Eroi ed eroine tra passato e presente

Nella cultura greca la parola “αἰδώς” (vergogna), aveva grande importanza. L’antropologo Eric Dodds ci parla di “società della vergogna” che affligge chi non si è mostrato all’altezza della propria gloria (κλέος). L’interpretazione eschilea della figura dell’eroe rappresenta i personaggi in chiave superiore agli uomini, ma a differenza degli eroi dei poemi dell’antichità, questi sono pieni di dubbi ed incertezze che riflettono nei lunghi monologhi in cui temono la punizione divina che ne consegue. Caratteri eroici sono presenti anche in Sofocle, un teatro di eroi solitari, ricco di umanità e fragilità. Anche Euripide dedica parte della propria produzione alle grandi eroine, incentrate su personaggi dotati di grande forza e personalità caratteriale. La linguistica storica moderna riconduce il termine heros al sanscrito vir-a, la cui radice si ritrova nel latino vir. Un’altra interpretazione del linguista Pierre Chantraine stabilisce un rapporto con la radice ser-, da cui il latino servare, “custodire, salvare, sorvegliare. È in quest’ottica dunque che tentiamo di delineare i tratti dell’eroe moderno. Per lunghi mesi siamo stati spettatori di uno scenario storico ed antropologico senza eguali, chiusi nelle nostre abitazioni abbiamo avuto tempo di riflettere e di riconoscere quali siano i veri affetti. “Eroi” sono coloro che con non poca paura sono stati schierati in prima fila tra le corsie degli ospedali, medici e infermieri che sono stati lontani dalle proprie famiglie per salvarle dal pericolo, eroe è chi per il bene del prossimo sacrifica se stesso.

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