Dietro quella fotografia…!
Accade spessissimo che quanto ci appare, non rispecchi fedelmente la realtà.
In una giornata nuvolosa del marzo 1973, un fotografo dell’Agenzia di Stampa americana “Associated Press”, Slava “Sal” Veder, fissò gli attimi frenetici in cui un prigioniero di guerra veniva accolto dai suoi cari. L’immagine, che divenne la quintessenza de “la fotografia del ritorno a casa”, nell’era del Vietnam, fu giustamente intitolata “Burst of Joy” (Scoppio di gioia). Comparsa su tutti i giornali e le riviste del Paese, vinse, nel 1974, il Premio “Pulitzer”.
Ma che ne fu di quella famiglia che correva con tanta gioia, l’uno verso gli altri, sull’asfalto della California? Cosa successe dopo lo “scoppio” del flash della fotocamera di Veder che, in seguito, raccontò: “Potevi sentire l’energia e le prime emozioni nell’aria”.
La guerra, fortemente contestata, si concluse, sulla carta, con la firma degli accordi di pace di Parigi, il 27 gennaio 1973, tra i rappresentanti degli Stati Uniti e del Vietnam del Sud da un lato e quelli del Vietnam del Nord e della Repubblica del Sud Vietnam (il governo provvisorio istituito dai “Guerriglieri Vietcong”) dall’altro.
Uno dei punti fissati dall’intesa riguardava la questione dei prigionieri di guerra statunitensi. Una volta che le truppe americane avessero cominciato a ritirarsi, anche questi sarebbero stati rilasciati ed avrebbero fatto ritorno. Nel febbraio del 1973, ebbe dunque inizio l’operazione “Homecoming” (ritorno a casa). Ininterrottamente, per tre mesi, 54 voli riportarono in Patria 591 prigionieri americani. Su uno di quei voli c’era anche il Tenente Colonnello Robert L. Stirm, il soldato della famosissima foto.
Nato a San Francisco, in California, Stirm entrò presso la “US Air Force Academy” di Colorado Springs ed ottenne la nomina a Sottotenente nel novembre 1954. Il 6 febbraio dell’anno seguente sposò Loretta, che gli diede quattro figli, Lorrie (che corre con le braccia aperte), Robert, Roger e Cynthia. L’Ufficiale pilota partì per il Vietnam nell’agosto del 1967 e, solo due mesi dopo, fu abbattuto ai comandi del suo apparecchio, nei pressi del ponte sul fiume “Canal des Rapides”, ad Hanoi. Quella stessa notte, fu catturato dalle truppe nord-vietnamite.
La sua storia ricalca quella degli altri prigionieri di guerra, in Vietnam. Sopravvisse alle torture, alla fame e ad oltre 280 giorni di isolamento. Nei sei anni in cui rimase detenuto, Stirm fu trasferito in diversi campi, tra i quali il famigerato “Hanoi Hilton”, dove trascorse un lungo periodo in compagnia del Pilota di Marina e futuro Senatore, John McCain, candidato alla Presidenza degli Stati Uniti nel 2008.
L’operazione Homecoming fu l’unica via d’uscita, di inaspettata salvezza, per tornare vivi dalle condizioni infernali di quei luoghi.
Il 17 marzo 1973, Robert Stirm giunse nella Base Aerea di Travis Air Force, in California, con una ventina di altri suoi compagni di sventura. Oltre alla stampa, una grande folla di familiari e sostenitori andò ad accoglierli. Dopo l’atterraggio, come più alto in grado, tenne una breve conferenza stampa, a nome di tutti i prigionieri di quel volo. Dalla parte opposta della pista, la sua famiglia, che lo aspettava all’interno di una spaziosa station wagon, fremeva per poterlo riabbracciare, una volta terminate le formalità di rito. Dopo sei lunghi anni, finalmente tutto ciò sarebbe accaduto.
