TikTok: un social che spaventa

Oggi si parla tanto di TikTok, eppure non si tratta di un social network più grande al mondo e nemmeno quello più utilizzato, forse perché è la prima volta che un social network cinese si insinua nelle nostre abitudini utilizzando i nostri dati personali. TikTok, noto anche come Douyin in Cina, un social nato nel settembre 2016 con il nome di Musical.ly. Gli utenti possono creare brevi clip musicali della durata variabile tra i 15 e i 60 secondi, modificabili. Sfrutta un’intelligenza artificiale per analizzare gli interessi e le preferenze degli utenti dell’applicazione e poter personalizzare in contenuti. Sebbene possa sembrare un’App innocente e divertente, progettata appunto per il solo scopo di intrattenere gli utenti, dietro a TikTok si celano zone d’ombra, rischi e pericoli abbastanza gravi per chi ne fa uso, in particolare i giovanissimi. Infatti il 30% degli utenti non ha nemmeno raggiunto i 18 anni, l’età minima per l’iscrizione è di 13 anni. Proprio in virtù della giovane età degli iscritti, necessitano misure di sicurezza più severe. Purtroppo, TikTok risulta tutt’ora un’App. poco raccomandabile al punto che il governo indiano, seguito da quello di Bangladech e Indonesia, è arrivato al punto di bandire l’App da Google e Play Store per via dei suoi contenuti, ritenuti colpevoli di incitare alla pornografia e alla pedofilia. Tutto ciò trova un fondo di verità se consideriamo che la maggior parte dei video condivisi su TikTok sono accessibili anche a chi non è iscritto, malintenzionati compresi. Può essere anche molto destabilizzante per la psiche dei più piccoli, incapaci di gestire una popolarità di tale portata. La depressione e la dipendenza sono due condizioni spesso legate all’utilizzo di App e social, inoltre, considerato elemento amplificatore del fenomeno Cyberbullismo. Credo, considerando gli ultimi accadimenti catastrofici, innescato da questo piccolo ma potente social, necessiterebbe una maggiore supervisione da parte dei genitori, ma sicuramente ciò che ne farebbe un buon uso è l’esempio sano che questi ultimi dovrebbero trasmettere ai loro figli e, mediante un dialogo costruttivo, mettendoli al corrente dei rischi in cui potrebbero incorrere facendone un uso improprio.

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