The Simpsons: trent’anni di intelligente critica e miracolose profezie sul mondo e sugli States

Il giallo, si sa, non è propriamente uno dei colori più sobri che possiamo usare. È il colore del Sole, la nostra fonte primaria d’energia e di vita, lo usiamo sporadicamente per fermarci ai semafori e, in combinazione col nero, ci indica di fare davvero attenzione sia in natura che in ambito industriale. Spesso dimentichiamo l’importanza di questo colore, ma tutti sappiamo che il giallo è il colore distintivo di una delle serie televisive più dissacranti, simpatiche e importanti degli ultimi trent’anni. È il colore dei Simpson, la sitcom animata creata da Matt Groening e lanciata in prima serata dalla Fox il 17 dicembre 1989. In effetti i giallissimi personaggi, di questa genialata a cartoni animati, sono comparsi sullo schermo già nel 1987, quindi due anni prima del lancio come serie a sé stante, quale intermezzo pubblicitario del Tracey Ullman Show, un indecifrabile varietà televisivo statunitense presentato dall’omonima comica inglese e durato soli tre anni nonostante l’ancor più incomprensibile vittoria di diversi premi televisivi.
Ad ogni modo, tralasciando Tracey Ullman, i Simpson sono entrati a far parte della nostra vita non solo per il visibilissimo giallo, colore scelto dalla produzione proprio perché avrebbe attirato a colpo d’occhio i telespettatori mentre facevano zapping tra un canale e l’altro, ma anche per la feroce critica al vivere moderno, qualcosa che tanti “esperti” hanno associato principalmente alla società americana, ma che ritengo possa oramai applicarsi a tanti altri Paesi del mondo e, non meno, al Vecchio Continente. Homer Simpson e la sua variegata famiglia di Springfield hanno rappresentato e rappresentano tutte le più inconfessabili contraddizioni dell’occidente, del capitalismo, del consumismo e della spietata cattiveria moderna che considerano l’ignoranza e la furbizia molesta qualcosa di positivo, rispetto ai veri valori della moralità delle regole, dell’amicizia, della correttezza o più semplicemente dell’umanità in genere.
Per trent’anni questa giallissima famiglia ha macinato simboli e record, oltre che previsto avvenimenti futuri che fanno davvero rabbrividire e per questo il mito dei Simpson è cresciuto in modo esponenziale.
Dalle previsioni profetiche alle guest star.
Trump, attuale criticatissimo Presidente degli Stati Uniti d’America, eletto il 9 novembre del 2016 era già stato investito dell’importante carica nell’episodio dei Simpson “Bart to the Future”, del 2000, dove il figlio di Homer osserva il 2030 e scopre che la sorella Lisa, diventata addirittura prima donna Presidente degli States, ha ereditato un disastroso bilancio proprio dal suo predecessore Donald Trump. Ancora più straordinariamente, nel 2015, i Simpson dedicano uno speciale a Trump Presidente che, però, puzza un po’ di endorsement esplicito e poco profetico. Sarà un caso anche il colore giallo dei capelli del Presidente?
Come Star Trek, la serie fantascientifica che ha anticipato molta della tecnologia che oggi usiamo regolarmente, i Simpson hanno usato nei propri sketch diversi tools che poi sono diventati reali. È il caso, ad esempio, del correttore automatico, un sistema software che oggigiorno usiamo regolarmente sui nostri smartphones, comparso per la prima volta in un episodio del 1994! Ma appena 4 anni dopo, nel 1998, i Simpson hanno anticipato anche uno dei giochi di maggior successo del nuovo millennio. Nel 2010, infatti, veniva lanciato il fenomeno di Farmville, uno dei primi e più quotati giochi on line che hanno cambiato la percezione del videogioco trasferendo gli utenti dalle consolle domestiche ai telefoni e dal mondo fisico al virtuale. Tutto già previsto dai Simpson! Ma più di tutto, proprio come il Capitano Kirk che ci ha abituati al concetto di “telefonino”, i Simpson ci hanno anticipato il concetto di smartwatch nel 1995, appena appena 20 anni prima della sua reale produzione! Altre volte le anticipazioni dei “gialli” non possono essere considerate profezie, ma i produttori della serie più famosa al mondo hanno certamente aperto la discussione su temi di cui ufficialmente non si poteva o voleva parlare. Il caso più emblematico è quello della sorveglianza di massa operata dai nostri alleati d’oltreoceano. Nel film del 2007, infatti, latitanti e ricercati dal governo, i Simpson credono che le proprie conversazioni possano essere intercettate e infatti nella pellicola compare una scena nella quale si vedono gli uomini dell’NSA che ascoltano le loro parole, ben sei anni prima delle rivelazioni di Edward Snowden e quindi dello scoppio del Caso Datagate!
È passata molta acqua sotto i ponti in questi lunghi trent’anni, ma se il famoso «D’oh!» di Homer è stato addirittura inserito nell’Oxford English Dictionary nel 2001, e Groening ci ha rivelato che la vera Springfield dei Simpson è quella che si trova in Oregon, molto vicino a Portland dov’è nato, il fenomeno giallo è stato meritevole della famosa stella sulla Walk of Fame di Hollywood tanto quanto di una vera e propria corsa alla presenza, negli episodi delle 31 stagioni già prodotte, di tante Guest Stars del calibro di Denny DeVito, Ringo Starr, Magic Johnson, gli Aerosmith, Barry White, Paul McCartney, Steven Hawking, Lenny Kravitz, Ronaldo, David Copperfield, Tom Hanks e tanti altri. Insomma una fenomenale storia che continuerà a raccontarci i vizi degli americani e di noi occidentali allineati alle stelle e strisce!

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