“Pregiudizi sulle donne” Italia condannata per una sentenza

L’Italia è stata condannata dalla Corte europea dei diritti dell’uomo per aver espresso «pregiudizi sulla donna» in una sentenza per violenza sessuale. A rivolgersi alla corte di Strasburgo è stata la stessa vittima, una studentessa all’epoca dei fatti (era il 2008) e oggi trentenne. I media italiani riferiscono che il caso riguarda l’assoluzione di sette indagati dall’accusa di uno stupro di gruppo avvenuto a Firenze. La sentenza emessa dalla Corte d’appello del capoluogo toscano nel 2015 conterrebbe «dei passaggi che non hanno rispettato la sua vita privata e intima», «dei commenti ingiustificati» e un «linguaggio e argomenti che veicolano i pregiudizi sul ruolo delle donne che esistono nella società italiana». I diritti della «presunta vittima di stupro» sarebbero stati quindi violati, come sostenuto dalla stessa giovane che aveva chiesto alla Corte europea di esprimersi sul contenuto della sentenza, che l’avrebbe discriminata. L’istituzione giudiziaria della Consiglio d’Europa ha ribadito che «è essenziale che le autorità giudiziarie evitino di riprodurre stereotipi sessisti nelle loro decisioni, di minimizzare le violenze basate sul genere e di esporre le donne a una vittimizzazione secondaria con parole colpevolizzanti e moralizzatrici». I giudici di Strasburgo hanno quindi condannato l’Italia e riconosciuto un risarcimento di 12mila euro alla donna per danni morali. Purtroppo, questo non è l’unico caso in cui la non credibilità della donna si basa sull’analisi della sua vita personale e sessuale. Questo succede alcune volte anche nei tribunali civili e penali italiani.

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