Giovanna Botteri: “Scardiniamo modelli stupidi e anacronistici che non hanno più ragione di esistere”
Nella società del XXI secolo si parla tanto dell’uguaglianza di genere, di pari diritti e di maggiori poteri alle donne. Tutto questo è lodevole, ma quelle appena riportate sono solo parole a sé stanti o vengono applicate nella quotidianità in maniera pratica?
È difficile poter rispondere ad una simile domanda, dal momento che nonostante ci siano stati cambiamenti e dei progressi a favore delle donne, continuano ad esistere una lunga serie di comportamenti che vanificano le conquiste, per le quali le donne si sono battute nel corso dei secoli.
Spesso le parole possono essere un buon punto di partenza per dar vita a riflessioni che portano ad insegnamenti costruttivi. Forse il senso di tutto sta nel significato delle parole che pronunciamo e che hanno effetto sulle persone che ci ascoltano. Proprio per questo ho deciso di sottoporre alla vostra attenzione delle espressioni che meritano di essere lette ed analizzate affinché ci sia un cambiamento a favore delle donne, per creare un mondo giusto ed egualitario.
Quelle che andrete a leggere sono le parole pronunciate da Giovanna Botteri, corrispondente Rai dalla Cina, che, a seguito dei commenti sgradevoli sui social sul suo look e per il suo aspetto fisico, decide di non stare al gioco di questi odiatori seriali, e facendo così sentire la sua voce: “Mi piacerebbe che l’intera vicenda, prescindendo completamente da me, potesse essere un momento di discussione vera sul rapporto con l’immagine che le giornaliste, quelle televisive soprattutto, hanno o dovrebbero avere secondo non si sa bene chi. Qui a Pechino sono sintonizzata sulla BBC, considerata una delle migliori e più affidabili televisioni del mondo. Le sue giornaliste sono giovani, vecchie, bianche, marroni, gialle e nere. Belle e brutte, magre o ciccione, con le rughe, culi, nasi e orecchie grossi. Ce n’è una che fa le previsioni senza una parte del braccio e nessuno fiata, nessuno dice niente. A casa ascoltano semplicemente quello che dicono, perché è l’unica cosa che conta, importa e ci si aspetta da una giornalista. A me piacerebbe che noi tutte spingessimo verso un obiettivo minimo come questo, per scardinare modelli stupidi e anacronistici che non hanno più ragione di esistere. Non vorrei che un intervento sulla mia vicenda finisse per dare credibilità e serietà ad attacchi stupidi e inconsistenti che non la meritano. Invece sarei felice se fosse una scusa per far discutere su cose importanti per noi e soprattutto per le generazioni future di donne”.
Queste parole che abbiamo appena analizzato rappresentano un monito per tutti noi, uomini e donne, ma soprattutto per le generazioni che verranno, sperando che costruiscano una società dove le donne verranno ascoltate non in base all’aspetto fisico ma semplicemente per ciò che hanno da dire.