L’Arcivescovo di Napoli, Mons. Battaglia, celebra l’Eucarestia nel carcere di Napoli-Poggioreale
Domani, domenica 21 febbraio 2021, prima domenica di Quaresima “Giornata di preghiera per i carcerati”, l’Arcivescovo Metropolita di Napoli, S. E. Mons. Domenico Battaglia, alle ore 10.00, celebrerà l’eucarestia nella Casa Circondariale di Napoli-Poggioreale.
Mons. Battaglia è alla guida della Diocesi partenopea soltanto dal 2 febbraio u.s., proviene dalla Diocesi di Cerreto Sannita-Telese-Santagata de’ Goti (2016 – 2021) e prese possesso della medesima, 2 ottobre 2016, solo dopo aver visitato l’Istituto Penale per minori di Airola.
Come riporta la stampa vaticana Mons. Battaglia nella sua intensa e proficua attività sacerdotale ha sempre rivolto l’attenzione alle persone emarginate e fragili. E’ stato al fianco dei tossicodipendenti dal 1992 al 2016, guidando il “Centro Calabrese di Solidarietà”, struttura funzionante nella sua Diocesi di origine e presbiterale di Catanzaro-Squillace e legata alle Comunità Terapeutiche di Don Mario Picchi di cui è stato Presidente nazionale dal 2006 al 2015 nonché Vicepresidente della Fondazione Betania di Catanzaro (opera diocesana di assistenza-carità).
È da evidenziare il suo primo messaggio, peraltro molto accorato, che rivolge alla comunità dell’Arcidiocesi di Napoli che il Cardinale Crescenzio Sepe, dimissionario per raggiunti limiti di età, lesse in occasione dell’annuncio della Sua nomina, 12 dicembre 2020, nel quale chiede di accoglierlo proprio come “fratello che va tra fratelli” in una città “tesoro del Sud” in cui si spera e si lotta.
L’Arcidiocesi di Napoli è stata sempre consapevole della “fragilità” del suo tessuto umano e sociale e il Cardinale Sepe nella Lettera Pastorale “Visitare i carcerati” del 16 luglio 2019 scriveva “(…) La prima domenica di Quaresima, dedicata dalla nostra Diocesi ai detenuti e ai loro familiari, vuole essere uno stimolo per tutti a responsabilizzarsi della condizione difficile dei nostri fratelli carcerati. Questi e altri esempi confermano l’attenzione della comunità ecclesiale verso il mondo del carcere, nella consapevolezza che la colpa non va mai identificata con la persona che l’ha commessa. Prevale su tutto la fiducia nel recupero di ogni uomo, riportando chi ha sbagliato ad un giusto, sanante rapporto con la società e con la propria coscienza. La reclusione non equivale mai ad esclusione. Nessun uomo può essere misurato soltanto sulle colpe commesse né sul proprio passato. (…) I detenuti sono uomini e donne, che hanno commesso diversi errori, a volte anche gravi; uomini e donne, a cui è stato sottratto il bene più prezioso, la libertà fisica, o morale o psichica, e talvolta anche la dignità. (…) Si tratta di uomini e donne che spesso hanno visto svanire a uno a uno i sogni accarezzati in gioventù. Gente che non ha avuto fortuna, probabilmente non ha trovato mai uno spazio proprio. Persone che attendono, giorno dopo giorno, ora dopo ora, la fine della pena, a volte troppo lontana! Hanno sempre la bocca amara e un velo di tristezza e di vergogna negli occhi per nascondere l’anima, per non morire di dolore. (…) Eppure in nessun luogo del carcere la vita significa attesa e speranza per il futuro. Il principio-speranza è un tratto specifico degli ultimi. (…) La Chiesa abiterà il carcere finché degli esser umani, dei suoi figli, vi restano rinchiusi. Il carcere è chiesa, perché casa dell’uomo e casa di Dio. E’ il dolore che rende sacro quello spazio, come rese sacro il colle del Calvario, dove fu eretta la croce di Cristo, dove sulla Terra fu sparso il sangue del figlio dell’Uomo”.
L’annunciata notizia della celebrazione eucaristica da parte di Mons. Battaglia tra e per i carcerati nella struttura penitenziaria di Napoli-Poggioreale ha subito avuto una vasta risonanza e il Garante dei detenuti per la Regione Campania, Prof. Samuele Ciambriello (di formazione seminariale-passionista), sannita di nascita ma napoletano di adozione, nel socializzarla ha scritto “Domenica è una giornata di sensibilizzazione, di riflessione, di condivisione e di preghiera per le comunità parrocchiali della Campania sul tema dei carcerati” e ha concluso con dei versi della Lettera agli Ebrei – 13,3 – “Ricordatevi dei carcerati come se foste loro compagni di carcere, e di quelli che soffrono, essendo anche voi un corpo mortale”.
L’iniziativa di domenica, meritoria non poco, assunta dal neo Arcivescovo di Napoli, Mons. Battaglia, è in perfetta sintonia con il suo nobile e impegnativo percorso presbiterale e con il suo motto episcopale che si rifà al Vangelo di Marco (cap. 10, vers. 49), laddove l’evangelista narra dell’incontro tra Gesù e Bartimeo, il figlio cieco di Timeo, che sedeva lungo la strada a mendicare, al passaggio di Gesù grida a gran voce affinché il Maestro gli ridoni la vista e quando Gesù chiede che gli sia portato davanti, quanti gli stanno appresso lo esortano ad alzarsi: “Confide, surge, vocat te – Coraggio, alzati, ti chiama”.