Riflessioni e considerazioni sulla formazione di coscienze critiche nell’ottica del bene comune

Genova, 23 settembre 2021 – Domenica 19 settembre u.s. passeggiando per strada ho notato davanti ad un’edicola un piccolo manifesto che pubblicizzava il libro del noto psicoanalista Massimo Recalcati in vendita con il quotidiano “la Repubblica”. Conoscendo l’autore per aver letto alcuni dei suoi interessanti libri tra i quali Cosa resta del padre? Il complesso di Telemaco, La notte dei Getsemani non ho esitato ad entrare e comprare il libro e il quotidiano. Titolo del libro: L’ora di lezione, con sottotitolo: Per un’erotica dell’insegnamento.
Nel leggere la presentazione del libro mi è rinvenuta alla mente la frase di Søren Kierkegaard “La nave è ormai in mano al cuoco di bordo e ciò che trasmette il megafono del comandante non è più la rotta ma ciò che mangeremo domani”. Il richiamo all’inquieto filosofo danese diventa spontaneo soprattutto ripensando al fiume di parole che, tramite i media, attraversa giorno per girono la vita delle persone.
Ci chiediamo: chi sono i cuochi di bordo che attraverso il megafono mediatico hanno annunciato e annunciano, il menù del giorno? Dove sono finiti i comandanti, coloro che avevano e hanno la responsabilità di indicare una rotta?
Un comico che sistematicamente ridicolizza a dismisura persone e istituzioni si pone forse qualche domanda sulla sua responsabilità educativa? Il politico che si avventa verbalmente contro l’avversario, magari tra gli applausi del salotto televisivo si pone qualche domanda sulla sua responsabilità educativa?
Sono domande che tornano pensando alle nuove generazioni che non si ritrovano in spettacoli che nulla offrono al pensiero. C’è un allontanarsi certamente non nuovo ma sempre triste e allarmante. Lo spazio rimane vuoto e viene occupato da avventurieri capaci di raccogliere il consenso di quanti sulla nave di Kierkegaard non distinguono il cuoco dal comandante e neppure il menù dalla rotta.
Prendere o lasciare. Perché meravigliarsi o, peggio ancora, scandalizzarsi o contestare? Nessuno più si meraviglia e neppure si scandalizza ma questo non significa che tale sia la normalità e che l’ultima parola debba essere lasciata al “così fan tutti”.
Finito il programma del comico e spenti i riflettori sul dibattito politico si tornerà al buon senso, all’equilibrio, all’impegno. Può darsi che sia così e per molti certamente è così.
Alla fine, in questo tempo così burrascoso rimane la preoccupazione per quella confusa sonnolenza dei passeggeri che, a bordo della nave di Kierkegaard, come si ricordava poc’anzi, non distinguono il cuoco dal comandante e neppure il menù dalla rotta.
Le parole si confondono, si annullano e infine si spengono. Se tutto ciò avviene anche nel campo della scuola, come pare sia avvenuto, allora dobbiamo davvero preoccuparci. E qui torno alla presentazione del testo, sopra citato, L’ora di lezione “Non respira, non conta più nulla, arranca, è povera, marginalizzata, i suoi edifici crollano, i suoi insegnanti sono umiliati, frustrati, scherniti, i suoi alunni non studiano, sono distratti o violenti, difesi dalle loro famiglie, capricciosi e scurrili, la sua nobile tradizione è decaduta senza scampo. È delusa, afflitta, depressa, non riconosciuta, colpevolizzata, ignorata, violentata, dai nostri governanti che hanno cinicamente tagliato le sue risorse e non credono più nell’importanza della cultura e della formazione che essa deve difendere e trasmettere. È già morta? È ancora viva? Sopravvive? Serve ancora a qualcosa oppure è destinata a essere un residuo di un tempo ormai esaurito? È questo il ritratto smarrito della nostra scuola”.
È già successo ma anche è successo che alcuni passeggeri si siano accorti del pericolo e abbiano immediatamente preso il comando della nave.
Anche oggi non c’è tempo da perdere.

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