Jago: “Lookdown è un invito a guardare in basso ai problemi che affliggono la società”

Siamo appena e nuovamente rientrati in quello che tutti abbiamo temuto negli scorsi mesi di questo 2020: un secondo lockdown. Questa volta, però, non ha coinvolto l’intero Paese, ma quest’ultimo è stato suddiviso in tre categorie: zona Rossa, Arancione e Gialla. Inizialmente la Campania era rientrata nella zona gialla, ma da due giorni è stata spostata nella categoria ad alto rischio della zona Rossa. Proprio per questo motivo in un clima di restrizioni, che vengono attuate per il bene dell’intera comunità, è stata realizzata un’opera emblematica che è stata installata improvvisamente e possiamo dire in maniera inaspettata nella città Partenopea, a Piazza del Plebiscito. Quest’opera scultorea, com’è possibile notare nell’immagine, è stata realizzata dall’artista Jacopo Cardillo, in arte Jago, originario di Frosinone e autore di un’altra opera che prende il nome di “Figlio Velato” richiamando la celeberrima opera del “Cristo Velato” anche esso conservato nel capoluogo Campano, nella Cappella di San Severo. Invece quella installata a Piazza del Plebiscito prende il nome di “Look Down”. L’opera rappresenta un bambino steso in posizione fetale con una catena che ricorda il cordone ombelicale ancorato al pavimento. Evidente è il richiamo al lockdown con tutte le sue conseguenze dovute alla chiusura delle attività produttive, lavorative, l’isolamento e l’allontanamento sociale a causa di questo “Dittatore Silente” che ormai regna tra noi: il Covid-19. In molti si sono chiesti il significato di questa scultura e che legame sussiste con la pandemia che stiamo vivendo in questo periodo; infatti è lo stesso Jago e la Fondazione di Comunità San Gennaro a spiegarne il senso: “Look Down è un invito a guardare in basso ai problemi che affliggono la società e alla paura di una situazione di povertà diffusa che si prospetta essere molto preoccupante, soprattutto per i più fragili”. Inoltre lo stesso artista aggiunge con fermezza: “Riguardo all’opera, ho già detto quello che dovevo dire facendola. Non posso esprimermi di più perché non c’è nulla da aggiungere. Ogni persona è libera di vedere quello che vuole, questo è il mio linguaggio. Ecco il significato andatelo a chiedere a tutti quelli che, in questo momento, sono stati lasciati incatenati nella loro condizione”. Opere come queste rimangono impresse nella mente di ciascuno di noi divenendo simboli iconici di un periodo storico che difficilmente dimenticheremo e rimuoveremo dalle nostre menti. Una cosa è certa: il bambino accasciato a terra nella Piazza simbolo della città di Napoli ci ricorda che proprio come un bambino indifeso e allo stato puro della sua fisicità, oggi e soprattutto in questo periodo di pandemia da Covid-19, esistono persone che vengono abbandonate in questa fase di allontanamento sociale e lavorativo comportando conseguenze gravi sia dal punto di vista economico, ma soprattutto psicologico aumentando un forte senso di solitudine. A prescindere dal contesto in cui viviamo, occorre essere responsabili il più possibile in modo da poter fuoriuscire quanto prima da questo lockdown e dalla diffusione di contagi sempre più esponenziali che mettono a repentaglio la vita di molti. La strada, anche se è lunga e in salita, ci permetterà di uscire da tutto questo ed apprezzare anche piccoli gesti come un semplice abbraccio.

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