Ponte Romano – Reperto archeologico in Val d’Assano

Nella località di Val d’Assano, comune di Rocchetta e Croce (zone limitrofe Cales e Teanum Sidicinum), è presente un interessante reperto archeologico, il “Ponte Romano”. Secondo recenti studi la struttura, di epoca romana, fu costruita al tempo di Augusto per superare una piccola valle erosiva che raccoglieva le acque che scaturivano dal versante occidentale del Monte Maggiore, il Savone che in passato possedeva una portata d’acqua molto maggiore di quell’attuale. Il “Ponte” costituito da quattro arcate in progressione, di altezza e ampiezza disuguale, che diventano sempre più alte da ovest verso est. La strada servita dal “Ponte” costituiva un diverticolo della Via Latina che dalla località Torricelle, costeggiando le pendici del Monte Maggiore e passando per Cubulteria (Alvignano) conduceva fino ad Allifae (Alife). La Via Latina collegava Roma con Capua, dopo Casinum (Cassino) seguendo un percorso più interno rispetto a quello della Via Appia, entrava nell’attuale territorio campano, proseguendo verso l’odierno comune di San Pietro Infine, chiamato ad Flexum, da cui si diramava una variante per Venafro; giungeva all’antica Teanum Sidicinum (Teano), centro del territorio abitato da tribù osca dei Sidicini, e poi a Casilinum (Capua), dopo aver superato la città di Cales. Il “Ponte” con la decadenza della rete stradale romana, in seguito alla caduta dell’Impero Romano d’Occidente, andò in rovina, anche se molto probabilmente era ancora in buono stato nel 1229 quando l’Imperatore Federico II lo attraversò per recarsi a Capua. Il “Ponte” rimane a testimonianza dell’antico percorso stradale in un’area ricca di rinomate sorgenti di acque minerali rappresentando, senza dubbio, uno degli esempi meglio conservati di ponti romani in Campania. Nonostante sia incrostato di rovi, edera, cespugli e persino da alberi da quercia è ancora in discrete condizioni ed è ben visibile. Il monumento rappresenta una costruzione di notevole interesse nella zona, frutto dell’abilità e dell’ingegno di un popolo, quello Romano, all’avanguardia per quanto riguardava la realizzazione dei collegamenti viari a medio e a lungo raggio tra una città e l’altra. Nella situazione attuale si presenta in parte interrato, con una delle quattro volte parzialmente crollata, esposto all’incuria dell’uomo e al degrado del tempo. La pavimentazione stradale (il passaggio pedonale è durato fino a pochi decenni fa), probabilmente diversa da quella originale, presenta elementi calcarei di medie dimensioni come si evince dal rinvenimento di un piccolo tratto superstite. Le dimensioni in larghezza oscillano tra i metri 8.50 e 8.70 e costituiscono l’elemento di maggior interesse storico-archeologico che risalta sin dalla prima osservazione. Gli esperti e tecnici del settore, Lippiello-Bove-Dodaro-Gargiulo, nel 2007 dichiarano, amaramente, che il Ponte “Si trova oggi abbandonato e coperto di vegetazione, pur se noto ed oggetto di un rinnovato interesse”.
Che amara e dolorosa constatazione. L’uomo, molte volte, con la sua apatia e inerzia crea più degrado e distruzione del tempo che trascorre inesorabilmente e della natura con i suoi eventi, a volte, imprevedibili. Salvaguardare il passato nell’accezione più completa equivale a proteggere il presente che costituisce, da sempre, la porta per del futuro.

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