Un inventore d’assalto

Nel giorno del centesimo anniversario della sua nascita, in pieno centro di Mosca, è stata inaugurata una statua, alta sette metri e mezzo, dedicata all’ideatore del fucile-mitragliatore più famoso nel mondo. Perché in Russia è, ancora oggi, considerato un eroe nazionale.
Il Generale Mikhail Timofeevič Kalašnikov, questo il suo nome, nasce a Kur’ja, in Siberia, il 10 novembre 1919, da una famiglia di umili origini che, con enormi sacrifici, riesce ad offrirgli l’opportunità di studiare e divenire velocemente un brillante ingegnere meccanico. Entrato, subito dopo l’inizio della Seconda Guerra Mondiale, nell’Armata Rossa come Comandante di Unità Carri, nel 1941 viene gravemente ferito in combattimento e congedato dalle linee del fronte. Sembra che proprio durante la lunga convalescenza in ospedale, abbia iniziato a pensare al primo progetto dell’arma che lo avrebbe reso famoso.
Rientrato in servizio presso il Московский Авиационный Йнститут (Istituto Aeronautico Moscovita), produce un discreto numero di soluzioni innovative per i carri armati, uno fra i tanti l’importantissimo meccanismo di conteggio sistematico dei colpi sparati.
Promosso al massimo grado della gerarchia militare, Tenente Generale, ed al ruolo di Capo Ingegnere delle Forze Armate sovietiche, nel 1947 concretizza il suo sogno iniziale, con la realizzazione del fucile “Калашников”, più noto come AK-47, che diverrà operativo due anni più tardi.
Mikhail Kalašnikov è stato per due volte insignito del titolo di “Eroe del Lavoro Socialista” e, nel 1998, ha ricevuto l’onorificenza di “Cavaliere dell’Ordine di Sant’Andrea”, il più alto riconoscimento della Federazione Russa. Grazie alla sua invenzione non è mai diventato ricco ed ha vissuto, fino alla fine, di una modesta pensione. Muore a Iževsk, il 23 dicembre 2013, all’età di 94 anni.
L’”AK-47”, abbreviazione di “Автомат Калашникова образца 1947 года” (Avtomat Kalašnikova obrazca 1947 goda, in italiano Kalashnikov Automatico anno campione 1947), paradossalmente ispirato al fucile d’assalto tedesco StG 44, usato dai nazisti dal 1942, è stato venduto, dal ’49 in poi, in più di 100 milioni di pezzi, prodotti, dalla Fabbrica Kontsern ed ha avuto almeno 75 milioni di imitazioni, tutte perfettamente funzionanti ed ugualmente letali. Spara sia a colpo singolo che, spostando un selettore, a raffica come una mitragliatrice. A renderlo unico nel suo genere è la compattezza e l’adattabilità alla produzione di massa. Facile da smontare e da pulire, resiste all’acqua, alla polvere, al fango e non si inceppa mai.
Raffigurato in centinaia di film, è entrato nell’immaginario collettivo ed è considerato lo strumento di morte più invasivo della storia, anche se è impossibile calcolare quante persone siano state uccise con gli oltre 175 milioni di esemplari costruiti. Adottato ufficialmente dall’esercito sovietico nel 1951, è sufficientemente pesante (kg 3,150) da sparare senza vibrazioni e con ottima precisione, anche da distanze considerevoli. Ha una gittata efficace di circa 400 metri. Utilizza cartucce calibro 7,62 mm., molto simili a quelle Standard NATO, ma compatibili, con una sequenza di fuoco di 600 colpi al minuto.
Il “Kalašnikov”, all’epoca dell’URSS, è stato l’arma di eccellenza degli eserciti del Patto di Varsavia e dei “Paesi fratelli”, come pure delle Armate di Liberazione e dei Movimenti di Guerriglia del Terzo Mondo. Nel 2013 è stato rinnovato, su input del Presidente Vladimir Putin, in una nuova e più sofisticata versione di quinta generazione, denominata Ak-12, ma non ha superato i test preliminari e quindi non è stato ancora ammesso a diventare la nuova dotazione leggera delle Forze Armate russe.
Tornando al nostro inventore, il suo monumento è stato realizzato dallo scultore russo Salavat Shcherbakov ed è costato oltre mezzo milione di dollari. Durante l’inaugurazione, non sono mancate le proteste dei pacifisti. È stato fermato e poi rilasciato un uomo che esibiva un cartello con la scritta: “Costruttore di armi = costruttore di morte”.
La statua, che raffigura il Generale mentre imbraccia proprio il suo AK-47, troneggia su Oruzheiny Pereulok, una via, nei pressi dell’Anello dei Giardini, dove Shcherbakov ricorda che “sono state costruite armi per secoli” (lett.). Essa rientra nella più ampia campagna di ridefinizione dell’identità nazionale, che vede lo Stato impegnato nella erezione di monumenti intitolati ad eroi della Russia, contemporanea e non, come quelle di recente dedicate (anche in questo caso, non senza polemiche) allo Zar Ivan IV, detto il Terribile (1530-1584) ed al Gran Principe Vladimir I di Kiev, detto il Santo (958-1015).
Nella storia, è accaduto molto spesso che i risultati del progresso scientifico, applicati in campo bellico come mezzi di distruzione di massa, abbiano successivamente portato gli stessi protagonisti, scienziati e studiosi, al pentimento per il loro operato.
Sembra che il Tenente Generale Mikhail Timofeevič Kalašnikov, cosciente del fatto che l’AK-47 sia stato responsabile di più morti di quanti ne abbia provocate la bomba atomica di Hiroshima, in fin di vita, si sia confidato dicendo: “Avrei preferito inventare una macchina che tutta la gente avrebbe potuto usare e che avrebbe potuto aiutare magari i contadini nel loro lavoro. Un taglia-erba, ad esempio”.

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