Alcune domande all’attrice teatrale Rossella Amato
Com’è cominciata la tua passione per il teatro?
La mia passione per il teatro è cominciata già da piccola perché la mia famiglia da sempre ama il teatro e la musica, soprattutto mio nonno che amava il drammaturgo Eduardo De Filippo, per cui la mia passione è nata attraverso la grande ammirazione della sua figura. Laureanda in Biotecnologie per la Salute presso la facoltà di Scienze Biotecnologiche dell’Università Federico II di Napoli, inizio anche gli studi di dizione e recitazione con l’attrice Annamaria Ackermann e con Gaetano Liguori presso l’Accademia delle Arti teatrali del Teatro Totò di Napoli per due anni. Poi in seguito frequento il Laboratorio Teatrale Permanente del Teatro Elicantropo di Napoli diretto da Carlo Cerciello che considero il mio Maestro e che ringrazio per aver fatto scattare in me la scintilla del professionismo e senza il quale molto probabilmente non avrei intrapreso questo arduo ma meraviglioso mestiere.
Ti è piaciuto impersonare il ruolo della Pizzaiola recentemente nella commedia de “L’Oro di Napoli”?
Sicuramente qualunque attrice avrebbe voluto impersonare questo ruolo divenuto ancora più attraente dalla magnifica interpretazione di Sofia Loren; a me piace molto questo ruolo perché la Pizzaiola riflette una donna moderna ed estrosa, che vive a pieno le sue passioni, verace e carnale, lontana dal conformismo dell’epoca del racconto. Una donna capace di prevalere sul marito anche sul lavoro per il suo fascino e per la sua forza di carattere.
Ti è mai capitato di non voler interpretare un certo ruolo perché non ti immedesimavi nel ruolo del personaggio?
Per il momento non mi è ancora capitata una situazione del genere, anche perché un personaggio non deve essere mai giudicato dall’attore e comunque si può sempre lavorare per analogia e non necessariamente per immedesimazione. Se mi dovesse capitare di non riuscire a impersonare un personaggio allora mi baserei sul confronto e sul dialogo con il regista.
Voi attori siete veramente incontentabili del vostro lavoro teatrale o sono solo voci sbagliate messe in giro?
Assolutamente è vero perché in noi attori nasce sempre il dubbio di poter migliorare qualcosa in quello che facciamo e se non pensi di migliorare allora parti male. C’è sempre un margine di miglioramento, almeno soprattutto per chi vive in profondità questo mestiere. Un attore non è mai completamente contento, ma ciò non deve portarlo a non credere in sé stesso, nel proprio percorso pregresso, insomma la famosa valigia dell’attore.
Qual’è stata l’esperienza più significativa della tua carriera?
L’esperienza significativa della mia carriera comprende tre diversi momenti della mia vita professionale, a cominciare dal mio primo provino per uno spettacolo teatrale, “Filumena Marturano”, regia di Nello Mascia, dove interpretavo il ruolo di Lucia la cameriera che nella versione con Regina Bianchi era interpretato da Angela Pagano. Poi un altro spettacolo teatrale importante per la mia consapevolezza teatrale e canora è stato “Cantami o Diva” che parla di una donna di camorra che si pente e che “canta”, racconta tutto ai giudici, ma non viene perdonata per questo pentimento dai propri figli, i quali decidono di ucciderla. Infine l’altro spettacolo teatrale che mi ha toccato molto è stato con la compagnia Crown Theater di cui sono co-fondatrice assieme agli attori Gianluca d’Agostino, Marcella Granito e Paolo Romano (Shaone), “Full e Fools”, con il quale abbiamo partecipato al Napoli Teatro Festival 2018 sperimentando una regia di tipo collettivo, che racconta di barboni ai margini della società. Spettacoli chiave che hanno segnato la mia carriera professionale.
Dove sarà Rossella Amato fra pochi anni?
Difficile dire come m’immagino fra pochi anni, visto che per forza di mestiere e di programmazione di anno in anno, faccio fatica a immaginare il mio futuro. Vorrei pure sottolineare che non vi è una vera tutela del nostro lavoro, che si valuta solo come una passione e per questo spesso sfruttato, senza essere giudicato come un lavoro a tutti gli effetti. Ad ogni modo spero di essere realizzata, di riuscire a crearmi una famiglia pur continuando con questo lavoro, riuscendo a dividermi tranquillamente tra teatro e set come fanno gli attori americani, ma forse pretendo troppo! Ora collaboro con la compagnia Teatro Europeo Plautino (TEP) con la quale sono in tournèe in tutta Italia con lo spettacolo “Menecmi” di Plauto, regia di Cristiano Roccamo, un progetto patrocinato dall’Unesco. Spero di poter sempre risiedere principalmente a Napoli che, nonostante i suoi problemi e le sue eterne contraddizioni, è la mia città e la odio e la amo, come succede nei rapporti d’amore più autentici, ma di riuscire anche a concedermi ancora di viaggiare tanto con il mio lavoro, in Italia e oltre.