Isola di Pasqua: al referendum vince il no. I cittadini si oppongono alla riapertura, niente turisti sull’isola

Si è concluso con un secco “no” il referendum non vincolante che ha visto protagonista l’Isola di Pasqua, lo scorso 24 ottobre. Situata a 3.700 km a ovest della costa cilena, la perla del Pacifico e patria dei megaliti (le costruzioni in pietra conosciute come Moai) da marzo 2020, anno di scoppio della pandemia da Covid-19, si è isolata dal mondo. Da allora nessun turista è più giunto sull’isola, sebbene il 73% dei cittadini sia vaccinato, l’isola sia da tempo Covid free e non registri più contagi da settembre 2020. Una situazione che ha contribuito ad impoverire la popolazione locale, che dal turismo trae la principale fonte di guadagno e, di riflesso, di sostentamento. Nonostante ciò, la risposta al quesito “Vuoi riaprire l’isola ai turisti a partire da gennaio?” è stata negativa, 649 i voti contrari e 320 quelli favorevoli. Il 67% degli aventi diritti al voto ha dunque espresso il proprio parere contrario alla riapertura dell’isola al turismo.
Alla luce del risultato ci si chiede il perché di una scelta del genere, se la popolazione locale vive essenzialmente di turismo perché ha votato no? La risposta è da ricercarsi nella sanità locale. Infatti, l’isola è dotata di un centro medico-sanitario sprovvisto di unità di cure intensive e possiede una sola ambulanza medicalizzata, fatta arrivare, tra l’altro, poco tempo fa dal Cile per trasportare un paziente che necessitava di urgenti cure a causa del coronavirus. Le autorità locali si sono dette in disaccordo con il risultato del referendum. In particolare, Salvador Atan, Vicepresidente della comunità locale Màu Henua e Amministratore del parco nazionale di Rapa Nui, ha dichiarato all’agenzia France Press: “È la fonte dell’economia. L’isola vive di turismo, sono quasi due anni che siamo chiusi e i nostri redditi si sono ridotti così tanto che bastano a malapena per sopravvivere. Desideriamo la riapertura dell’isola a partire dal 1° gennaio 2022”, ha concluso. A prendere la decisione finale, però, saranno le autorità sanitarie della regione di Valparaíso, dalla quale l’isola di Pasqua dipende dal punto di vista amministrativo.

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