Le Mummie di Monsampolo del Tronto
Tra i peggiori incubi rappresentati dal cinema hollywoodiano, le mummie egiziane restano una delle più incredibili testimonianze del mondo antico. “A parte le bende”, però, in pochi ricordano che il fenomeno della mummificazione è presente in tanti altri paesi del mondo disseminati tra America Latina, Cina e, in Europa, proprio nel nostro Paese, in Italia! Nome che deriva probabilmente dal persiano mūm, «cera», esse sono sostanzialmente spoglie umane conservate in modo artificiale con tecniche antichissime o il risultato di una conservazione naturale dovuta a particolarissime condizioni microclimatiche. Nonostante l’immaginario collettivo, che spesso rende queste testimonianze degli stereotipi fuorvianti, pochi immaginano o ricordano che nel nostro paese conserviamo un numero altissimo di spoglie ottimamente conservate, oltre tremila, che soprattutto nel centro sud sono conosciute come le Mummie d’Italia. Sebbene la maggiore concentrazione sia tra Lazio, Umbria, Campania e Sicilia, vi sono altre realtà particolarmente interessanti come quella del piccolo ma molto significativo Museo di Monsampolo del Tronto, nelle splendide terre marchigiane. Nella Cripta della Chiesa di Maria SS. Assunta della cittadina in provincia di Ascoli Piceno, nel 2003, durante importanti lavori di restauro, sono stati individuati e portati alla luce 20 corpi spontaneamente mummificati, conservati talmente bene da permettere il recupero di abiti, accessori e addirittura biglietti con preghiere o annotazioni personali. L’eccezionale stato in cui sono state ritrovate le Mummie di Monsampolo del Tronto è testimoniato anche dalla precisa conservazione dei vestiti, manufatti tessuti con fibre naturali e in fogge classiche del ceto popolare, il che non solo mostra finalmente uno spaccato di vita “normale”, quando normalmente si recuperano informazioni solo su quella ecclesiastica o aristocratica, ma soprattutto consente una miglior conoscenza dell’abbigliamento delle popolazioni della Vallata del Tronto tra fine ‘600 e inizio ‘800. I numerosi capi rinvenuti, infatti, per fattura ed eleganza, sono probabilmente da ascrivere a cerimonie o festività locali a carattere religioso-popolare, come fanno notare gli incredibili e quasi intatti abiti femminili, ovvero camicette e sottane riccamente plissettate, corpini stringenti in vita o busti steccati con pettorina decorati con una varietà di nastri colorati. Bellissimi, inoltre, gli abiti in fibra vegetale naturale, di colore blu, che riportano chiaramente alla memoria i resistenti jeans dei ceti popolari di origine genovese diffusosi in varie derivazioni tra ‘700 e ‘800. Un piccolo “cimitero urbano”, quello della cripta di Monsampolo del Tronto, che nel corso del Settecento fu traslato per problemi di affollamento e igiene pubblica, murato e dimenticato per secoli fino al suo ritrovamento ad inizio nuovo millennio. Una storia che affonda le radici nel passato e si connette ad altre importanti realtà come, ad esempio, alle oltre 2000 mummie delle Catacombe di Palermo, alle mummie dei sovrani aragonesi a San Domenico Maggiore a Napoli, come pure alle particolari mummie “in posizione eretta” conservate ad Urbania nella Chiesa dei Morti o a Savoca in provincia di Messina. Una importante fonte di informazioni sul nostro passato, affascinante e utile soprattutto per il recupero della memoria medioevale e rinascimentale, quindi di periodi temporali capaci di narrare più facilmente ai visitatori le storiche abitudini di vita di un Paese in profonda mutazione culturale, economica ed amministrativa. La visita alle Mummie d’Italia merita maggiore attenzione nella promozione culturale e turistica del Bel Paese perché patrimonio capace di porre il visitatore di fronte ad un ventaglio di riflessioni istruttive e stimolanti, dalla religione all’economia locale passando addirittura per la storia dell’industria tessile italiana. Non perdete questa straordinaria occasione. Buona visita a tutti!