Castagne di Roccamonfina: l’ultimo passo per il riconoscimento IGP

Si è ormai ad un passo dal completamento della procedura per il riconoscimento dell’IGP per la castagna di Roccamonfina, in quanto la richiesta per tale riconoscimento è stata superata positivamente e, come comunica Italo Santangelo agronomo e consulente del Comitato promotore: “Dopo aver superato con successo l’istruttoria ministeriale ora si attende, nelle prossime settimane, l’avvio del negoziato con i servizi tecnici della Commissione Europea per il completamento dell’iter di riconoscimento”. Ricordiamo che il progetto IGP nasce dalla necessità di fortificare la qualità commerciale del frutto attraverso un marchio distintivo che ne certifichi l’origine geografica e, la sentita l’adesione al progetto degli operatori locali nel settore, rappresenta senza dubbio un buon biglietto da visita per il futuro del prodotto. “L’identificazione geografica protetta si riferisce a castagne fresche ed essiccate coltivate nei comuni di Sessa Aurunca, Roccamonfina, Teano, Conca della Campania, Galluccio, Tora e Piccilli, Marzano Appio, i quali territori rientrano nell’area del Parco di Roccamonfina e del Monte S. Croce, in provincia di Caserta”. Il Vicepresidente del Distretto Castanicolo della Campania, Franco Di Pippo, specifica che “si contano all’incirca 16 varietà di castagne, sotto la generica denominazione castagna di Roccamonfina, sintomo di una notevole biodiversità locale. Tra le cultivar più prodotte, conosciute e commercializzate vi sono: la Primitiva o Tempestiva, Napoletana, Paccuta e la Lucida. In questo areale ci sono castagneti ultrasecolari, che necessiterebbero delle giuste pratiche agronomiche per fronteggiare i cambiamenti climatici, gli attacchi fungini, i danni da cinipide, che rappresentano tutte concause alla riduzione di produzione degli ultimi anni e, nello specifico, di quest’anno, per il quale abbiamo richiesto il riconoscimento dello stato di calamità. Infatti, per questa campagna si stima una produzione media di circa il 20% rispetto a una produzione normale. Bisognerebbe concimare e potare accuratamente i nostri impianti. Ma il mancato reddito dei produttori degli ultimi anni rende impossibili queste pratiche. Quindi, facciamo appello alla regione Campania, che sposi la nostra causa e ci aiuti con finanziamenti mirati, affinché i produttori locali non abbandonino i castagneti, fonte di sussistenza delle innumerevoli aziende agricole locali ed esempio di banca di germoplasma naturale. Inoltre, sarebbe auspicabile che la Regione incentivasse la messa a dimora delle cultivar autoctone nei giovani impianti, in un’ottica sostenibile e di produzione il più naturale possibile”.

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