La scuola ai tempi del coronavirus
In un momento difficile, in cui la paura intride fortemente il nostro quotidiano, in cui gli abbracci paiono appartenere ad un passato lontano, la nostra vita è cambiata, abbiamo perso le nostre certezze, i nostri spazi di libertà. Eppure proprio in questi giorni “sospesi”, in cui l’Italia combatte e resiste, noi giovani stiamo vivendo una grande opportunità formativa.
Non c’è la campanella a ricordarci di entrare, lo scandire veloce o indolente delle ore mattutine, il vociare festoso all’uscita nel cortile, i saluti e gli appuntamenti per il weekend, ma un hard disk che ci richiama ai nostri doveri di studenti.
Le scuole già all’indomani del decreto si sono poste al nostro fianco attraverso classi virtuali e videolezioni in tempo reale, esortandoci a vivere una normalità che non è affatto normale. Tante le occasioni “in diretta” per chiarire dubbi, esternare timori. Tutti stiamo facendo la nostra parte per continuare gli studi perché come affermava Aristotele “la cultura è un ornamento nella buona sorte e un rifugio nell’avversa”.
Come la primavera ci ricorda ogni anno che dopo il gelo invernale tutto torna a rinascere, questa sventura ha una lezione da offrirci: il tempo lento, la bellezza delle piccole cose, le persone che amiamo e chi non è più con noi. Questi giorni ci stanno insegnando che siamo vulnerabili e lo saremo sempre. Quando questo “reo tempo” sarà finito, saremo noi giovani a dover rinascere, a impegnarci per diventare migliori di prima perché la nostra vita non trascorra invano, ma porti inciso a grandi lettere il nostro passaggio di umanità.