“Leopardi e Rimbaud: l’alchimia della parola”
Giovedì 16 gennaio 2020 “La Canonica” si riunirà come di solito alle ore 17:00 – nella sede di piazza Alfonso Ruggiero (alle spalle del Comune) per ospitare la professoressa Renata Montanari, già docente di Italiano e latino al Liceo Classico “Pietro Giannone” di Caserta. La sua conferenza ha per titolo “Leopardi e Rimbaud: l’alchimia della parola”. Introduce Anna Giordano. Segue dibattito.
La professoressa Montanari, assidua collaboratrice de La Canonica, è una casertana di adozione essendo nata a Foggia da famiglia di origine romagnola. Ha vissuto la sua giovinezza a San Severo, dove ha completato gli studi classici e si è laureata in Lettere Classiche presso l’Università degli Studi di Bologna e in Lingue e Letterature Straniere Moderne presso l’Ateneo di Urbino. Collabora anche con varie associazioni culturali ed ha fondato nel 1999 con il marito Francesco de Simone, nobile caiatino, un Laboratorio di cultura letteraria presso il Centro di Promozione Culturale “F. de Simone” di Caiazzo, presso il quale ha svolto il ruolo di relatrice e di moderatrice, ospitando insigni personalità del mondo della cultura, e pubblicato nel 1911 una raccolta di saggi dal titolo “Autori e temi del ‘900 letterario italiano”.
La conferenza “Leopardi e Rimbaud: l’alchimia della parola” è la rielaborazione di un suo omonimo saggio che presenta una sua intuizione critica del tutto originale.
Infatti, a prima vista può sembrare singolare operare un confronto tra due poeti così diversi per carattere e collocazione cronologica, ma se si va a confrontare la loro poetica si potrà scoprire come in realtà Leopardi abbia anticipato varie intuizioni rimbaldiane.
In particolare, il poeta francese, nella “Lettera del veggente”, dichiara che la poesia è una forma di conoscenza superiore rispetto a quella operata dalla ragione perché, attraverso l’immaginazione, il poeta-veggente riesce a penetrare l’essenza intima della realtà in un processo di disordine dei sensi che favorisce una irripetibile illuminazione rivelatrice. Analogamente Leopardi, nello Zibaldone, afferma che sarebbe un “filosofo dimezzato” colui che pretendesse di giungere alla verità delle cose affidandosi esclusivamente alla razionalità, che è uno strumento conoscitivo che opera solo sulla superficie apparente della realtà, ma non può coglierne le vibrazioni più profonde: solo il poeta, dunque, utilizzando fantasia e immaginazione, riesce ad assurgere ad una dimensione conoscitiva superiore, a quello che Leopardi definisce “il rapporto profondo con la totalità”.
Per esprimere le sue illuminazioni, poi, secondo Rimbaud il poeta deve sottoporre il linguaggio ad un processo alchimistico, definito “alchimie du verbe”, volto a purificare la parola dalle scorie dell’uso e dell’abuso quotidiano, per riscoprire la carica evocativa emanata da ogni singolo suono. Anche Leopardi attribuisce ai suoni delle parole una carica evocativa e, per evidenziarla meglio, parla di una “parola pellegrina” che, spostata in un contesto diverso da quello abituale, si appropria di sfumature nuove, allargando la sua area semantica con effetti suggestivi ed inattesi.
Naturalmente tra i due poeti esistono anche delle differenze dovute al contesto storico, al temperamento, alla formazione culturale; il simbolo, per esempio, in Leopardi è facilmente individuabile nel suo significato metaforico, mentre in Rimbaud il collegamento analogico, che risente anche dell’influsso di Baudelaire, è oscuro e di difficile interpretazione. Inoltre, mentre il verso leopardiano possiede l’eleganza di chi ha avuto una lunga ed intensa consuetudine con i classici, il verso di Rimbaud è uno “scatenamento di immagini turbinanti a guisa di girandole rutilanti intorno ad un fulcro reale”(A. Soffici, 1911).
Nei confronti della vita e del dolore, infine, pur nella comune esperienza della solitudine, di un’educazione rigida, priva di affettuosità materna, e nella reazione della fuga e della ribellione, i due poeti si pongono in modo diverso: Leopardi assume un orgoglioso atteggiamento di sfida titanica, mentre Rimbaud reagisce con l’anticonformismo, la provocazione e i comportamenti scandalosi.
La conferenza della professoressa Montanari, abile oratrice che agevola l’ascolto del suo dire con la proiezione di diapositive, si preannuncia molto interessante non solo per l’ascoltatore medio ma anche per i professionisti nel campo della letteratura e della critica letteraria. Perciò, quello del prossimo 16 gennaio, è un appuntamento de “La Canonica” da non perdere assolutamente.