P. Giuseppe Comparelli, Aseap “Per tutti noi Calvi ha scritto una intensa pagina di storia”

Nel trentennale della costituzione dell’Associazione ex alunni passionisti (Aseap) della provincia della “Beata Vergine dell’Addolorata (DOL), Padre Giuseppe Comparelli, religioso passionista, già professore di Filosofia all’Istituto di Teologia del Pontificio Collegio Leoniano di Anagni (FR) e autore dei libri “L’uomo della Croce”, “Meditazione davanti alla Sindone”, “San Paolo della Croce da Napoli a Roma – Saggi”, “Maria Cristina Brando”, “Il profilo spirituale, l’opera sociale” nonché di vari studi di filosofia, teologia e storia, in riviste e Atti di convegni e acclarato storico e archivista della Provincia religiosa, ha scritto sul bollettino dell’Aseap – “LE NOSTRE RADICI”, n. 5, settembre-ottobre 2020, un interessante ed esaustivo servizio sulla genesi, sul ruolo e sulla funzione che la predetta associazione ha svolto e svolge. L’Aseap, costituita nel 1990 grazie all’impegno di Antonio Romano – Presidente da “sempre” della predetta Associazione -, di Padre Giovanni Cipriani e del Provinciale Padre Ludovico Izzo, con lo scopo precipuo di promuovere la formazione cristiana, morale e umana dei soci e delle loro famiglie (art. 2 dello Statuto) è formata da tutti quei laici che hanno condiviso un tratto di strada più o meno breve con i Passionisti, frequentando la Scuola Media presso il seminario di Calvi Risorta o seguendo gli studi del Liceo Classico, di Filosofia e di teologia presso altri conventi passionisti. Giovani studenti che, poi, a seguito di un discernimento personale, hanno tralasciato l’esperienza conventuale ritornando in famiglia.
P. Comparelli nel suo pregnante servizio ha scritto che “La lunga esperienza della pandemia, ancora in corso, tende a dare connotazioni malinconiche a tutto ciò che si basa su condivisioni associative. Sono penalizzate riunioni e manifestazioni in cui i volti e i contatti parlano un linguaggio insostituibile. Noi dell’Aseap non per questo trascuriamo di pensarci e immaginarci come comunità ideale. In qualche modo siamo stati prevenuti: la chiusura della sede di Calvi già aveva sottratto ai nostri incontri quell’atmosfera magica che era la sorgente, il confronto fisico di quel mondo di volti e di memorie che ci portiamo dentro. Quello che è essenziale però rimane, perché l’Aseap non è stata solo una geniale idea organizzativa, ma la coscienza certa che quanto si acquisisce in un processo di maturazione vitale, soprattutto nell’età evolutiva, rimane strutturale. Si tratta di possedimenti fermi e proiettivi che ci definiscono e ci orientano”. L’aseap, in perfetta sintonia con le finalità costitutive, crea occasioni di incontro (basta citare il tradizionale, sentito e partecipato raduno annuale – giunto alla trentesima edizione – e ciò costituisce un fatto incontrovertibile) e, a tal proposito, P. Comparelli ha scritto “Rivivere brani di vita condivisa con altri, riannodare vincoli pregressi ci aiuta a scongiurare quella riduzione solitaria e afflittiva in cui cadono tante persone, perché è proprio dell’attuale cultura produrre solitudine. (…) Ciò che ha segnato nel profondo il nostro passato non si riesce a comprimere, non viene rimosso come negativo, ma custodito come costruttivo. La stabilità di riferimento per tutti noi fa dell’alunnato di Calvi un comune “archetipo” e, cioè, la stagione formativa, che è un rimando spazio-temporale gradevole della nostra fase adolescenziale. E’ avvenuta così e non in altro modo. Poteva essere diversa, ma anche negativa. Per tutti noi Calvi ha scritto una intensa pagina di storia personale e oggettiva. (…) La chiusura della sede di Calvi – il <mitico> Alunnato, un trauma per molti di noi – è la metafora di quanto si perde e di quanto ci resta nel cuore.
P. Comparelli già nel passato aveva manifestato tutto il suo legame, forte e riconoscente, alla Scuola Apostolica di Calvi e nel 2006 sulla rivista Presenza Missionaria Passionista aveva scritto “Non è paradossale affermare che Calvi è per tutti noi il punto di partenza e il punto di arrivo… della nostra vicenda passionista” e ha concluso il suo recente servizio scrivendo che “L’Aseap siamo tutti noi. Non so quanto possa ancora durare questa sigla di vita, ma finché ci sarà qualcuno che la sente articolo di identità, Tonino Romano, ognuno vorrà invitarlo a non spegnere quel lume che si accese in ognuno di noi a Calvi, tanti anni fa”.
A tal proposito il Presidente Romano nell’editoriale del predetto bollettino associativo ha scritto “Ma… trent’anni di associazionismo si fanno sentire e avanza l’età per gli aderenti, nella consapevolezza di non avere neanche i naturali ricambi per la chiusura dei seminari. Tuttavia, quando sembra prendere atto del cammino che resta o si pensa, pur a malincuore, di “concludere”, capitano nell’Aseap novità sorprendenti da cui ci si sente interpellati e obbligati a riflettere. (…) Sono gli alunni dell’ultima <cucciolata>, entrati nella Scuola Apostolica di Calvi Risorta qualche anno dopo il terremoto dell’80 e rimasti fino ai primi anni del ‘90. (…) Allora si va avanti, finché le varie circostanze, l’esigenza logistica, l’accoglienza e la scansione del cammino dei soci non consiglieranno altrimenti”.
Il restare in “vita” dell’Aseap è una confortante notizia e con piacere si constata che essa, anche nell’attuale momento socio-culturale-politico-economico, continua a svolgere una valida funzione sociale e aggregativa ed opera, costantemente e saggiamente, in sintonia con i principi del proprio statuto, in quanto “vive e promuove la spiritualità passionista, attua una solidarietà sociale e umana tra i soci e favorisce anche attività ricreative”. Non è poca cosa. Un plauso è doveroso rivolgerlo alla componente laica e religiosa che all’unisono programmano, realizzano, analizzano e riprogrammano.
Avanti così!

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