Lorrie, ricordando il momento, dichiarò tempo dopo: “Volevo solo arrivare a papà il più velocemente possibile”. Aveva solo nove anni, quando vide per l’ultima volta suo padre. Dietro a lei, raggianti di felicità, sua madre ed i tre fratelli. “Non sapevamo se sarebbe mai tornato a casa. In quel momento, abbiamo visto le nostre preghiere esaudirsi e tutti i nostri desideri avverarsi”.
Se quello fosse stato un film hollywoodiano, i titoli di coda sarebbero partiti proprio sullo stop di quel fotogramma, nella perfetta storia del “Burst of Joy”, che racchiudeva felicità, emozione, difficoltà, amore, disperazione e ritorno a casa. Ma quella non fu una storia hollywoodiana, con molto, molto di più, dietro le quinte di quell’immagine.
Tre giorni prima del suo rientro negli Stati Uniti, Stirm fece scalo nelle Filippine, per dei controlli sanitari di routine. Un cappellano militare gli consegnò una lettera. Loretta lo informava che la loro relazione era finita. “Sono cambiata drasticamente, forzatamente, in una situazione in cui, alla fine, sono dovuta crescere e maturare”, si leggeva. “Caro Bob, sono sicura che nel tuo cuore sai che non possiamo farcela insieme e che non ha senso essere infelici quando si può fare qualcosa. La vita è troppo breve”.
Tra le mura domestiche, la coppia cercò, con fatica, di salvare il proprio matrimonio. Lorrie, ricordava: “Erano successe così tante cose che mio padre si era perso. Ci volle del tempo per farlo rientrare nelle nostre vite, per farci accettare la sua autorità”. Nel giro di un anno, i due divorziarono.
Il Tenente Colonnello Pilota Robert Stirm rimase in servizio fino al 1977, l’anno in cui si congedò, stabilendosi a Foster City, in California. Si risposò, ma si divise nuovamente. Anche la sua ex moglie Loretta si risposò e si trasferì nel Texas.
Sulla famosa istantanea, Robert commentò: “Ne ho diverse copie, ma non le espongo in casa, anche se mi fa molto piacere rivedevi i miei figli. Li amavo e li amo ancora e so che hanno avuto un periodo difficile, ma c’era molto da affrontare”.
Il disagio più grande che avvertiva nel guardare quella fotografia, non riguardava la circostanza, il ritorno da una prigionia o il ricordo di sofferenze inimmaginabili, comunque sopportate e gettate alle spalle. Il problema era la donna che appariva in essa e che “aveva un’espressione ipocrita (lett.)”.
“La mia ex moglie aveva abbandonato il matrimonio già dopo un anno da quando ero stato abbattuto”, racconta, “e non ha avuto nemmeno l’onore e l’integrità di essere onesta con i ragazzi. Ha vissuto nella menzogna. Quell’immagine non mostra la realtà, non dice che lei aveva accettato proposte di matrimonio da tre uomini diversi……non ritrae tutti quelli che erano lì, felici di abbracciarmi”.
Per i figli fu diverso. Ormai adulti, tutti e quattro ne avevano una incorniciata ed esposta su di un mobile della propria casa. Sempre Lorrie confidò: “Abbiamo questa foto molto bella di un momento felice. Ogni volta che la guardo, mi ricordo delle famiglie disunite, e sono tante, ed allora penso che io, oggi, felicemente sposata, sono una donna fortunata”.
Di situazioni analoghe a quella vissuta da Robert e Loretta, ed anche di assai peggiori, ne fu piena l’America del dopo Vietnam, avvilita da un terribile choc, da una guerra iniziata nel 1960 e terminata definitivamente solo con la caduta di Saigon nel 1975, da una guerra psicologicamente devastante, persa di fronte ad un nemico sfuggente, sconosciuto, alieno, che si muoveva nel suo territorio camuffandosi tra la popolazione civile, dimostrando che “i guerriglieri vincono se non perdono, mentre un esercito convenzionale perde se non vince”. E non è banale!