Election Day: l’America oggi sceglie il Presidente
Here we go. Ci siamo. È arrivato il giorno tanto atteso per l’America, è l’election day! Oggi gli Stati Uniti sceglieranno il loro Presidente per i prossimi 4 anni, una scelta che si ripercuoterà su tutto il mondo. A livello di numeri, questa tornata verrà certamente ricordata per il clamoroso record stabilito nel voto anticipato. 99 milioni e mezzo sono stati i votanti che fino a ieri hanno partecipato all’early voting. Quasi 36 milioni hanno votato di persona e quasi 64 milioni hanno spedito il loro voto per posta. La cifra totale corrisponde peraltro al 73% dell’elettorato di 4 anni fa; ci si aspetta dunque un incremento dell’affluenza rispetto al 2016, grazie ovviamente al voto che sarà espresso oggi da tanti altri milioni di cittadini statunitensi. Ma saranno proprio i voti per posta che potrebbero far slittare il risultato definitivo. Infatti si parla da mesi di generali problemi di ritardo nel conteggio di questi voti, il Presidente Trump parla addirittura di brogli.
È possibile quindi che dall’election night di stasera non emerga ancora un vincitore. Quindi a meno di una vittoria schiacciante di uno dei due contendenti, sarà difficile sapere il nome del candidato eletto. Biden è, come sappiamo, avanti nei sondaggi e negli stati in bilico e questo potrebbe offrire a lui una via d’uscita stanotte. Se il candidato democratico riuscisse a vincere in Florida e in Ohio, oppure in Florida e in una combinazione di Iowa e Arizona, una rimonta di Trump sarebbe impossibile. Altrimenti, se il presidente dovesse vincere in Florida, i giochi si aprirebbero esattamente come 4 anni fa e l’ex vice di Obama dovrebbe attendere i risultati di Michigan, Wisconsin e Pennsylvania per conoscere il suo destino. C’è un problema però in questo scenario per Biden. Poiché questi Stati ritarderanno a consegnare i dati finali, proprio per la problematica dei voti postali, il presidente Trump potrebbe inserirsi creando una diatriba accesa, come ha già peraltro annunciato. Infatti se Trump iniziasse a vincere negli swing states più favorevoli a lui potrebbe dichiararsi vincitore in anticipo, creando un caos mediatico; nel caso opposto inizierebbe a gridare ai presunti brogli che denuncia ormai da settimane. In questo caso il presidente inizierebbe ad invocare l’intervento della Corte Suprema, dove intanto ha collocato un giudice di forte matrice conservatrice, Amy Coney Barrett.
Il ricorso alla Corte Suprema di Stato ha già riguardato le controverse e interminabili elezioni del 2000, quando in Florida scoppiò il caso delle schede non perforate e, a causa di una differenza esigua di voti, si procedette a un riconteggio prima automatico e poi manuale. Il candidato dem Al Gore recuperò migliaia di voti, ma il conteggio venne bloccato, per 5 voti a 4 dalla Corte Suprema, perché non terminò nei tempi stabiliti. Il candidato repubblicano Bush vinse la Florida per soli 537 voti, pari a un vantaggio dello 0,00009%, e venne eletto presidente. Vedremo ora come andrà a finire. Who will be the president?