Cuba e l’era Castro
Nelle ultime settimane da più parti, abbiamo sentito dire o abbiamo letto che “A Cuba è finita l’era Castro”, ma quando è iniziata e cosa si intende per “Era Castro”?
La storia di Cuba è lunga ed è fatta di grandi personaggi legati ad altrettanti grandi eventi.
I nomi non sono solo quelli dei fratelli Castro, Fidel e Raul, nella storia di Cuba ritroviamo anche John Fitzgerald Kennedy, Ernesto Guevara (il Che), Nikita Khrushchev, Michail Gorbaciov, Papa Giovanni Paolo II e tanti altri. Ma partiamo dall’inizio…
L’arcipelago cubano, di cui Cuba è l’isola più grande e la cui popolazione originaria si estinse nel Sedicesimo secolo, oggi è abitata perlopiù da mulatti di origine spagnola e ha una posizione strategica al centro del Mar dei Caraibi, proprio a ridosso delle coste statunitensi. Questo ha fatto di Cuba uno Stato da sempre attenzionato e appetibile dalle grandi potenze internazionali.
Dopo aver sconfitto la Spagna nel 1500, gli Stati Uniti imposero al nascente Stato, l’inserimento nel proprio ordinamento, dell’emendamento Platt (dal nome del senatore che lo scrisse) che istituiva per l’isola una sorta di protettorato americano, tanto da stabilire successivamente una propria base navale nell’ormai famosissima Guantanamo. I primi decenni della nuova Repubblica cubana, furono molto instabili politicamente, con ben tre colpi di Stato, ma il golpe più importante fu quello del 1933, appoggiato dagli Stati Uniti, che portò successivamente al potere il sergente Fulgencio Batista che negli anni, diede vita ad una dittatura corrotta e oppressiva. Batista aveva trasformato Cuba in una sorta di “Las Vegas dei Caraibi” e i suoi rapporti con la mafia e i servizi segreti americani, sono ancora oggi, cosa nota: aveva praticamente regalato l’isola di L’Avana agli statunitensi in cambio di beni per l’arricchimento personale, mentre i cubani vivevano quasi tutti nella miseria più assoluta e gli operai agricoli, la parte della popolazione più povera e sfruttata, vivevano addirittura in capanne con il tetto di foglie. Sostanzialmente esistevano due Cuba, una “d’élite” che viveva magnificamente, con ogni sorta di comodità e beni materiali regalati dagli Usa, corrotta e pronta a dire sempre sì agli Yankees e una Cuba poverissima, a cui mancavano le cose necessarie per sopravvivere… Praticamente aguzzini e vittime fianco a fianco!
Molto spesso, quanto più grande è la dittatura, più grande è l’opposizione e la voglia di libertà del popolo che la subisce. Ed è esattamente quello che è successo a Cuba. Crebbe infatti, una forte opposizione costituita da lavoratori, comunisti, professionisti, studenti ed intellettuali, fra i quali spiccava il giovane avvocato Fidel Castro. Grande e carismatico personaggio del Novecento, Fidel, fin da giovane impegnato politicamente, intentò diverse cause legali contro l’amministrazione di Batista senza tuttavia arrivare a concludere niente. Le sconfitte in tribunale, lo portarono a pensare ed ideare metodi alternativi per liberare l’isola dagli atti criminali di Batista e dei suoi seguaci. Diede vita a un comitato civile e militare formato da oppositori molto determinati, organizzato in cellule clandestine. E con i suoi seguaci decise di assaltare la caserma Moncada per impadronirsi dell’arsenale conservato al suo interno e dotare quindi i ribelli delle armi necessarie per intraprendere la lotta armata. Però l’attacco, nel luglio del 1953, non andò a buon fine: alcuni ribelli furono uccisi e altri scapparono sui monti come Fidel e suo fratello Raul. Batista, per tutta risposta, proclamò la legge marziale e impose una censura rigorosa ai media. Nei giorni successivi i fuggitivi furono arrestati e alcuni giustiziati. Anche Fidel Castro venne arrestato e mandato a processo.
Ma proprio quell’arresto e soprattutto quel processo decretarono la prima grande vittoria del rivoluzionario Fidel: era un avvocato, decise di difendersi da solo e pronunciò un discorso di ben 4 ore davanti alla giuria che gli permise di diventare un eroe nazionale. “La storia mi assolverà” resta la frase emblematica del suo discorso ed espresse i suoi ideali di libertà e amor di patria con tale ardore che diventò l’idolo indiscusso degli oppositori di Batista e di ogni cubano affamato, non solo di libertà.
