Il World Food Programme vince il premio Nobel per la pace 2020
“Per i suoi sforzi nel combattere la fame, per il suo contributo nel migliorare le condizioni per la pace nelle aree colpite da conflitti e per la sua azione nel guidare gli sforzi per prevenire l’uso della fame come arma di guerra e di conflitto”. Sono queste le motivazioni che hanno portato il Comitato per il Nobel norvegese a insignire il World Food Programme (WFP), in italiano Programma alimentare mondiale (PAM), del prestigioso riconoscimento. L’agenzia delle Nazioni Unite è l’organizzazione umanitaria più grande al mondo che si occupa di combattere la fame e di promuovere la sicurezza alimentare. Nel 2019 ha fornito assistenza a quasi 100 milioni di persone vittime di insicurezza alimentare estrema in 88 paesi, distribuendo 4,2 milioni di tonnellate di cibo e 2,1 miliardi di dollari destinati all’erogazione di contante e voucher. Ad aggravare ancora di più la situazione è stata la pandemia di coronavirus; paesi come lo Yemen, la Repubblica Democratica del Congo, la Nigeria, il Sud Sudan e il Burkina Faso, già segnate da devastanti conflitti interni, hanno visto un incremento drammatico del numero di persone che vivono sull’orlo della fame. Un legame, quello tra fame e conflitto armato, che costituisce un vero e proprio circolo vizioso e che il WFP cerca di contrastare fornendo assistenza per incrementare la sicurezza alimentare non solo per prevenire la fame, ma anche per migliorare le prospettive di stabilità e pace. L’Agenzia ha sede a Roma, ma è da Brindisi, una delle sei basi umanitarie logistiche – le altre si trovano a Las Palmas (Spagna), Accra (Ghana), Dubai (Emirati Arabi), Panama City (Panama) e Kuala Lumpur (Malesia)- che partono gli aiuti e i primi soccorsi in grado di raggiungere le aree di crisi nell’arco di 24/48 ore.
David Beasley, direttore esecutivo del World Food Programme, ha così commentato l’assegnazione del premio:” Penso che sia la prima volta nella mia vita che sono rimasto senza parole, sono rimasto così scioccato e sorpreso”. Le persone affamate nel mondo sono 690 milioni, il comitato norvegese per il Nobel assegnando questo premio al WFP ha acceso i riflettori su tutti loro e sulle devastanti conseguenze dei conflitti. Gli shock climatici e le pressioni economiche hanno, inoltre, aggravato ulteriormente la loro situazione. A questo si aggiunge la pandemia globale che con il suo impatto brutale sulle economie e sulle comunità sta spingendo milioni di persone sull’orlo della fame. Il Premio Nobel per la Pace non riguarda solo il WFP. Noi lavoriamo a stretto contatto con governi, organizzazioni, partner del settore privato la cui passione per aiutare le persone affamate e vulnerabili è pari alla nostra. Non potremmo aiutare nessuno senza di loro. Siamo un’agenzia operativa e il lavoro quotidiano del nostro staff è ispirato ai nostri valori fondamentali di integrità, umanità e inclusione. Laddove c’è un conflitto c’è anche la fame. E dove c’è fame, spesso ci sono conflitti. Il riconoscimento di oggi ci ricorda che la sicurezza alimentare, la pace e la stabilità sono strettamente interconnesse. Senza la pace non potremo raggiungere l’obiettivo globale di fame zero nel mondo, e finché ci sarà fame, il mondo non vedrà mai la pace”.