Bimbo di sei anni muore di fame rinchiuso in un armadio. I genitori e la nonna accusati di omicidio colposo
Un caso sordido e tragico di maltrattamenti. In Arizona, negli Stati Uniti, Deshaun Martinez, un bambino di sei anni è morto di fame, chiuso in un armadio dai suoi genitori. Il dramma si è svolto a Flagstaff, a circa 150 km da Phoenix, secondo i media dell’Arizona Central. È stata la nonna del ragazzo ad avvisare la polizia all’inizio di marzo, dopo aver trovato suo nipote privo di sensi. Avvertiti, i sanitari non sono riusciti a rianimarlo. Il rapporto sull’autopsia, reso pubblico nei giorni scorsi, è terrificante. Il povero ragazzo aveva solo la pelle delle ossa e pesava solo 8 kg al momento della sua morte. Un peso significativamente inferiore a quello di un ragazzo della sua età. Anche il suo corpo era coperto di lividi e ferite. I suoi genitori e la nonna sono stati arrestati e accusati di omicidio di primo grado, reclusione forzata e abusi su minori. Si dichiarano tutti non colpevoli. I genitori di Deshaun inizialmente attribuirono la sua grave malnutrizione a un problema di salute, così come l’ingestione di pillole dimagranti e caffeina. Sembra che il bambino abbia avuto difficoltà ad ingrassare durante i suoi primissimi anni di vita. Ma prima degli investigatori, i suoi genitori hanno finalmente riconosciuto l’inesprimibile: hanno rinchiuso Deshaun e suo fratello maggiore in un armadio, 16 ore al giorno per un mese prima della sua morte. Li hanno anche privati del cibo. Un atto indicibile che consideravano una “punizione”. I pubblici ministeri dell’Arizona hanno tempo fino alla fine di luglio per decidere se applicare la pena di morte, ancora in vigore in quello stato degli Stati Uniti, per i tre sospetti. Il fratello e la sorella di Deshaun, di 2 e 4 anni, sono stati assegnati ai servizi sociali. Troppo spesso ci troviamo a parlare di storie di bambini vittime di violenza fisica e dei loro diritti che vengono costantemente calpestati da adulti senza scrupoli: chiamare anche questa volta “tragedia” o “orrore” quest’ultima vicenda che arriva dalla cittadina di Flagstaff in Arizona negli Stati Uniti forse è limitativo.