Un inno alla vita: la foto di Mustafa e del suo papà

Tutti i papà sono supereroi, i supereroi preferiti di ogni bambino.
Anche il piccolo Mustafa che ride felice mentre il suo papà lo solleva in aria con braccia forti e rassicuranti lo sa e in quel momento sembra sparire tutto l’orrore della guerra, ci sono solo loro, un bimbo felice e il suo papà.
“La difficoltà della vita” così si intitola lo scatto, bellissimo e straziante del fotografo turco Mehmet Aslan è stato premiato al Siena International Photo Awards 2021, come una delle “foto dell’anno”. La foto, che ha già fatto il giro del mondo finendo anche sull’autorevole Washington Post è stata scattata lo scorso aprile nel distretto di Reyhanli in Turchia, in un campo profughi che accoglie tantissimi rifugiati provenienti dalla martoriata Siria e ritrae Munzir al-Nazzal un padre mutilato durante il conflitto siriano, mentre gioca con il suo bambino Mustafa di cinque anni, nato senza gli arti inferiori e superiori a causa di gravissima malformazione, la tetramelia, causata dall’assunzione di farmaci da parte della madre, per contrastare gli effetti nefasti del gas nervino a cui era stata esposta durante i feroci combattimenti nella regione di Idlib.
Il giorno dello scatto un’èquipe medica si era recata nel campo profughi proprio per visitare il piccolo Mustafa e il fotografo ha saputo cogliere l’attimo di felicità “rubato alla guerra” per far conoscere al mondo intero la storia del piccolo che ha bisogno di cure continue e protesi elettroniche speciali che difficilmente troverà in Siria o in Turchia.
La guerra con i suoi orrori rende drammatiche e strazianti le condizioni di vita di qualsiasi essere umano, ma quelle dei bambini nati con gravi handicap o che hanno subito mutilazioni durante i conflitti, rappresentano un “dramma nel dramma” e la mamma del piccolo Mustafa spera che la comunità internazionale aiuti il suo bambino ad avere un futuro migliore pieno di speranza, senza guerre e sofferenze, proprio come quello che dovrebbero avere tutti i bimbi del mondo.
Lo scatto è servito per portare alla ribalta anche la tragedia della guerra che devasta e avvolge la Siria in una spirale di sangue e violenza da oltre dieci anni e che sembra non importare quasi a nessuno dei “potenti” della terra.
In Siria, infatti, si continua a combattere e uccidere, tutti i giorni e dal 2011, quando esplose la contestazione a Daraa contro il regime autoritario e oppressivo di Bashar al Assad, si contano oltre 350 mila morti e oltre 13 milioni di sfollati, di cui circa 6 milioni scappati all’estero.
E gli ultimi mesi hanno visto una intensificazione, una escalation di tensioni tra l’esercito turco schierato nel Nord del Paese e le milizie stanziate a Idlib, ultima roccaforte contro il regime di Assad e dei suoi alleati russi.
Oltre alle bombe che hanno distrutto il Paese e ucciso centinaia di migliaia di persone, i siriani devono fare i conti con regime che trae profitto, in maniera miserabile, proprio dagli aiuti che l’ONU invia nello Stato di Damasco per la popolazione. Secondo uno studio del Centre for Strategic and International Studies, il governo di Assad “ha accantonato 60 milioni di dollari, prelevando 50 centesimi per ogni dollaro di aiuti ricevuti”, trasformando di fatto, parte di questi aiuti internazionali, nella principale fonte di guadagno proprio di quel regime assassino e totalitario, sottoposto da anni a sanzioni internazionali.
Il resto del mondo? Rimane a guardare.
È per questo che la foto di Mustafa e del suo papà rappresenta “un pugno nello stomaco”, rappresenta la Forza degli ultimi, un inno alla vita. Bisogna sempre ringraziare, con umiltà Dio o chi per Esso per essere nati dalla parte giusta del mondo, ma non basta essere dalla “parte giusta”, bisognerebbe invece creare “un mondo tutto giusto”!

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