La Nike di Samotracia
Plinio il Vecchio, nel suo trattato Naturalis Historia, cita la figura dell’artista Pitocrito, figlio di Timocare, entrambi Maestri d’Arte scultorea ellenici. Tra i suoi capolavori la Nike di Samotracia, scolpita nel II secolo in lychnites, un pregevole marmo di Paro del gruppo di isole delle Cicladi nel Mar Egeo, poggiata su un piedistallo di larthos, la cui forma lascia pensare ad un iniziale complesso lapideo. Pitocrito realizzò la Dea per commemorare la vittoria dell’Anfizionia di Delo sul fiume Eurimedonte contro la flotta del cartaginese Annibale Barca, al comando del Re seleucide Antioco il Grande. Nike, che nella “Titanomachia” fu nominata dal Re degli Dei Zeus auriga della sua sacra biga, era la divinità mitologica panellenica figlia del nume Titano Pallante e della oceanina Stige. La “Vittoria alata” insulare si presenta purtroppo acefala e focomelica, indossa una tipica tunica ionica mossa dal soffio travolgente del vento, ed è il traslato figurale di un mascherone di prua di un natante da battaglia: l’artiere rodiota mostra una valentia scultorea d’alto livello rendendo attillate le pieghe del chitone madido alla silhouette della divinità, creando così una manifestazione dinamica e di movimento. La diafanità del tessuto traslucido rende più dinamico il profilo marmoreo che sembra inserito in una scena equorea, insieme agli effetti prospettici e alla sensazione di rapidità dell’azione. La Nike si tende innanzi con raffinata flessuosità, ma nel contempo il modellato scultoreo mostra un vigore vibrante e vitale, geometrie plastiche e profili armonici: l’osservatore ha la sensazione che stia per prendere il volo, oppure, al contrario, che abbia appena toccato terra dopo un ardito viaggio. L’“Hieròn tôn Megálôn Théôn” della Grecia classica, il Santuario dei Grandi Dei di Samotracia famoso per le pratiche religiose consacrate alle deità ctonie, è stato la sede della Nike per centenni. L’agente diplomatico transalpino Charles François Champoiseau, Ufficiale dell’Ordine nazionale della Legion d’Onore, trovò la Vittoria aligera in pezzi mediante scavi effettuati nella plaga sacra del tempio, e la destinò al Museo d’Oltralpe della “rive droite” del fiume Senna: la statua fu sottoposta ad operazioni di riattamento e collocata sulla monumentale scalea Daru lefueliana del Museo de “La ville lumière”.