Da Eboli a Gemmano: le “altre” Cassino della Seconda guerra mondiale
Nel raccontare le vicende della Seconda guerra mondiale, lo spaventoso conflitto che ha cambiato definitivamente il nostro mondo, bisogna necessariamente evidenziare come dalle numerose tragedie “arrivate dai cieli“, primo vero fronte bellico, si giunse presto ai sanguinosissimi scontri di terra che completarono, dopo lo Sbarco di Salerno, le disumane distruzioni causate dai copiosi bombardamenti angloamericani. Il centro sud, con Napoli città più bombardata nel corso del conflitto, divenne subito simbolo delle distruzioni del terrorismo aereo voluto dall’aggressivo comandante britannico Sir “bomber” Harris e successivamente anche dai vertici militari americani. Sono note le tante perdite, anche al patrimonio storico-culturale, che le città siciliane, campane e laziali subirono soprattutto con l’intervento delle potenti Flying Fortress statunitensi (N.d.A. insieme ad altri bombardieri pesanti come ad esempio i B-24) che colpirono, giusto per ricordare qualche nome illustre, la Reggia di Napoli, il Teatro San Carlo, la Basilica di Santa Chiara, la cattedrale di Benevento, il centro di Avellino, la storica urbe di Capua o l’area archeologica di Pompei. Un massacro che però non si limitò ai grandi centri urbani ma, appena avviate le operazioni di invasione terrestre, si allargò a macchia d’olio anche alle sfortunate cittadine a ridosso dei fondamentali crocevia stradali della Campania prima e del Lazio poi. Crocevia strategici per l’avanzata alleata verso il nord del Paese, utili a far collassare il sistema nazista chiudendolo via via nel proprio territorio dal quale aveva lanciato un’insensata campagna di superiorità ideologico-razziale. La distruzione della famosa abbazia benedettina di Montecassino, globalmente diventata pietra miliare della memoria storica del periodo bellico, risponde proprio alla necessità di superare il poderoso sistema di linee difensive, conosciuto come Gustav, che i tedeschi avevano approntato proprio nel basso Lazio. Una distruzione assurda, poco oculata, collettore di ulteriori vicende come quella delle operazioni di furto delle opere d’arte custodite dai benedettini, diventata metro di paragone per tutte le altre tragiche perdite di beni culturali nel corso del conflitto. Non è un caso, infatti, che più a sud dello storico simbolo del culto di San Benedetto venga ricordata Eboli, cittadina del salernitano completamente distrutta nel 1943, come la Montecassino del sud. Situata in posizione strategica tra Salerno, Lucania e Calabria, includendo la sua periferia e la vicina Battipaglia, rappresentava praticamente lo snodo primario della Statale 91 della Valle del Sele, conosciuta anche come Regio Cammino di Matera dei Borbone, della Statale 18 del Tirreno inferiore, collegamento diretto tra Napoli e Reggio Calabria, e della Statale 19 delle Calabrie, passante viario tra Battipaglia, Cosenza e Catanzaro istituito nel 1928. Eboli, così, si ritrovò nell’occhio del ciclone delle operazioni di conquista dell’Italia, condannata a subire attacchi aerei per bloccare i rifornimenti tedeschi verso il fronte, stabilizzare la testa di ponte dello sbarco angloamericano sulle spiagge, spezzare la ritirata dei nazisti verso le previste linee di difesa dell’alto casertano e consentire una più rapida risalita degli Alleati dopo lo sbarco. Ma se Eboli resta la Montecassino del Sud, tragicamente distrutta da bombardamenti e perfino da sanguinose battaglie di terra, tra cui quella del Tabacchificio della contrada Fiocche, molto più a nord un’altra importante cittadina avrebbe acquisito di diritto lo stesso titolo a memoria della profonda distruzione subita durante la Seconda guerra mondiale. Gemmano, splendido centro nell’entroterra romagnolo in provincia di Rimini, un borgo quasi nascosto tra le montagne e le colline attraversate dalla poderosa Linea Gotica, ulteriore fortificazione realizzata dai nazisti per rallentare l’avanzata angloamericana, è oggi conosciuta come la Cassino del Nord. Coinvolta nella più ampia strategia bellica che interessò pesantemente Rimini ed i comuni limitrofi, deturpando il volto di tutti i paesi della Valconca, Gemmano divenne fulcro di 4 cruenti battaglie avviate dagli Alleati tra il 4 ed il 15 settembre ’44 per provare a sfondare definitivamente il fronte adriatico. Durante gli attacchi britannici, cui erano state assegnate le operazioni sul fronte est, il paese venne completamente massacrato per poi essere occupato tra il 9 ed il 10 settembre durante il secondo assalto alle postazioni tedesche, ma fu in seguito completamente distrutto nel corso degli ultimi scontri per far ritirare tutte le rimanenti forze nemiche ancora presenti nell’area. La cittadina, completamente sventrata, si riempì di cadaveri di poveri soldati di entrambi gli schieramenti, giovani ragazzi colpiti a morte in un’Italia separata in due, occupata stabilmente dagli angloamericani al centro sud e tenuta in ostaggio dai nazifascisti a nord. Una storia, quindi, simbolicamente identica alla tragedia di Montecassino e a quella ancor più completa della sottostante città di Cassino, luoghi completamente massacrati da bombe e attacchi di terra, paesaggi spazzati via dalla furia di una guerra voluta esclusivamente da uomini ideologicamente oscuri e da pericolosissime crisi identitarie che non dobbiamo più far risorgere. Ricordiamo quelle tragedie, quindi, per mantenere viva una pace germogliata nei tanti territori innaffiati dal sangue dei nostri fratelli immolati sull’altare della democrazia. Non rendiamo vano, oggi più che mai, il loro sacrificio.