Le spigolatrici di Jean-François Millet
Il pittore francese Jean-François Millet, nato a Gréville-Hague nel 1814, ha legato il suo nome al movimento culturale del “Realismo” che investe il settore dell’“arte maggiore” con paradigmi estetici definiti e ben precisi. Siamo a cavallo degli anni ’40 e ’70 del XIX secolo e il background storico porta la pittura ad una figurazione fattuale e veritiera, ad una riproduzione estetica aderente alla realtà: l’analisi dell’artista scandaglia le discriminazioni sociali e le ghettizzazioni, e ha funzioni moralistiche e didascaliche al di là delle oleografie e dei formalismi. È la comunità coeva e gli individui ad essa appartenenti a dover essere raffigurata, a dover essere rappresentata è la dignità sociale della classe dei lavoratori cittadini e della “forza lavoro” nei latifondi. “Le spigolatrici” è un dipinto del Maestro d’Oltralpe realizzato nel 1857, e custodito presso il Museo d’Orsay della “Ville Lumière”. Il suo vernissage all’allora biennale Salon parigino del 1857, importantissima esposizione della creatività della pittura e dell’arte dello scolpire, provocò acredine e livore da parte del tradizionalista ceto medio, quella borghesia benpensante che rifiutava l’iconografia dell’indigenza e dello stato di necessità. L’opera, che mostra una scena di genere, fa vedere tre spigolatrici intente a recuperare le ariste dimenticate dopo la falciatura delle messi, e in sottordine una masseria con case rurali e molte figure antropomorfe: le tre braccianti, che rappresentano la massa proletaria villereccia e la cui dignità eroica è illuminata da una luce sfrisante, sono prostrate dalla stanchezza; due sono curvate in avanti per la raccolta delle spighe, e la terza si sta risollevando lentamente e con fatica. I volti sono celati dai pesanti copricapi, le vesti consunte, i calzari logori. La disuguaglianza dei gruppi sociali viene sottolineata dalla presenza dall’uomo sulla cavalcatura a destra del quadro, in atto di coordinamento e direzione degli avventizi e degli operai agricoli disegnati alle spalle di due delle tre manovali. Stride la dualità dei piani e del campo: la messe modesta delle tre spigolatrici è in antitesi ai floridi fastelli di grano nei pressi di un carro agricolo, la postura remissiva e dimessa delle tre manovali è in antinomia all’atmosfera concitata dei falciatori. Di profondo valore simbolico è anche il nugolo di volatili presenti sulla destra del dipinto, che, con il loro libero aliare, sembrano dire “No!” alla triste condizione di “servo arbitrio” dell’essere umano e infondono nel parterre degli osservatori sentimenti di futura speranza e di libertà di scelta. Il dipinto fece parte di molte collezioni private e da oltre trent’anni è conservato nel succitato Museo parigino di Rue de la Légion d’Honneur.