COVID-19. Focolaio italiano? La scienza dice no!
Dopo la scoperta che “gli altri” possiamo essere anche noi, come pure che si è sempre “a sud di qualcosa e qualcuno”, dipende solo dai punti di vista, oggi si scopre che il vero secondo focolaio dell’epidemia di COVID-19 è molto probabilmente partito nel silenzio più assoluto dall’organizzatissima Germania. L’effetto della globalizzazione, nonostante una strisciante e impropria critica all’Italia di essersi particolarmente avvicinata alla Cina con gli ultimi governi nazionali, quindi ne abbia pagato giustamente le conseguenze, è stato evidenziato dalla scoperta della mappatura genetica del COVID-19, una sorta di carta d’identità chimica che i ricercatori sono riusciti a tirar fuori dal nuovo mostro invisibile che sta fermando mezza Italia. Da questa ricostruzione genetica, infatti, pare che il tanto ricercato Paziente 0 europeo sia un giovane impiegato di 33 anni di Monaco, in Germania, venuto in contatto con la fonte di contagio cinese sviluppando semplici sintomi influenzali, respiratori e febbrili lo scorso 24 gennaio. Avendo superato più o meno brillantemente quella che appariva una banale influenza stagionale, è rientrato in azienda il 27 gennaio riprendendo regolarmente il proprio lavoro. Nei quattro giorni seguenti sono poi risultati positivi al nuovo virus diversi dipendenti della stessa azienda tedesca in cui lavorava e lavora ancora il giovane dipendente, ma nonostante una primissima quarantena con la chiusura degli uffici, il caso è diventato noto diversi giorni dopo, quando è apparsa plausibile la trasmissione di questa strana influenza in assenza di sintomi evidenti (portatori sani).
Proprio questo sospetto, legato al silenzio iniziale delle autorità cinesi, come pure alle segnalazioni di alcuni medici del nord Italia, che avevano notato ad inizio febbraio uno strano picco di polmoniti primarie, ha portato la comunità scientifica a sospettare che il percorso del Covid19 fosse stato più subdolo della banale apparenza di un link diretto e secco tra Cina e Italia. Infatti, come hanno confermato oggi il New England Journal of Medicine e altre autorevoli fonti istituzionali di ricerca, analizzando le mutazioni genetiche del virus, molto probabilmente il COVID19 è penetrato nei paesi europei a tratti, più volte e in modo silente, arrivando ad una prima diffusione verso l’Italia proprio dall’area di Monaco. Le ragioni per le quali in Lombardia e Veneto sia poi “esploso” il contagio non sono ancora del tutto chiare. Ad ogni modo questa emergenza ha dimostrato, per chi non ne fosse ancora convinto, che la globalizzazione e l’allungamento della catena del valore del commercio, dell’industria, del turismo e di tanti altri settori fondamentali per la vita dei cittadini italiani ed europei, non consente più la disconnessione di un paese dall’altro, come pure non è più logico e possibile gridare all’untore cinese, italiano, tedesco o di altra zona geografica. Nonostante le proteste contro questa mondializzazione dei sistemi economici nazionali, il pianeta, l’uomo, i paesi ed i sistemi sociali sono totalmente cambiati, probabilmente in modo irreversibile. Abbiamo scoperto, dopo l’impropria modalità di blocco ed esclusione dei cinesi ad inizio emergenza, come pure la vigliacca esplosione di episodi di razzismo contro “i musi gialli”, che “gli altri possiamo essere noi”, che nelle emergenze non esiste un sud e un nord, né un asiatico o un europeo. Esiste, o meglio dovrebbe esistere, l’umanità, l’unione, la solidarietà e la capacità di reagire insieme ad una tragedia.
Vi allego il link alla pagina del Ministero della Salute con l’aggiornamento costante, non propriamente piacevole, della situazione nazionale, nella speranza di un veloce rallentamento dei contagi, un incremento delle guarigioni e soprattutto la sparizione di quel terribile numero in rosso: i decessi. Auguriamoci di superare presto questo stranissimo e brutale momento della nostra storia. Ecco il link: https://bit.ly/3aAsLw1