Prezzi alle stelle per il tartufo bianco, ben 4.000 euro al chilo
Il prezzo del tartufo bianco (Tuber Magnatum Pico) in Italia quest’anno ha raggiunto la cifra record di 4.000 – 5.000 euro al chilo, pari anche al doppio di quelle delle annate più favorevoli. Il costo si riferisce alle pezzature superiori ai 50 grammi. È quanto emerge da un’analisi effettuata dalla Coldiretti. Tuttavia, secondo Riccardo Germani, presidente dell’Associazione nazionale tartufai italiani per le pezzature di prima qualità, si potrà arrivare anche a più di 7.000 – 8.000 euro al kg per pezzature medio piccole e potrebbe essere una stagione peggiore del 2007 quando il prezzo, a causa della carenza di pezzature importanti, salì a quasi 7.000 euro al kg. I prezzi del tartufo nero sono molto differenti e vanno dai 30 ei 250 euro al chilo, fino ad un massimo di circa 700 euro per il pregiato. Questo anche perché il tartufo bianco non si può coltivare (cresce solo spontaneamente), mentre il nero sì. In ogni caso, anche il tartufo nero, nelle sue sette specie, ha risentito delle scarse precipitazioni di questi mesi. Con il tartufo nero estivo finito, ora è il momento, per i raccoglitori italiani, di andare alla ricerca del tartufo nero pregiato, del brumale e dell’uncinato. La causa dell’innalzamento del prezzo è la scarsa quantità raccolta dovuta alle condizioni climatiche avverse segnate da un lungo periodo di assenza di precipitazioni e agli incendi nei boschi di quest’estate. Il tartufo bianco infatti si sviluppa in terreni che devono restare freschi e umidi sia nelle fasi di germinazione che in quella di maturazione. Attualmente in Italia vi sono circa 200.000 raccoglitori ufficiali di tartufo che riforniscono negozi e ristoranti, per un business stimato attorno al mezzo miliardi di euro, tra fresco e trasformato. Al fungo si deve anche un’importante fonte di afflusso turistico e rappresenta una buona integrazione di reddito per le comunità locali. Il tartufo si può trovare ad una profondità che varia dai pochi centimetri a oltre il metro, soprattutto in prossimità di pioppi, pini, querce in terreni prevalentemente argillosi. Il periodo di raccolta comincia a fine estate e si conclude in inverno. Per Giovanni D’Agata, Presidente dello “Sportello dei Diritti”, ai problemi legati al tempo, si aggiungono vecchie situazioni, come il fatto che non esista una normativa che distingua il tartufo spontaneo da quello coltivato. Non essendo obbligatoria poi la tracciabilità per i tartufi, sul mercato si trovano i falsi prodotti italiani. Chiunque può andare in Slovenia, Bulgaria, Romania o in altri Paesi e tornare con tartufi che poi vengono spacciati come nostri. È lecito chiedersi quali tartufi bianchi ci saranno e da dove verranno, visto l’attuale scarsità del prodotto.