Corona Virus: la situazione ed i consigli ufficiali
Il 2020 è iniziato in modo molto movimentato su diversi fronti. Il peggiore, come tutti sanno, è sicuramente quello dell’emergenza sanitaria legata allo sviluppo e alla diffusione del COVID-19, un nuovo ceppo virale della famiglia Corona Virus. La prima cosa da fare, in questa situazione, è una corretta informazione, basata su dati effettivi, tesa a smentire voci incontrollate e, soprattutto, a condividere delle precise norme sanitarie e comportamentali richieste da una situazione così particolare.
Il modo migliore per fare chiarezza è usare, in modo preciso, senza spazio alle interpretazioni personali, le indicazioni del Ministero della Salute, l’unico “ente pubblico” titolato a dare informazioni ufficiali. Da una comunicazione di ieri, 22 febbraio 2020, iniziamo a capire davvero con cosa abbiamo a che fare:
«L’epidemia di COVID-19 (dove “CO” sta per corona, “VI” per virus, “D” per disease e “19” indica l’anno in cui si è manifestata), dichiarata dal Direttore
Generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) un’emergenza di sanità pubblica di rilevanza internazionale, continua ad interessare principalmente la Cina, sebbene siano stati segnalati casi anche in numerosi altri Paesi in 4 continenti. Negli ultimi giorni si osserva un leggera flessione nella curva epidemica relativa ai casi confermati in Cina. Tuttavia, secondo uno degli scenari possibili delineati dal Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie (ECDC), non è escluso che il numero dei casi individuati in Europa possa aumentare rapidamente nei prossimi giorni e settimane, inizialmente con trasmissione locale sostenuta localizzata, e, qualora le misure di contenimento non risultassero sufficienti, poi diffusa con una crescente pressione sul sistema sanitario. L’International Committee on Taxonomy of Viruses (ICTV) ha intanto denominato il nuovo coronavirus “Sindrome respiratoria acuta grave coronavirus 2” (SARS-CoV-2). »
Questa la corretta definizione del “problema” secondo le fonti ufficiali, perfettamente coincidente con ciò che sta accadendo a livello internazionale e, purtroppo, nel nostro Paese. Ad oggi (ore 20), in Italia si sono verificati 3 decessi, tutti nel nord Italia tra Lombardia e Veneto, dovuti probabilmente a preesistenti condizioni di fragilità degli sfortunati cittadini infettati dal COVID-2019. In queste ore, con un continuo susseguirsi di direttive, decreti, consigli e dispacci, sia centrali che regionali, si stanno sigillando (mettendo in quarantena) diverse comunità dalle quali pare, ma non si riesce ancora ad averne conferma definitiva, sia partita la diffusione dell’emergenza nel nostro Paese.
Precisando nuovamente che la situazione è fluida e costantemente in evoluzione, stamattina il Commissario della Protezione Civile Angelo Borrelli ha annunciato l’avvio di procedure di messa a disposizione di “spazi” di segregazione dei sospetti casi di COVID-2019, con l’Esercito che ha già dichiarato di aver pronti 3.412 posti letto distribuiti in oltre mille camere, mentre l’Aeronautica ne potrebbe mettere a disposizione ulteriori 1.750. Il Commissario ha anche segnalato che il sistema d’emergenza è pronto ad utilizzare anche alberghi e diverse altre strutture identificate allo scopo durante ricognizioni tecniche avvenute proprio in giornata.
Allo stato attuale, ribadendo il continuo e necessario aggiornamento dei numeri, si contano 150 casi positivi e 3 vittime in nord Italia (due in Lombardia e una in Veneto) con 111 casi di positività in Lombardia, 22 in Veneto, 3 in Trentino riscontrati in cittadini di provenienza lombarda, 3 in Piemonte, 9 in Emilia Romagna, relativi a cittadini provenienti da Codogno (il focolaio vero e proprio), più i 2 “storici” del Lazio, ovvero la famosa coppia di turisti cinesi che sono, tra l’altro, in via di guarigione. L’Italia è, così, salita improvvisamente al terzo posto nella classifica dei paesi più colpiti da questa strana epidemia. Molte amministrazioni regionali e metropolitane hanno chiuso o si apprestano a chiudere scuole e Università proprio mentre Venezia ha tragicamente cancellato il Carnevale e fermato le celebrazioni religiose. A Milano, inoltre, le sfilate della Fashion Week sono state salvate grazie ad internet, quindi realizzate a porte chiuse con spettatori connessi via web. Come se non bastasse diverse fabbriche e uffici hanno ufficializzato chiusure di sicurezza e, addirittura, il Duomo menghino è stato blindato. Anche sul fronte dei trasporti la situazione si sta complicando e mentre Israele ci ha inseriti in una lista d’attenzione, l’Austria ha già bloccato un treno proveniente dall’Italia individuando “2 casi sospetti”. Addirittura la Romania ha bloccato sostanzialmente le frontiere per i cittadini italiani dopo l’individuazione di un proprio cittadino, di rientro dalla Lombardia, con sintomi influenzali e quindi sospetti. Ma oltre alla moda, alle strutture religiose, alle attività ludiche e agli spostamenti, anche lo sport è stato sostanzialmente bloccato insieme ai tour turistici programmati da diversi Istituti scolastici di ogni ordine e grado. La Lombardia è stata quindi divisa in due “zone”. La zona “rossa” è stata individuata nell’area del Lodigiano, dove è partito il contagio che ha fatto scattare tutti i piani d’emergenza, ovvero il blocco di accesso e allontanamento dei cittadini grazie a 500 uomini della polizia che hanno pure organizzato 35 varchi e corridoi sterili per far circolare farmaci e provviste di prima necessità. Inoltre, considerando la grave situazione, il resto della Lombardia è diventata “zona gialla”, come definito dall’ordinanza firmata dalla Regione Lombardia.
