“Scipionyx samniticus”: Ciro, il piccolo dinosauro italiano ritrovato a Pietraroja
Molto ha contribuito il primo Jurassik Park di Steven Spielberg nel 1993, da allora la “Dinosauromania” è scoppiata in tutto il mondo e anche i non appassionati si sono avvicinati ad una realtà lontana e misteriosa, popolata da giganteschi predatori, lucertole giganti e mostruose che abitavano il nostro pianeta milioni e milioni di anni fa.
A volte è difficile immaginare come i nostri territori, a vederli adesso, siano stati “la casa” dei dinosauri, il territorio sul quale si muovevano e cacciavano questi enormi rettili, alcuni pacifici, altri meno. Eppure, vivevano proprio qui! Più vicino di quanto si possa pensare!!!
E’ il caso di un dinosauro unico al mondo, lo “Scipionyx samniticus”, da tutti conosciuto come Ciro.
Ciro fu rinvenuto in una lastra di roccia, sdraiato sul fianco sinistro e con il capo inclinato, a Pietroroja, un comune sannita a una settantina di chilometri da Benevento dal veronese Giovanni Todesco e da sua moglie in un freddo pomeriggio invernale del 1980.
Il suo nome scientifico è “Scipionyx samniticus”, Scipio in memoria di Scipione Breislak, scopritore nel lontano 1798 dell’importantissima area fossilifera di Pietraroja; da “Onyx” cioè artiglio per la caratteristica delle zampe con le quali afferrava le sue prede e da “samniticus” ovvero sannita per ricordare la regione in cui è stato ritrovato. E’ stato invece ribattezzato Ciro dagli scienziati e dalla stampa che simpaticamente lo hanno accostato ad uno scugnizzo napoletano!
La scoperta di Ciro rappresenta un ritrovamento di straordinario valore per il mondo scientifico: nel 1998 è stato riconosciuto, a livello interazionale, come uno dei fossili più importanti nella storia della paleontologia mondiale per l’eccellente stato di conservazione e anche l’importantissima rivista scientifica Nature gli ha dedicato la copertina. La prima cosa che salta agli occhi osservando il fossile, è la ridotta dimensione dello scheletro, solo 23 centimetri, e questo ha portato gli scienziati ad ipotizzare che Ciro avesse solo 4-5 settimane di vita quando è sopraggiunta la morte per annegamento, causata forse da un uragano che ha ingrossato le acque della palude dove viveva, seppellendolo sul fondo.
E’ ritenuto il dinosauro meglio conservato al mondo e rappresenta anche l’unico esemplare della sua specie. Oltre ad essersi conservato perfettamente, grazie alle condizioni fisico-chimiche della laguna e grazie alle acque ricche di minerali che invasero il suo corpo cristallizzando gli organi interni, è uno dei pochi dinosauri ritrovati in età giovanile. Insomma si potrebbe definire Ciro un cucciolo di dinosauro: “dall’autopsia” effettuata sui suoi resti, emerge che era uscito da pochissimo dall’uovo per la fontanella ancora aperta sul cranio e per il ventre gonfio dove conservava ancora una piccola riserva di tuorlo. La straordinarietà del ritrovamento risiede nel fatto che mai prima di Ciro gli scienziati avevano potuto vedere e studiare fegato e intestini di un rettile preistorico: è stato possibile osservare non solo cosa avesse mangiato prima di morire, ma anche l’ordine preciso! Era carnivoro, ma da poco aveva anche mangiato del pesce e le dimensioni relativamente grandi di una parte di zampa di lucertola conservata nel suo stomaco, lasciano supporre che sia stato nutrito dai genitori con prede catturate e sminuzzate proprio per lui! Pur risalente al Cretaceo inferiore, quindi più di 110 milioni di anni fa, del piccolo dinosauro è stato possibile osservare anche i tessuti molli, quali per esempio le cartilagini articolari, i tessuti connettivi del collo, parte dell’esofago, della trachea e del fegato, l’intestino e i vasi sanguigni e nello specifico è stato rinvenuto il ferro nell’emoglobina del sangue, ancora nel suo petto. La microsonda del microscopio elettronico a scansione, utilizzata per la sua autopsia, ha rilevato che il ferro di Ciro era autigeno, cioè presente nei suoi globuli rossi, che trasportavano ossigeno al suo corpicino caldo e piumoso. Sì, corpicino caldo perché Ciro quasi certamente era un animale a sangue caldo e le leggerissime piume di cui era ricoperto servivano per mantenere costante la temperatura del corpo. Grazie alla microsonda, è stato possibile inoltre, osservare anche i batteri cristallizzati nel suo intestino, facendo diventare Ciro un riferimento per gli studiosi e i ricercatori di tutto il mondo.
Il sito archeologico dove è stato ritrovato il giovane dinosauro rappresenta un raro scrigno di biodiversità, seppure ….preistoriche. Scoperto più di 200 anni fa è ancora oggi ricco di fossili, soprattutto pesci, ma è possibile ritrovarvi anche alghe, crostacei e i resti di un anfibio, a dimostrazione e conferma della presenza di acqua dolce nella zona degli attuali Monti matesini.
La maggior parte dei ritrovamenti del sito fossilifero di Pietraroja sono conservati al Museo di Paleontologia dell’Università Federico II di Napoli. Anche Ciro ha lasciato la sua casa e continua ad essere conteso da Soprintendenze, Musei e Comuni. A noi piacerebbe saperlo a casa, a Pietraroja, dove 113 milioni di anni fa c’era la sua laguna tropicale e dove muoveva i primi passi con le sue zampette corte.