Il quarto cavaliere dell’Apocalisse: morte, inquinamento delle acque e crisi idrica

Il quarto cavaliere, la Morte, monta un cavallo verdastro, certamente è il colore dei cadaveri in putrefazione, della decomposizione organica e delle acque stagnanti. Lo seguirebbe l’inferno, può essere quindi identificato proprio con la morte stessa. Si è interpretato il quarto cavaliere dell’apocalisse come simbolo della morte di ciò che è all’origine della vita terrestre e spirituale, l’acqua. Quindi, si è voluto identificare con esso l’inquinamento delle acque e nello stesso tempo la scarsità dell’acqua potabile e la crisi idrica.
<<E subito vidi apparire un cavallo verdastro, e colui che vi stava sopra aveva nome Morte e l’Inferno lo seguiva. Fu dato loro potere sopra la quarta parte della terra per sterminare con la spada, con la fame, con la peste e con le fiere della terra.>>
Il colore verdastro putrido sembrerebbe faccia riferimento al 60% dell’acqua di fiumi e laghi chimicamente inquinati, all’oceano che è sempre più la discarica della Terra. Ogni minuto finisce in mare un camion di rifiuti di plastica. Si stima che in un anno finiscano nelle acque marine circa 11 milioni di tonnellate di rifiuti plastici, pesticidi e sostanze chimiche. La sproporzionata crescita delle alghe, dovuta all’eccessiva concimazione, consuma l’ossigeno presente nell’acqua e provoca la morte della fauna marina.
Il petrolio è responsabile dei peggiori disastri ambientali. Danni enormi sono provocati dalle sostanze chimiche inquinanti e pericolose che sversano nel mare che circonda le piattaforme offshore, e dagli incidenti che si verificano durante le trivellazioni.
Ma non meno preoccupante è la crisi idrica mondiale. Più di due miliardi di persone vivono in Paesi con un’estrema carenza d’acqua, per cui lo stress idrico “elevato” alimenta disordini sociali e migrazioni, che danno origine alla competizione, se non a vere e proprie guerre, per l’acqua. Il riscaldamento globale, che porta a piogge smisuratamente irregolari e gravi siccità, in sinergia con l’aumento dei consumi, probabilmente innescherà una carenza idrica globale del 40% entro il 2030. L’uso globale dell’acqua è aumentato di 6 volte negli ultimi 100 anni e, nei prossimi anni, ci sarà poco spazio per aumentare la quantità di acqua utilizzata per l’irrigazione. In Italia è a rischio desertificazione il 20% del territorio. Secondo l’Atlante Mondiale sulla Desertificazione, la superficie terrestre è già degradata di oltre il 75% e potrebbe raggiungere il 90% nel 2050. Possono quindi verificarsi ondate di migrazione e picchi di violenza. Secondo l’ONU, circa un quarto della popolazione mondiale ha a che fare con una scarsità d’acqua, e circa un decimo è denutrita e ha sofferto la fame.
A fronte di tali problematiche è ancora molto scarsa la percezione circa i reali rischi idrici. Occorre avere la consapevolezza che siamo i principali protagonisti per salvaguardare la natura e la salute collettiva.
Siamo chiamati al senso di responsabilità. Tutelare le risorse idriche vuol dire prendersi cura della qualità di madre Tellus, con una politica di progettualità complessiva, dedicata alla gestione dell’acqua e del suolo, anche attraverso il riutilizzo delle acque reflue.

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