È ora di fare rifornimento e di avviare il motore del Sud
Anche non volendolo già da oggi misurare nella sua profondità, è certo che passata l’emergenza Covid-19, l’impoverimento con il quale il Paese Italia dovrà fare i conti sarà molto severo. Probabilmente aggravato, per quel che riguarda i conti economici, da un ampliamento del differenziale con i partner europei.
La strategia tedesca di fare fin da subito un uso massivo di tamponi e la loro dotazione di posti in terapia intensiva cinque volte maggiore della nostra; la spesa pubblica francese per la loro sanità e il numero dei loro posti letto, di gran lunga superiore a quella italiana; gli investimenti austriaci che hanno ulteriormente rafforzato il sistema ospedaliero, e quelli portoghesi che hanno fatto aumentare in un quinquennio di 15mila gli operatori sanitari; la capacità di un po’ tutti gli altri Paesi di provvedere capillarmente i dispositivi di protezione e di poter parlare ai rispettivi popoli con una voce sola senza dover assistere alla babele di provvedimenti regionali, hanno fatto la differenza.
Oltre il costante disinvestimento pubblico dell’ultimo ventennio fatto pagare interamente alle regioni meridionali, non hanno giovato i diktat confindustriali della “milanochenonsiferma”, le chiusure che non chiudevano, le limitazioni che non limitavano gli spostamenti da Nord a Sud, i lockdown che hanno permesso alla metà delle aziende lombarde di restare aperte, la gestione dell’emergenza che ha scaricato sugli anziani delle già fragili RSA il peso più grosso delle conseguenze …e via così in un balletto di responsabilità da ripartire equamente tra governatorati padani e compagine governativa.
Uscirne non sarà semplice, né scontato. È a rischio anche lo strapuntino che finora, ma sempre più malvolentieri, ci viene accordato per sedere al tavolo di quelli che contano. Lo schema finora adottato di concentrare la maggior quantità di risorse, la polpa, nelle aree settentrionali impoverendo il Sud non ha funzionato, il motore padano non gira più, e forse non avrebbe mai girato veramente se non si fosse fatto piovra acchiappatutto. Un fallimento sotto gli occhi di tutti.
Il Paese ha un’unica credibile e promettente grande opportunità: accorgersi di avere un altro motore oltre quello padano. Un motore tenuto a secco ma giovane, nuovo perché finora inutilizzato e più resiliente, quello con maggiori margini di crescita e niente affatto impigrito dall’assistenzialismo statale come quello settentrionale.
Uno studio di Bankitalia (non i Neoborbonici) dice che nelle condizioni attuali un euro investito al Sud genera risorse tre volte e mezzo superiori a un euro investito al Nord. Perseverare nel costringere ai margini un terzo del Paese, oltre che profondamente disonesto, significa rinunciare alla sola possibilità concreta di futuro. È un crimine di cui sempre più persone vanno chiedendo conto. È ora di fare rifornimento e di avviare, finalmente, il motore del Sud.