Dopo la detenzione, durante la quale continuò la sua battaglia clandestinamente, fu rilasciato in seguito ad amnistia e si rifugiò insieme al fratello ed altri seguaci in Messico. Fu in Messico che conobbe il medico argentino Ernesto Guevara, successivamente Ministro dell’Industria nel suo governo, che si unì a lui e ai suoi compagni per preparare il ritorno nell’amata Cuba e sconfiggere con ogni mezzo, la dittatura di Batista. Ormai la sua fama era enorme e ben presto tutta la città di L’Avana si schierò al suo fianco. I seguaci aumentavano giorno dopo giorno e l’esercito di Batista subì gravi perdite, anche perché tantissimi soldati si schierarono dalla parte di Castro, scegliendo di non compiere più le nefandezze e gli abusi comandati dal sergente dittatore. Castro e suoi compagni riuscirono a liberare Cuba e mettere in fuga Batista che si rifugiò nella Repubblica dominicana con quasi trecento milioni di dollari americani.
Era il mese di gennaio del 1959 e per Cuba iniziava “l’era Castro”. Fidel Castro era ormai diventato il “Lider Maximo”.
Ma Cuba non aveva risolto i suoi problemi…Anni duri e terribili stavano per arrivare.
I rapporti con gli Stati Uniti cambiarono da subito. Il nuovo leader cubano varò la riforma agraria, togliendo le terre ai pochi latifondisti filoamericani, dividendole in tanti piccoli appezzamenti consegnati ai braccianti e ai mezzadri; scacciò i mafiosi e gli oligarchi dall’isola; nazionalizzò banche e industrie; sequestrò immobili agli stranieri e agli ex sostenitori di Batista e promulgò la “Legge mineraria” che prelevava una parte degli utili delle industrie minerarie ed estrattive straniere che operavano sull’isola. Tutte cose che secondo gli Usa puzzavano di comunismo e che portarono alla rottura delle relazioni diplomatiche fra Cuba e gli americani. La rabbia americana era dovuta, sostanzialmente, al fatto che L’Avana rifiutava il dominio Usa e la sua autorità. Paradossalmente il governo di Washington preferiva (e preferisce) avere rapporti con altri regimi totalitari e talvolta sanguinari come quello della Turchia, dell’Arabia Saudita, degli Emirati Arabi, piuttosto che con Cuba. La reazione statunitense alle riforme quindi, fu dura ed aspra e gli Usa iniziarono a sostenere le forze di opposizione al nuovo regime spingendo di fatto Castro a cercare aiuto e accordi con l’allora Unione Sovietica e a proclamare Cuba prima Repubblica Socialista d’America.
Il Presidente degli Stati Uniti, J.F. Kennedy individuò in Castro una minaccia per gli interessi americani perchè pronto a portare i russi troppo vicini all’America e già alle prese con “guerra fredda”, perciò nella primavera del 1961 tentò di abbattere Castro e il suo regime, armando forze composte da esuli cubani, rifugiati in America, che sbarcarono a Cuba nella Baia dei Porci.
Gli americani erano convinti di “sistemare” Fidel Castro una volta per tutte!
Ma fu una disfatta, le milizie castriste in soli tre giorni scacciarono le forze armate dagli americani, mantenendo il controllo dell’isola e impartendo agli stessi una sonora sconfitta.
Ma per distruggere un popolo spesso non serve una guerra, basta interrompere l’interscambio commerciale! E a Cuba stava per arrivare l’embargo, un embargo durissimo…
Gli Stati Uniti avevano dapprima “convinto” i Paesi dell’area che presto sarebbe arrivata un’offensiva comunista in America, fomentando quindi la paura, dimostratasi poi immotivata e istituirono un Comitato Speciale per la Sicurezza dichiarando Cuba esclusa dal sistema Interamericano. Il 7 febbraio del ’62, Kennedy ampliò le restrizioni commerciali già varate dal suo predecessore Eisenhower e imposte l’embargo su ogni tipo di scambio, diretto e indiretto (anche se le cronache raccontano che prima di siglarlo, si fece procurare una certa quantità di eccellenti sigari cubani che fumava abitualmente e che dopo non avrebbe più avuto).
L’atto è apparso subito come ingiustificato poiché Cuba non possedeva e non possiede armi di distruzione di massa, non finanziava e non finanzia il terrorismo internazionale e il regime castrista non era legato prima e non è legato adesso alla criminalità organizzata.
