La comunicazione è il potere più antico ed efficace dell’umanità
È una verità universalmente accettata che una delle attitudini primarie dell’uomo sia la comunicazione, grazie alla quale l’uno può relazionarsi con l’altro. E proporzionalmente all’essere umano, si evolvono anche le sue facoltà, come sintetizza il sociologo Giovanni Sartori nel saggio “Homo videns”: <<L’homo sapiens che moltiplica il proprio sapere è il cosiddetto uomo di Gutenberg […], la trasmissione scritta della cultura diventa potenzialmente accessibile a tutti>>.
Per la società del Quattrocento era infatti impensabile poter accedere a una vasta conoscenza tramite un piccolo oggetto (il libro) e una sufficiente istruzione. <<Il progresso […] culmina nell’evento del giornale che si stampa ogni giorno, del “quotidiano”>>. L’invenzione di quest’”arma” per comunicare universalmente gli avvenimenti giorno per giorno rivoluziona il modo di osservare il mondo, finora solo oggetto dello sguardo ingenuo e fuggente del popolo. <<Primo, l’invenzione del telegrafo, poi quella del telefono. Con queste due invenzioni spariva la distanza. […] La radio, anch’essa eliminatore di distanze, aggiunge un nuovo elemento: una voce facile da diffondere>>.
Grazie a strumenti man mano più innovativi, la comunicazione è diventata semplice e veloce e la conoscenza è stata diffusa anche entro le quattro mura di casa: <<la rottura avviene, a metà del nostro secolo, con la televisione>>. Quando le prime televisioni diventarono elementi essenziali delle abitazioni e dei locali pubblici, la comunicazione si semplificò ulteriormente e rese il pubblico partecipe di quelle immagini.
Per gli uomini del ventunesimo secolo questo strumento sembra quasi scontato, anzi, ognuno di loro – nessuno escluso – è portatore di notizie. Grazie all’avvento di Internet, infatti, sono offerte a chiunque molteplici possibilità di diventare “qualcuno” partendo da zero, quindi di tuffarsi con la propria immagine, le proprie idee, la propria voce, in quello schermo luminoso, che è nello stesso tempo vicino e manipolabile, lontano e inaccessibile. Sono infatti molte le persone che, tramite Pnternet, riescono attualmente a trovare lavoro e, addirittura a realizzare le proprie ambizioni.
Tuttavia, osservando la situazione globale da un punto di vista più analitico, i difetti che emergono dall’uso eccessivo degli strumenti di comunicazione sono tanti quante le qualità. Il mouse, nel caso del computer, e il telecomando, nel caso della televisione, sono pur sempre delle armi, poiché permettono di agire in modo determinante sulla psiche di chi ne è in possesso. Sempre Giovanni Sartori afferma infatti che <<il telespettatore è più un animale vedente che non un animale simbolico […]. E questo è un radicale rovesciamento di direzione, perché mentre la capacità simbolica distanzia l’homo sapiens dall’animale, il vedere lo ravvicina alle sue capacità ancestrali.>>. Un individuo assuefatto al bombardamento mediatico, è facile che riduca così le sue facoltà pensanti, giudicanti e agenti.
Il risultato potrebbe dunque essere un animale-macchina privo di autonomia? La scatola di silicio e plastica da cui scaturiscono le informazioni, su cui si dovrebbe fare conoscenza, si trasforma così in un “padroncino”? Il telecomando (o il mouse) in un guinzaglio?
L’essere pensante è in primis l’uomo, che ha la responsabilità di aver plasmato sempre più strategie di comunicazione in meno di un secolo e di aver regolato gli algoritmi dello tsunami di informazioni – di cui quotidianamente ognuno è inerme spettatore e ingegnoso artefice allo stesso tempo. Come sostiene Roberto Maragliano nel saggio “Nuovo manuale di didattica multimediale”, <<l’uomo aveva catturato e imparato a governare l’immagine>>. Ma così come lui stesso si evolve, così come fin da epoche ancestrali è riuscito a fare della divulgazione un dogma universale, le possibilità di trasformazione sono pressoché infinite. Spetterà ai posteri stabilire se in meglio o in peggio.