Sparanise – Paolo Mesolella dedica 70 poesie per una rondine
È la seconda raccolta poetica.
Ci sono cose che non hanno prezzo. Come scrivere un libro di poesie, dove imprimere i propri stati d’animo, i propri pensieri, i momenti e le sensazioni vissute in passato per poi riviverle di nuovo dopo trent’anni come fossero attuali e più belle. Scrivere poesie, infatti, non è la stessa cosa di scrivere un libro di storia o un romanzo. Nella poesia c’è la nostra vita, la nostra storia, il nostro romanzo. Per questo probabilmente il Prof. Paolo Mesolella, Dirigente Scolastico, Giornalista e Presidente dell’Archeoclub Cales ha deciso di pubblicare il suo secondo libro di poesie, dopo dodici libri dedicati alla storia, all’arte e a raccogliere curiosità su chiese, cattedrali, musei e monasteri. È nata così la sua ultima raccolta di poesie “70 poesie per una rondine”, pubblicata per le edizioni “Il Mezzogiorno” ed in vendita su Amazon libri. “70 poesie per una rondine” è una raccolta di poesie scritte tra il 1990 e il 2020, che parlano del mare, di giardini, di attese, di notti, di pioggia, di e di risvegli. E poi di incontri a Roma, Firenze, Varese, Luino, Susa, Porto Ceresio e viaggi in Abruzzo, Lombardia, Svizzera, Egitto, Tailandia, Messico, India e Cina. Ma il tema principale dell’antologia è l’amore. “L’amore”, scrive l’autore alla Rondine nell’introduzione”, sembra un atto naturale e lo è, ma è immediatamente il suo opposto. Frenati gli incubi dell’io che vuole sicurezza, la gioia pulsa, si libera dalla gola e pare attorcigliarsi nell’aria. L’aria è il tuo corpo quando sorridi, e quando mi manca, l’aria mi manca. Ascolta: il tuo sorriso è la mia vita ma è anche la tua. Ma se poi ci tradisse il contratto d’amore?”. Il libro racconta una storia iniziata trent’anni fa con “Gioielleria notturna” e che continua con “la rondine”, un omaggio alla donna dolce, paziente, modesta e vicina. “Se la dolcezza è il primo dono dell’amore/- si legge in una poesia- tu la possiedi./Se la pazienza è una virtù, come la modestia è una virtù tu le possiedi/. Non già il desiderio di una cosa qualsiasi che ti adorni/o le qualità che ti accompagnano inutili e banali…”. Fino alla Seconda guerra mondiale era una consuetudine stampare, per memoria, nelle famiglie agiate, libretti di poesie o di altre cose letterarie. Qualcuno quindi lo fa ancora oggi, ma è proprio una sorprendente eccezione. È questo il caso di Paolo Mesolella che, con il suo piacevole libretto, si pone proprio in sintonia con questo particolare genere letterario. L’usanza di scrivere poesie conviviali, d’altra parte, ha fatto bene alla letteratura, se non altro perché ha proposto inediti, altre volte ha rivelato addirittura grandi autori. Carducci e D’Ancona, per esempio. Ma scrissero poesie a causa di donne anche Leopardi, Foscolo, Zanella, Pavese, Montale, Neruda, Prevert, Hikmet, Bukowki. Per ricordare qualche poeta più conosciuto. Clemente Rebora scrisse “Dieci poesie per una lucciola”, Bukowski scrisse 23 poesie per una puttana da cento, ma questa è tutta un’altra storia poetica. Settanta poesie sono raccolte in tre sezioni poetiche: pensieri, momenti, e sensazioni con liriche, simili a tanti haikù cinesi. Poesie come “Firenze”, “Luino”, “Da un lago svizzero”, “La ragazza”, “Festa dell’Unità”, “Notte a Bangkok”, “Camera 236” e “Neruda”, “Grazia”, sono tanti richiami poetici a paesi, città, donne, momenti che ricordano il correlativo oggettivo di Eliot e di Montale. Spesso un’arancia, un giardino, una rosa, un viaggio, una camera d’albergo, una panchina, sono necessari per continuare a vivere sereni, riassaporando brevi, ma intensi attimi di serenità.