Body shaming e social: “Quando la tecnologia diventa un’arma”
L’espressione inglese “Body shaming” sta a significare letteralmente “derisione del corpo”. Un fenomeno che, ad oggi, rappresenta una vera e propria forma di bullismo accentuata ancor di più dalla diffusione dei social network. Le vittime sono sia donne che uomini, per lo più adolescenti, prese di mira per alcune parti del proprio corpo. Peso in eccesso, discromie cutanee, tatuaggi, cellulite, magrezza, altezza, statura bassa, smagliature, dimensione del seno, dei fianchi e della muscolatura, sono solo alcune delle tante caratteristiche fisiche che gli haters del web prendono di mira per colpire le proprie vittime in maniera indiscriminata. Una vera e propria piaga sociale che provoca molto spesso veri e propri problemi psicologici che possono sfociare nella depressione e, nei casi più gravi, condurre al suicidio. Ad essere colpiti non sono, però, solo i “comuni mortali” ma anche personaggi noti nel mondo dello showbiz e non: dall’imprenditrice digitale Chiara Ferragni alla modella Winnie Harlow, fino ad arrivare a chi di mestiere fa tutt’altro ed è ben lontana dal mondo delle passerelle e dei red carpet; stiamo parlando della giornalista Giovanna Botteri. L’inviata della Rai in Cina è stata recentemente bersaglio sui social network per il suo aspetto e il suo vestiario, a dire dei tanti “giudici” del web, poco curato e ripetitivo; tanto da diventare oggetto di un servizio del noto programma di satira di canale 5 “Striscia la notizia”, che, invece di prendere le difese della giornalista, non ha fatto altro che sottolineare il suo aspetto poco curato, scatenando le ire di chi l’ha difesa asserendo che: “ciò che ci si aspetta da una giornalista è che sia preparata e non come sia pettinata o vestita”. Parole giuste e condivise da tanti, che hanno sostenuto la Botteri prendendo le sue difese. I social, però, possono essere (se utilizzati nel modo giusto) un mezzo per combattere il cyberbullismo. Tante star del web e del mondo dei social, infatti, ogni giorno fanno la loro parte, promuovendo campagne di sensibilizzazione e incoraggiando le vittime a chiedere aiuto, a denunciare e a non aver paura; perché il vero debole è colui che deride senza conoscere cosa si cela dietro quel “difetto” , è colui che esprime un giudizio senza pensare che dall’altra parte dello schermo c’è una persona come lui, è colui che si nasconde dietro un falso profilo e che spesso è solo una persona infelice, frustata e piena d’odio, è colui che a causa dei suoi muri mentali non riesce a comprendere che c’è anche chi dei propri “difetti” fisici, ne ha fatto un punto di forza, una propria caratteristica personale, un proprio segno distintivo; perché quello che conta realmente non è apparire ma essere.