1° maggio 2020 – Monte Maggiore, l’Eremo di San Salvatore resta solitario e silenzioso
Venerdì 1° maggio 2010, causa i provvedimenti disposti dalle competenti autorità a protezione del contagio dall’infezione del coronavirus, il massiccio del Monte Maggiore che comprende i Monti Trebulani/Colli Caprensi, sulla sommità dei quali svetta l’Eremo di San Salvatore con l’omonimo santuario, resterà solitario e silenzioso in quanto i fedeli-visitatori dell’Eremo, del santuario e delle meravigliose zone adiacenti, dovranno rimanere a casa per il rispetto del distanziamento sociale. E’ consuetudine, da tempo immemorabile, che il 1° maggio (fino alla prima metà degli anni ’50 del secolo scorso era l’8 maggio), che i cittadini dei Comuni di Rocchetta e Croce, Formicola, Calvi Risorta, Giano Vetusto, Pietramelara, Riardo e di altri comuni della cintura si portassero sull’Eremo, 857 metri sul livello del mare, per rendere testimonianza di fede al SS. Salvatore nell’omonimo santuario/abbazia, edificato intorno all’anno mille.
Nel borgo di Croce di Rocchetta (580 metri), completamente disabitato, che lo si raggiunge dalla strada carrozzabile o da Rocchetta, Formicola, Giano Vetusto, Pietramelara, si inizia il percorso a piedi entrando nel bosco di querce e frassini e percorrendo un lungo sentiero con molti scalini, superando le stazioni della via crucis, utilizzando qualche panca installata per la necessità di riposo momentaneo e, dietro un’enorme roccia, compare il santuario di San Salvatore. E’ un vero angolo di Paradiso Terrestre dove la natura regna incontrastata. Questo ameno luogo è menzionato nella relazione del 1593 della visita pastorale “ad limina” del Vescovo di Calvi, Mons. Fabio Maranta, come “Abbazia benedettina”.
Il monastero maschile/abbazia benedettina di San Salvatore è sospeso per tre lati sul vuoto ed è cinto da un muro fortificato e robusto e tutto ciò lo rende monastero-fortezza. Il bisogno di difendere il sito da attacchi esterni, nacque principalmente per proteggere i monaci e i loro beni dalle razzie dei nemici. Sebbene la notizia sia ancora oggetto di discussione da più fonti si sostiene che la pace di questo luogo abbia attratto l’attenzione di Sant’Anselmo d’Aosta per il suo ritiro spirituale. La serenità caratteristica dell’Eremo consentì al santo di dare vita ad una delle sue opere maggiori, il CUR DEUS HOMO. Significativa è la testimonianza che ci ha lasciato Eadmero, pupillo di Sant’Anselmo, “La nostra dimora era sistemata nella sommità dei monti, libera dal tumulto delle folle come se si fosse nel deserto”.
Il pellegrinaggio-visita del 1° maggio negli ultimi anni è stato impreziosito anche dalla partecipazione con celebrazione eucaristica dei vescovi diocesani Mons. Francesco Tommasiello, Arturo Aiello e Giacomo Cirulli. L’anno scorso, per impegni pastorali del vescovo Cirulli, la celebrazione eucaristica fu officiata da don Fabrizio Delgado, membro del Consiglio Presbiterale Diocesano. Venerdì 1° maggio l’intero Massiccio del Monte Maggiore vivrà una giornata tutta da dimenticare, senza visita-pellegrinaggio all’abbazia-santuario di San Salvatore e con il mancato “godimento” di un ambiente naturale incontaminato. Pertanto, l’indescrivibile area boschiva, dal panorama mozzafiato, ricca di leccio, cerro, acacia, alloro e corbezzolo e animata da una grande varietà di uccelli quali il merlo, il tordo, l’usignolo e non mancano esemplari di picchio, gazza ladra, falco e serenella, resterà completamente solitaria e silenziosa e ciò contribuirà a rendere ancora più bui e angosciosi questi giorni primaverili di forzata permanenza domicilare e, pertanto, non si rinnoverà neanche la tradizione della “Mazza di San Salvatore” che molti fedeli-visitatori si dotano prima di iniziare la salita al santuario. Trattasi di un bastone, sul quale vengono praticate delle incisioni a spirali con tagli orizzontali all’inizio e alla fine, parte della corteccia incisa viene tolta e il bastone viene passato per il fuoco che annerisce la parte mancante, successivamente viene tolta la restante corteccia e il bastone diventa bianco e nero e con questi elementi serpeggianti e con questi anelli orizzontali derivanti ancora da riti pagani “Dionisiaci” sta a simboleggiare un buon auspicio e una produttiva fertilità per chi lo possiede.