Australia: dalla piaga degli incendi a quella dei ragni killer

In diversi articoli ho più volte raccontato, sul mio blog e su questa testata giornalistica, i tanti disastri “naturali” che stanno stringendo in una micidiale morsa l’intero pianeta. È l’evidenza più diretta di quel cambiamento climatico negato, per ovvi motivi economico e politici, da buona parte delle nazioni più inquinanti ed ecologicamente insostenibili della comunità internazionale. In Europa, nonostante vi siano ampie sensibilità in merito, il Global Warming sta stravolgendo enormemente abitudini, colture, viabilità ed economie locali. Proprio in queste ore uno stranissimo fenomeno, sempre dovuto all’estremizzazione delle attività meteorologiche, si sta verificando a Tossa de Mar, ridente cittadina della costa catalana, in Spagna, dove una vera e propria tempesta di mare ha invaso le strade cittadine impregnandole di una preoccupante e strana schiuma biancastra. Ma non possiamo dimenticare che fino a pochi giorni fa l’Australia intera, la grande isola continente, era nella morsa di una serie di devastanti incendi. Le immagini toccanti di canguri e koala feriti, in fuga dal fuoco, hanno fatto velocemente il giro del mondo grazie ai social permettendo, tra l’altro, l’avvio di diverse campagne d’aiuto per provare a ripristinare questo splendido territorio del nostro pianeta blu. Quegli incendi, però, che sembravano essere il male peggiore per l’uomo, tra distruzioni di case e terreni agricoli, si stanno trasformando via via nell’inizio di un nuovo invasivo incubo. Gli esperti australiani, qualche giorno fa, hanno lanciato un accorato allarme a tutti i cittadini allertando contemporaneamente le varie autorità nazionali e regionali. Le distruzioni causate dal fuoco, unite alle successive piogge, che hanno miracolosamente contribuito a spegnere l’incessante catena di incendi, hanno creato il terreno e le condizioni ideali per lo sviluppo massivo dei famosi funnel-spiders, in Italia conosciuti con il nome di ragni dei cunicoli. Molto diffusi nell’area di Sidney, tanto da essere conosciuti anche come tessitori della “ragnatela ad imbuto di Sidney”, sono lunghi da 1 a 5 cm e di colore solitamente scuro con sfumature bluastre, prugna e marroni. Sostanzialmente della stessa famiglia e taglia delle tarantole, iniettano un veleno basato su una tossina a rapida diffusione, la atraxtossina, che rende il morso di queste mostruose creature molto doloroso. Questa specie tesse solitamente le sue ragnatele in alberi cavi o in anfratti simili come cantine e piani bassi delle case in legno. Le sue tane sono facilmente riconoscibili perché a forma di imbuto da cui deriva proprio il nome inglese funnelweb (imbuto) e sono dotate di due entrate separate che le fanno somigliare ad una T o ad una Y. Mentre le femmine passano la maggior parte del tempo nella tana a proteggere i piccoli, i maschi vagano nei pressi di alberi, giardini domestici, cantine e perfino piscine, soprattutto nella stagione calda quando è previsto il concitato periodo dell’accoppiamento, entrando facilmente in contatto con gli esseri umani. Dal 1927 al 1981 la letteratura medica ha registrato ufficialmente solo 13 casi di morte dovuta al morso di Atrax, altro nome di questo ragno, e dal 1981 è stato sviluppato un antidoto che ha permesso di evitare, almeno ufficialmente, ulteriori casi mortali. Oggi il problema è che le particolari condizioni del territorio australiano, dopo gli incendi, fanno supporre che questi aracnidi si svilupperanno nei prossimi mesi in maniera incontrollata sia perché il fuoco ha decimato molti dei loro predatori naturali, sia perché i tronchi semi bruciati della vegetazione locale si stanno trasformando in accoglienti tane da proteggere e da cui partire per conquistare ulteriore spazio vitale invadendo quello degli “umani”. In poche parole gli australiani potrebbero incontrare questi temibili “amici” davvero spesso nelle prossime settimane, mandando ovviamente in crisi il sistema sanitario e le scorte di antidoto visto che, in determinate condizioni, potrebbero addirittura essere insufficienti a coprire più casi contemporanei di attacco ad esseri umani.
Anche questo, per quanto possa sembrare assurdo, è un diretto effetto del Global Warming. Nel frattempo i “grandi della Terra” continuano a negare il problema fregandosene dell’inquinamento atmosferico, di quello del suolo e ancor più di quello dei mari.
Meditate gente, meditate…

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