L’embargo ha avuto effetti devastanti sull’economia di Cuba e anche se dal punto di vista strettamente sociale ha contribuito alla cancellazione del gioco d’azzardo e alla cancellazione della prostituzione, ha contribuito alla nascita di un sistema sanitario gratuito e di previdenza sociale per tutta la popolazione, oltre che a favorire una riduzione dell’analfabetismo, ha di certo messo in ginocchio un intero Paese, riducendolo alla povertà.
All’ONU ogni anno si vota per l’eliminazione dell’embargo, ma da sempre gli Usa e Israele impongono il loro diritto di veto e fintanto che sarà così, Cuba resterà isolata. L’Europa ha da subito considerato l’embargo come un genocidio e dal 2005 l’ha finalmente sospeso e ha iniziato ad intrattenere rapporti commerciali con L’Avana.
Anche la Chiesa Cattolica lo ha da sempre condannato tanto che Papa Giovanni Paolo II durante la storica visita all’isola nel 1998 lo definì “inaccettabile”.
Anche l’aiuto che i cubani hanno ottenuto dall’ex URSS non è stato scevro di problemi, conseguenze e compromessi: i russi hanno preteso e ottenuto, per esempio, che soldati cubani combattessero ovunque nel mondo come alleati di Mosca, dall’Angola all’Etiopia, dalla Libia all’Algeria e al Mozambico, ma soprattutto sull’isola caraibica sono stati installati per tanti anni missili sovietici che minacciavano da vicino gli Stati Uniti, fino a quando non sono stati ritirati in cambio dell’accordo di non aggressione da parte degli Usa.
Con i venti di libertà che hanno cambiato l’Europa verso la fine degli anni Ottanta, con lo scioglimento dell’URSS nel 1991 e la salita al governo di Gorbaciov, anche i rapporti con la Russia sono cambiati e hanno finito con l’aggravare le già precarie condizioni dell’economia cubana.
Certo il regime di Castro è stato pur sempre una dittatura, ma al contrario degli altri regimi totalitari del Sud America, come per esempio quelli di Pinochet in Cile, Videla in Argentina o quello del clan dei Somoza in Nicaragua, che hanno sterminato migliaia di persone nel più totale silenzio americano, quello cubano non è stato gestito da un’oligarchia che voleva affamare il popolo, quanto piuttosto rappresentava e rappresenta un tentativo di emanciparsi dall’ingerenza americana.
Castro ha avuto sicuramente grandi colpe perché il suo regime ha represso con forza ogni forma di dissenso politico, ha esercitato un pesante controllo sull’informazione e ha praticato spessissimo intimidazioni di ogni genere. Ha perseguitato gli omosessuali (a Cuba l’omosessualità era ritenuta reato fino al 1979) e si è macchiato di esecuzioni forse un po’ sommarie (circa 550) di sostenitori del regime Batista.
Fidel Castro è morto nel 2016, ma già dal 2008 perché malato, si era ritirato dalla vita pubblica e dalla politica a favore del fratello Raul, che sostanzialmente ha proseguito sulla sua scia, ma concedendo qualche libertà e apertura, come per esempio internet libero anche se con costi ancora troppo elevati per poterne usufruire tutti.
Adesso Cuba si apre al futuro e cambia rotta.
L’ottavo congresso del partito comunista ha sostanzialmente decretato la fine dell’era Castro, con le dimissioni di Raul da segretario del partito e da Capo delle Forze armate. A Fidel e Raul seguirà Miguel Diaz Canel, già presedente di Cuba dal 2019. Canel sarà il primo leader cubano a non aver partecipato alla rivoluzione essendo nato l’anno successivo. Speriamo sia per il governo di L’Avana una ventata di rinnovamento e aperture dopo un periodo di grave crisi economica, aggravata dalla pandemia da Covid19, anche se il nuovo Presidente che avrà il compito di traghettare il Paese in una nuova era, è conosciuto per essere intransigente nei confronti del dissenso e dei diplomatici inclini a criticare il regime, restando in linea con l’esempio e gli insegnamenti del Lider Maximo.
Non sappiamo quale futuro attenda Cuba, né se il neo Presidente americano Biden darà il via alla cancellazione dell’embargo come già aveva provato a fare il Presidente Obama e nè sappiamo se il nuovo leader cubano riuscirà a portare nel Paese la libertà tanto sognata. Ma i cubani ci sperano e forse anche il resto del mondo.