Socioanalisi del fenomeno no-vax
La socioanalisi ha per oggetto lo studio dei fattori sociali sia l’eziologia della malattia sociale sia la descrizione della patologia. Tale socioanalisi è volta a indagare le motivazionali delle componenti sociali del fenomeno no-vax che si sviluppano all’interno del gruppo stesso caratterizzandolo e nelle relazioni con gruppi diversi, quali quelli dei politici o di culture alternative.
Le prime domande da porsi sono: chi sono i no-vax? Che tipo di personalità hanno? Che cosa rilevano le indagini statistiche a proposito dei loro atteggiamenti? O più semplicemente perché rifiutano la vaccinazione?
In un precedente articolo, teorizzammo, rifacendoci agli studi di Marcel Mauss di oltre un secolo fa, che nel difficile momento di grandi crisi di una società, quando gli aspetti politici, economici e culturali si fondono per comporre un’inconsueta e complessa nuova realtà sociale, si ha una forma di arretramento verso uno stato arcaico d’incertezza e confusione che cagiona in diversi soggetti sociali una paura sottile e oscura. Congiuntamente alla pulsione di vita, incarnata da Eros, e a cui è associato il piacere, esiste la pulsione di morte, incarnata da Thanatos, e a cui è associata la paura, un turbamento profondo primitivo che porta il soggetto sociale a diffidare della scienza con la conseguente interpretazione distorta dei dati scientifici.
Questo gruppo di persone delimitano la prima categoria dei no-vax, cioè di coloro che hanno semplicemente paura. Un paura atavica, arcaica che essi rendono cosciente giustificandola con artificiose congetture, come paura degli effetti collaterali, di poter morire, di restare invalido o che i vaccini sono inutili o altre svariate e articolate motivazioni strumentali alla loro struttura caratteriale.
Per individuare la seconda categoria dei no-vax occorre essere coscienti che in ognuno di noi c’è un “io”, un “ego” che cerca di soddisfare se stesso o di affermarsi, spinto dall’Es (Super Io N.d.R.) dalla pulsione vitale. Può realizzarsi rendendosi funzionale alla società in cui vive con la meritocrazia, col dovere morale e civico oppure può essere, al contrario, disfunzionale, con un comportamento amorale e incivile, come i malavitosi, i delinquenti, i camorristi o i mafiosi che hanno un forte ego che si rafforza e definisce nelle attività illegali. Oltre a queste due forme di affermazione dell’ego ce n’è una terza, quella di coloro che affermano il loro ego e con esso la loro corazza caratteriale semplicemente rendendosi diversi. Sono coloro che non commettendo nessuna illegalità si affermano con una cultura alternativa, che non propone un’altra società ma bensì una società “altra”. Poiché la Costituzione italiana consente la libertà terapeutica in merito all’obbligatorietà della vaccinazione, cioè di rifiutare il vaccino senza commettere una vera e propria illegalità, almeno fino a questo preciso momento del contesto sociale in stato di criticità sociosanitaria, questo tipo di no-vax vuole sentirsi diverso, ha necessità di sentirsi diverso per dare una forma equilibrata alla sua personalità. È la seconda categoria dei no-vax, la patologia egoica della diversità, finché si sentono diversi si sentono vivi, altrimenti si ammalano psicosomaticamente, è una stortura della struttura caratteriale. La loro stessa cultura esistenziale è alternativa.
I partiti politici che sostengono i no-vax, sono composti da persone che vogliono soltanto sfruttare il bacino di voti dei no-vax e disinformando, fomentano disordine sociale. Oppure più che attirare voti si preoccupano di non perderli perché i loro componenti appartengono alla prima o alla seconda categoria no-vax.
Il fenomeno no-vax è una psicopatologia sociale, per sanare la situazione occorre utilizzare la stessa istituzione, quale primario agente terapeutico che con il Green pass invoglia, invita, e stimola tutti i cittadini a vaccinarsi per una sana vita sociale individuale e collettiva.