Rientrate in Italia le salme di Luca Attanasio e Vittorio Iacovacci, uccisi in un agguato in Congo
L’aereo dell’Aviazione militare italiana con a bordo i feretri dell’Ambasciatore Luca Attanasio e del Carabiniere Vittorio Iacovacci è atterrato poco prima delle 23.30 all’aeroporto militare di Ciampino, a Roma. Ad accogliere le salme, avvolte nel tricolore, il Presidente del Consiglio Mario Draghi, il Ministro della Difesa Lorenzo Guerini e il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio rientrato da Bruxelles subito dopo aver ricevuto la notizia dell’uccisione dei due connazionali. Assente il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per un lieve malore. A bordo anche la moglie dell’ambasciatore Zakia Seddiki e le loro tre figlie che vivevano con lui a Kinshasa, oltre ad alcuni congiunti del Carabiniere.
Sono le 10.15 – le 9 in Italia – del 22 febbraio nella cittadina di Kanyamahoro, nell’area est del Congo al confine con il Rwanda, quando il convoglio dell’ONU sul quale viaggiano il diplomatico e il militare viene preso d’assalto da un commando di uomini armati. Dalle prime indagini effettuate è emerso che gli assalitori, dopo aver freddato l’autista Mustapha Milambo, hanno prelevato dall’auto Attanasio e Iacovacci portandoli nella foresta, probabilmente per rapirli e ottenere un riscatto. Qualcosa però è andato storto, i ranger del Virunga national Park attirati dagli spari raggiungono i miliziani e inizia uno scontro a fuoco nel quale perdono la vita l’ambasciatore e il giovane carabiniere; mentre Rocco Leone, Direttore aggiunto del World Food Programme, esce miracolosamente illeso dall’agguato per poi essere ricoverato in un ospedale africano in stato di shock.
Al momento sono in corso ulteriori indagini per stabilire le dinamiche dell’imboscata e chiarire i numerosi dubbi legati alle circostanze dell’attacco. Secondo fonti d’intelligence, il governo locale aveva autorizzato il movimento senza scorta del convoglio del PAM. La stessa agenzia delle Nazioni Unite in una nota ha dichiarato che “precedentemente era stato autorizzato il viaggio su quella strada senza scorta di sicurezza”. Una versione non confermata dalla polizia congolese e che ha suscitato la “sorpresa” del generale Abba Van, il quale ha dichiarato che “le forze di sicurezza non erano state informate della visita dell’ambasciatore nella zona e che era sorpreso che il diplomatico si fosse recato nella regione senza una scorta nutrita”. E soprattutto su quest’ultima circostanza che si dovrà far luce, visto che la zona nella quale viaggiava la jeep del WFP è considerata ad alto rischio per la presenza di bande armate nell’area naturalistica sorvegliata da 700 ranger armati e dichiarata patrimonio dell’umanità dall’Unesco.
In attesa di risvolti che aiutino a far luce sulla terribile vicenda, sono state disposte le autopsie sui corpi per la giornata di oggi al Policlinico Gemelli di Roma.