Museo La Tratta: a Copparo, nel ferrarese, un’altra perla del patrimonio museale italiano
Nel raccontare l’Italia delle mille tradizioni, quella dei campanili, dell’enogastronomia, del mare, delle montagne, dell’arte diffusa anche nei più improbabili angoli di questa “Signora con lo stivale”, spesso è necessario spingere lo sguardo verso luoghi più lontani dai clamori del marketing nazionale e internazionale. Come evidenziato in altri miei articoli, dove ad esempio ho riportato le eccezionali storie raccolte in luoghi di cultura come il Museo Académie Vitti di Atina (FR), il Museo Quelli della Karin di Subbiano (AR), il Museo Historicus a Caspoli-Mignano Montelungo (CE) o il Museo delle Mummie di Monsampolo del Tronto (AP), per conoscere davvero le nostre tradizioni, come pure grandezze, vicissitudini e incredibili errori di cui ci siamo macchiati, dobbiamo imparare a scavare più a fondo e girare nei tanti gloriosi territori che compongono il mosaico di questo Paese, spesso politicamente diviso, ma consapevole di essere grande solo in quanto unicum. A ricordarci questa mirabilia nostrana, invidiata in tutto il mondo tanto da istigare reazioni sempre più scomposte e ridicole quando mostriamo a tutti le nostre capacità – mi riferisco ovviamente a ciò che sta accadendo dopo le straordinarie vittorie in campo sportivo – partecipa orgogliosamente da tempo anche il bel territorio ferrarese, in particolar modo la città di Copparo ed il suo Museo La Tratta, recentemente affidato alle puntuali cure di due associazioni territoriali ad alto valore aggiunto.
Nato nel 1986 come museo delle tradizioni locali con l’acquisizione delle testimonianze della civiltà contadina del basso ferrarese, poi via via ampliato con diverse donazioni private, nel 2000 il museo è stato trasferito presso la storica casa colonica La Tratta di Copparo, un bel casale totalmente ristrutturato dove si è ricomposta una precisa esposizione tesa alla divulgazione delle tradizionali lavorazioni dell’area locale, tra cui grano, vino e canapa, grazie anche ad un fedele allestimento degli ambienti interni e ad una chiara narrazione del passato di un territorio ricco e vivace.
Nonostante la pandemia, che ancora limita cultura e socialità, potremmo quindi dire che il 2 giugno 2020 il Museo è risorto grazie ad una rinnovata missione divulgativa, ovvero all’ampliamento narrativo della tradizione rurale con le particolari testimonianze storiche del tremendo periodo della Seconda guerra mondiale. A questo nuovo intelligente focus, mix di storia locale e militare, si è unita la passione e professionalità degli Archeologi dell’Aria, cercatori di un oro “informativo” davvero particolare in Italia, quello dei relitti e delle storie di piloti ed aerei caduti nelle campagne italiane e, ovviamente, nel copparese. La settecentesca struttura, affidata in gestione dall’attenta Amministrazione comunale proprio a questo laborioso gruppo di volontari, in collaborazione con un’altra attivissima realtà associativa, quella di Storia in Grigio Verde, gruppo di studio e rievocazione storica dedito alla ricerca e ricostruzione dei fatti del XX secolo, con particolare attenzione agli eventi della prima metà del ‘900, sta quindi diventando nuovo collettore museale e culturale di un’area che, a poca distanza, porta alla ribalta bellezze del calibro di Ferrara e del suo centro storico, Patrimonio Unesco dal non troppo lontano 1995. Ma se la gestione del marketing turistico globalizzato, sempre pronto a promuovere luoghi ad alto valore economico potenziale, ha per anni ingiustamente relegato tante perle del nostro patrimonio storico a ruoli periferici e secondari, in tanti casi sono le associazioni ed i volontari della cultura a riproporre con forza e successo il giusto valore di tutti i beni museali diffusi nella penisola più conosciuta al mondo. Copparo è proprio un chiaro esempio di questa meravigliosa pratica che non si limita ai beni materiali, ma include correttamente nel nostro patrimonio anche storie e particolari vicende avvenute nel Bel Paese. Non a caso, in questo scorcio di Emilia Romagna, i volontari di AdA, capaci di riconoscere e analizzare frammenti di metallo e dargli un nome attraverso approfondite ricerche negli archivi militari, da tempo danno volto umano ai protagonisti di battaglie aeree che sconvolsero tanto i nostri concittadini quanto i giovani aviatori, di ogni schieramento, che solcarono i nostri cieli dal ’40 al ’45.
Grazie a questo straordinario lavoro, direi soprattutto umano, gli AdA hanno già ridato dignità a ben 7 aviatori dispersi e mai più tornati a casa da quella odiosa guerra. Oltre a circa 60 relitti localizzati in tutto il territorio nazionale, quattro aviatori della Royal Air Force e tre della più conosciuta aeronautica americana, l’USAAF, hanno potuto avere un degno riconoscimento alla memoria grazie a questi particolari studiosi. Chi fa ricerca storica seria, ricordiamolo, non guarda alla bandiera, ma a distanza di decenni, pacificati i rapporti nazionali, rileva e sottolinea la dignità dell’uomo, quel sentimento di pietà umana che vede nelle memories e nelle graves la sua espressione più concreta. E proprio su queste basi gli Archeologi dell’Aria, guidati con passione dal Presidente Fabio Raimondi, fondatore con Gianluca Mazzanti, Vicepresidente e storico aeronautico, coadiuvato pure da Giovanni Carlini, Gianni Fogli, Davide Franciosi, Andrea Fabianelli ed Emanuel Roma, hanno ad esempio riportato alla luce la storia dello sfortunato equipaggio del “Pippo di Copparo”, un aereo da ricognizione della Royal Air Force abbattuto nell’aprile del ’45, come pure quella del Tenente Robert McIntosh, pilota di uno dei P-38 americani abbattuti su Rimini di ritorno dalla missione di attacco ad aeroporti emiliani il 12 maggio del ’44, esempi di ricerca storica seria, scientificamente condotta e soprattutto correttamente divulgata attraverso una valorizzazione museale. Il Museo La Tratta di Copparo, insomma, è un ulteriore tassello di quella cultura diffusa che invito da sempre a scoprire, a vivere e considerare non più mera periferia turistica dei grandi attrattori metropolitani ma, piuttosto, fondamentale parte integrante di ciò che siamo e che dovremmo costantemente coltivare attraverso la conoscenza. Copparo vi aspetta per mostrarvi una parte importante della nostra Italia del secolo scorso. Buona visita a tutti!