Per proteggersi ecco poche norme, semplici ma assolutamente efficaci se seguite da tutti:
• Lavarsi le mani accuratamente almeno per 20 secondi;
• Non tossire o starnutire liberamente o nelle mani, ma piuttosto servirsi di fazzoletti usa e getta per limitare la diffusione di ogni tipo di virus;
• Pulire le superfici con cui veniamo in contatto, ad esempio maniglie, telefoni, ripiani, etc., con detergenti igienizzanti o alcool con soluzione almeno al 60%;
• Evitare assolutamente di toccare bocca, naso e occhi con le proprie mani soprattutto durante gli spostamenti e quando si è in zone potenzialmente pericolose, ad esempio se nello stesso ambiente qualcuno tossisce, starnutisce o ha evidenti segni di malessere influenzale o sembra essere febbricitante.
• Non fare “gli eroi”. Soprattutto in tale convulsa situazione generalizzata, se si hanno i primi sintomi dell’influenza, che non significa necessariamente aver contratto il Covid-2019, per rispetto degli altri, restare a casa a smaltire il malessere.
Non dobbiamo essere drastici e cadere nel panico. Ribadendo che la situazione sta evolvendo continuamente, allo stato attuale tutte le statistiche “raccontano una storia meno tragica di quello che stiamo immaginando”. Per quanto possa sembrare assurdo, il virus sta facendo più danni all’economia che alle persone. Nonostante si debba sicuramente essere costernati per la perdita di 3 nostri cittadini, oltre che con i tanti degli altri paesi esteri coinvolti, le statistiche dicono che in Cina, fino ad ora, circa l’80% delle infezioni si è rivelata lieve, spesso asintomatica o come una blanda influenza stagionale, mentre solo il 14% degli infettati ha sviluppato una sintomatologia grave, di cui nel 5% dei casi con insufficienza respiratoria, shock settico o insufficienza multiorgano. L’86% dei casi si è verificato in pazienti tra i 30 ed i 79 anni, con rischio di morte maggiore tra gli uomini ed un tasso di mortalità arrivato quasi al 15% sopra gli 80 anni d’età a testimonianza, quindi, della concomitanza di patologie preesistenti che si sono aggravate a causa dell’aggressività del COVID-2019. Oltre all’età, come affermato dai ricercatori cinesi, un grande fattore di rischio è stato ed è la presenza concomitante di malattie cardiovascolari, diabete, insufficienza respiratoria cronica e ipertensione. Fuori dal contesto cinese le percentuali sono attualmente più basse e la mortalità, ad esempio, si attesta ad oggi intorno al 2% per i pazienti con sintomi gravi. Insomma, come ha oggi affermato la dott.ssa Maria Rita Gismondo, direttore del laboratorio dell’Ospedale Sacco a Milano: “Scambiata influenza per pandemia! Mi sembra una follia! Leggete! Non è pandemia! Durante la scorsa settimana la mortalità per influenza è stata di 217 decessi al giorno! Per Coronavirus 1!“.
In primis va detto che ogni regione sta strutturando numeri di informazione e percorsi precisi per accedere ai controlli. La Regione Campania, ad esempio, ha messo a disposizione il numero verde 800.90.96.99 per dare tutte le risposte a chi, magari preso dalla preoccupazione, vuole avere maggiori spiegazioni. Oltre al numero verde si può chiamare il 1500, sempre quale numero per avere informazioni più precise. Ma più di ogni altra cosa bisogna assolutamente ricordare che in questa fase è inutile presentarsi dai medici di famiglia, dalla guardia medica o nei pronto soccorso se si sospetta una patologia influenzale grave che potrebbe richiamare, appunto, il COVID-2019. Se si sospetta realmente di essere a rischio, perché magari di ritorno da una zona contaminata, e si stanno sviluppando chiari sintomi respiratori, febbre, etc., bisogna chiamare il 112, ove attivo, o il 118 i cui operatori sono addestrati ad effettuare un primo TRIAGE, ovvero un’intervista telefonica per capire se realmente si necessita dell’attivazione del protocollo di sicurezza. Andare negli ospedali o dai medici di base, in questa fase, mette solo a rischio noi stessi, il personale sanitario e gli altri pazienti, senza dare alcun vantaggio a chi sospetta realmente di aver contratto il nuovo corona virus. Ovviamente, come primo step, è consigliabile telefonare al proprio medico ancor prima di attivare i numeri d’emergenza, perché ciò che abbiamo potrebbe essere solo una normale influenza. Non dimentichiamo che siamo proprio nel periodo delle classiche influenze stagionali.
Insomma, non allarmiamoci più del necessario, teniamo a mente le regole di una buona igiene, evitiamo se possibile gli spostamenti in ambienti affollati e teniamoci informati sulle disposizioni del Ministero, delle regioni e dei nostri sindaci. Evitare il panico è probabilmente il primo passo per ritornare tutti alla normalità.
Vi terrò aggiornati anche con interviste a medici che stanno operando sul campo.