanile. Mons. Cirulli nello sviluppare la predetta tematica scrive “(…). Purtroppo è sotto gli occhi di tutti la scristianizzazione della società, qui come altrove. Imbattersi in uomini e donne impegnati, alla scuola della Parola, a rendere ragione della loro fede nella vita di ogni giorno, non è la cosa più normale che ci possa capitare. Tuttavia questa constatazione ci deve portare a cercare di qualificare le varie tipologie di battezzati presenti nel nostro territorio, per essere consapevoli delle diverse modalità di annuncio necessarie per provocare l’attenzione di chi vogliamo raggiungere. Anche se il numero di battezzati va inesorabilmente diminuendo, molti risultano ancora quelli che tali sono per nascita e censo. In mezzo ad essi, così come ce ne rendiamo conto quotidianamente, molti vivono il loro legame con il Signore in maniera individualistica, tendente alla consolazione e alla ricerca di soluzioni di problemi e affanni che normalmente sono presenti nella vita di tutti. Per essi non è la Parola di Dio la fonte del pensare e dell’agire. In maniera più o meno costante, essi sono presenti alle celebrazioni domenicali e festive e frequentano alcuni santuari; molto legati a devozioni e alle feste dei santi, si accostano ai sacramenti ma più che altro per abitudine e con comprensione superficiale del mistero che li incontra; conservano una forte connotazione identitaria per le tradizioni religiose, e non, del proprio luogo di nascita e di vita, ma avvertono pochissimo la loro appartenenza alla Chiesa locale ed universale. Ci sono poi battezzati che ormai si sono allontanati da qualsiasi rapporto con Gesù Cristo e con la Chiesa. Avvertono un vago sentimento religioso e un’altrettanta vaga apertura alla dinamica della fede, vaga e confusa. Moralmente sono lontanissimi dalle indicazioni di vita della Chiesa, molte volte apertamente contro e pesantemente dissenzienti; o anche semplicemente indifferenti ed individualisti. Sicuramente ignoranti del Vangelo, sono sempre più lontani da qualsiasi discorso di fede e tradizioni cristiane, ormai immolati sullo squallido altare del consumismo, della fatiscente piazza virtuale, robot senza testa né cuore, impegnati, nei giorni di festa soprattutto, in pellegrinaggi forzati verso le nuove cattedrali degli idoli moderni: mi riferisco per esempio ai centri commerciali… Da questa tipologia provengono poi i cosiddetti “ricomincianti”: sono coloro che in un certo momento della vita, per ragioni diverse – un pellegrinaggio, un incontro anche non cercato con uomini, donne, gruppi di preghiera, forti nella fede e spesso carismatici – si aprono sinceramente alla riconsiderazione della propria vita di fede e di appartenenza alla Chiesa. A proposito di pellegrinaggio, molti sono i fedeli che annualmente si recano nei luoghi più importanti della fede, come la Terra Santa, i santuari Mariani. Dopo questa esperienza dicono di aver intrapreso un cammino di conversione. Cammino che per la maggior parte dei casi non sfocia in nessun tipo di appartenenza ecclesiale, ma piuttosto lega a gruppi e gruppuscoli di preghiera che rimangono sempre ai margini del cammino pastorale unitario delle nostre parrocchie.
Come dimenticare le nuove generazioni. Molti sono i giovani che si allontanano dalle nostre comunità o che addirittura mai sono entrati in esse, tanti dei quali, fragili e confusi, sono soli con la loro protesi digitale nella babelica e complessa piazza virtuale. Sempre più frequentemente sono vittime innocenti di situazioni morali e sociali aberranti, che rubano e distruggono le caratteristiche peculiari dell’età giovanile: l’entusiasmo, la voglia di vivere, la gioia, la mente aperta verso il futuro e piena di speranza, la naturale propensione a condividere i valori più alti della vita. Mi riferisco alla pace, alla non violenza, alla solidarietà universale, all’attenzione e alla cura della casa comune. Che dire della violenza che molti gruppi di ragazzini “giocano” ad usare contro adulti e anziani, in maniera assolutamente gratuita, oppure alle “feroci” – lasciatemi passare il termine – baby gangs capaci anche di uccidere. O del bullismo sempre più diffuso nelle nostre scuole e fuori? Purtroppo assistiamo in mezzo ad essi ad una pericolosa recrudescenza di ideologia ed identificazioni che qualche anno fa sembravano destinate a scomparire per sempre, viste la morte e la distruzione che avevano seminato nel secolo scorso: razzismo, intolleranza verso tutto ciò che è diverso da sé, fanatismo religioso o pseudo tale. La Chiesa si è interessata molto dei nostri giovani con il Sinodo del 2018 a loro dedicato e con la conseguente Esortazione Apostolica Christus vivit di Papa Francesco. Non so quanti in mezzo a noi e nelle nostre parrocchie hanno letto questo scritto, frutto del lavoro e della riflessione dell’organismo che ogni tre anni rappresenta la Chiesa universale”. (…).
L’ultima considerazione fatta dal Vescovo Giacomo la percepiamo intrisa di amarezza e di delusione e non può non farci riflettere attentamente e profondamente.