La Dama con l’ermellino
Leonardo da Vinci nacque nella frazione di Anchiano, in Toscana, il 15 aprile 1452 e morì ad Amboise, cittadina d’Oltralpe, il 2 maggio 1519. Difficile trovare le parole per descrivere il talento, l’ingegno, l’inventiva e la creatività dell’artista rinascimentale fiorentino: la sua genialità abbracciò tutti i campi delle Belle Arti, il suo talento contemplò la biologia, la filosofia, la musica e l’anatomia, e i suoi campi d’indagine spaziarono dalla fitologia alla saggistica. Nel “Muzeum Narodowe w Krakowie”, il Museo nazionale della città polacca di Cracovia, è custodito uno dei dipinti generato dal suo genio universale, la “Dama con l’ermellino”, realizzato con pittura ad olio verso l’anno 1490. Il quadro era dapprima di proprietà dei Principi Czartoryski della nobile classe Szlachta, quattro anni fa fu acquistato della Repubblica di Polonia ed è custodito dal 2017 nella pinacoteca del Gmach Głowny del succitato Museo. Lo sguardo della gentildonna è allato destro di chi guarda ed è rivolto verso un presumibile personaggio in entrata, tutto il tronco, invece, è raffigurato in direzione opposta: Leonardo valica così la tradizione della pittura ritrattistica del XV secolo facendo compiere alla Signora un duplice movimento. La Dama viene identificata con Cecilia Gallerani, nobildonna meneghina legata sentimentalmente al Duca di Bari Ludovico Maria Sforza, Signore di Milano. La giovane aristocratica è dipinta su una campitura scura, indossa una mise viride e cremisi di reminiscenza ispanica, con orlature raffinate e guarnizioni eleganti, insieme ad un monile di pietre preziose ed un frontino che regge un leggero velo diafano sulla composta acconciatura. Sull’arcata sopracciliare una particolare treccia dorata ornamentale incornicia delicatamente il volto. La nobildonna accarezza con la mano destra un ermellino bianco, un piccolo predatore, il quale, nonostante il suo naturale temperamento, sembra essere docile e ammansito, e anch’egli guarda nella stessa direzione della Dama. Etimologicamente il termine “ermellino” in greco si scrive γαλή, che, per assonanza, rievoca il gentilizio “Gallerani”, inoltre il poeta fiorentino Bernardo Bellincioni, che fu prima al seguito dei de’ Medici e poi degli Sforza, nei versi dei suoi sonetti richiama il mustelide quale traslato iconico di correttezza e onestà del Duca di Milano. Il genio toscano non fa palesare dal volto della donna la sua sfera affettiva: non è possibile individuare attraverso un’attenta osservazione cinesica i sentimenti della feudataria di Saronno, ma è l’osservatore che deve prevedere e supporre gli impulsi della coscienza e dello spirito. Nel dipinto compare una scritta, “La Bele Feroniere Leonard d’Awinci”, ma è verosimile che si tratti di un’iscrizione con refusi spuria e postuma, ed è attendibile che non aggiunga nulla di significativo sull’identità della giovane aristocratica.