Acque di mare, quando sono balneabili? Le risposte dell’Arpa Campania
“L’acqua sembra sporca, dunque perché non c’è il divieto di balneazione?” “Perché qui non ci si può fare il bagno e ad appena cinquecento metri è possibile immergersi in mare?” “Qualcuno controlla ogni tanto queste acque? E quanto spesso?” “Chi deve ordinare il divieto di balneazione?”. “Perché è stato ordinato il divieto e dopo soli pochi giorni è stato revocato?” Sono alcune delle domande più frequenti sollevate dai cittadini quando la stagione balneare entra nel pieno. L’Agenzia ambientale risponde con una serie di FAQs pubblicate sul proprio sito istituzionale (qui la versione completa: https://portale.arpacampania.it/faq).
Quanti controlli facciamo, quando e dove
«Arpac», osserva il direttore generale Stefano Sorvino, «è l’ente deputato a svolgere il monitoraggio delle acque di balneazione in Campania. Alcune cifre: nel 2020 abbiamo svolto circa 2mila prelievi lungo 480 chilometri di costa, suddivisi in 328 “acque di balneazione”. Quest’anno il monitoraggio è iniziato a metà aprile e abbiamo già superato i mille prelievi. Cosa cerchiamo? Evidenze di contaminazione batteriologica: quando le riscontriamo, comunichiamo tempestivamente i risultati ai Comuni interessati, tenuti ad adottare un divieto di balneazione temporaneo per il tratto di costa segnalato. Il divieto può essere revocato anche dopo pochi giorni, ma sempre alle condizioni previste dalla legge. Ciascuno dei tratti di costa viene controllato almeno una volta al mese in base a un calendario predefinito ed eventualmente in base a segnalazioni d’emergenza e situazioni di crisi. Parte del litorale regionale, circa sessanta chilometri, è esclusa dal monitoraggio, essendo in divieto permanente ad esempio per la presenza di porti o strutture militari».
Cosa dicono i risultati
«Il quadro dei risultati», prosegue il dg Sorvino, «parla di un costante seppure graduale miglioramento negli ultimi anni: all’ultima classificazione annuale il 90% delle acque monitorate dall’Agenzia è risultato di qualità “eccellente”. Permangono delle criticità locali, anche episodiche: è noto che alcune crisi locali si verificano in caso di forti piogge, che possono mandare in tilt il sistema di gestione delle acque reflue e determinare dei divieti temporanei. Anche sotto questo aspetto si sono compiuti dei passi avanti con l’adeguamento di diverse strutture depurative e fognarie».
“L’acqua ha un aspetto sgradevole. Allora perché è balneabile?”
«Un’acqua è definita balneabile», spiega il dirigente della UO Mare Arpac, Lucio De Maio, «quando, sulla base della normativa vigente, non ci sono rischi di tipo sanitario associati all’attività balneare. La balneabilità di un’acqua è determinata sulla base di due indicatori microbiologici, Escherichia coli ed Enterococchi intestinali, ritenuti dall’Oms indicatori specifici di contaminazione fecale. Affinché un’acqua possa essere definita balneabile si devono verificare due condizioni: non deve essere classificata di classe scarsa (cioè la sua classe è sufficiente, buona o eccellente) e i risultati delle ultime analisi sui prelievi effettuati in quell’acqua durante la stagione balneare devono essere favorevoli, cioè le concentrazioni non devono superare i limiti di legge. La balneabilità di un’acqua, sulla base della normativa vigente, prescinde dall’aspetto estetico e si riferisce esclusivamente alla sicurezza sanitaria del bagnante».
E in caso di schiume?
E allora le schiume? Le mucillagini? Questi fenomeni meritano un discorso a parte. Un articolo, pubblicato sul sito dell’Agenzia (https://portale.arpacampania.it/mucillagini), delinea le possibili dinamiche di questo tipo di fenomeni, legati spesso alla fioritura di microalghe e alle condizioni meteo, e illustra gli interventi che l’Arpa Campania effettua per prevenire rischi per i bagnanti.