Allarme di Greenpeace

Per molto tempo sono riusciti a tenerlo nascosto, ma la nostra ultima indagine ha svelato i torbidi rapporti tra le principali multinazionali che producono cibi, bevande, prodotti per l’igiene domestico e personale e l’industria petrolifera.
I loro nomi?
Coca-Cola, PepsiCo, Nestlé, Mondelēz, Danone, Unilever, Colgate Palmolive, Procter & Gamble e Mars sono legate da rapporti commerciali (e non solo) con ExxonMobil, Shell, Chevron Phillips, Ineos e Dow ad esempio.
Abbiamo le prove che, mentre fingono di avere a cuore l’ambiente, agiscono per portare avanti i loro comuni interessi commerciali, ostacolando l’approvazione di nuove leggi per limitare l’uso degli imballaggi, e sostenendo progetti di “riciclo chimico o avanzato” che ancora restano sulla carta, spacciandoli come la soluzione definitiva. La vera soluzione è invece ridurre drasticamente la produzione di plastica monouso!
Aiutateci a spingere aziende e Governi a ridurre drasticamente l’uso e la produzione di plastica monouso.
La plastica in ogni fase del suo ciclo di vita (estrazione, trasporto, stoccaggio e raffinazione) può generare un danno ambientale anche in termini di emissioni di CO2, dirette responsabili del cambiamento climatico a cui stiamo assistendo.
Durante le nostre attività di ricerca nel mare Adriatico abbiamo riscontrato come la crescente mole di rifiuti prodotti dalle attività antropiche ha fatto diventare i mari le più grandi discariche planetarie. Analisi preliminari indicano che, sui fondali dell’Adriatico, le maggior parte dei rifiuti si riscontrano negli ambienti costieri ed entro i 30 metri di profondità, e parte dei rifiuti in plastica è rappresentato da imballaggi monouso in plastica, come ad esempio le bottiglie. 700 specie marine sono già vittime della plastica e questo numero può solo aumentare!
La produzione di plastica potrebbe triplicare entro il 2050 e, secondo alcune stime, ciò comporterebbe una crescita delle emissioni di gas serra legate al ciclo di vita della plastica di oltre il 50% entro il 2030.
Le grandi multinazionali, come ad esempio Unilever, dopo le nostre forti pressioni, hanno promesso di ridurre drasticamente l’uso della plastica monouso ma le nostre recenti indagini dicono che non è sufficiente.
Ad aggravare la situazione è il recente rinvio della plastic tax che permette agli aggressivi rappresentanti industriali di alzare la posta in gioco e chiedere al governo addirittura di abolire, una volta per tutte, la tassa voluta dal governo Conte 2. Ai nostri governanti non incute alcun timore la scoperta di minuscoli frammenti nella placenta umana o nell’aria che respiriamo o nel cibo che mangiamo? A loro interessa la finzione ecologica: quella che permette di lasciare inalterati i modelli di business e di garantire profitti elevati per tutte quelle aziende che continuano a lucrare con ingenti quantità di plastica monouso a scapito delle persone, del Pianeta e delle future generazioni.

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