G20, trovato accordo sul clima. Mario Draghi: “È stato un successo, ma siamo ancora all’inizio”

Si è concluso ieri l’incontro al vertice dei leader delle principali economie del mondo. La Capitale, blindata e off limits, ha accolto i capi di Stato e di Governo presso il centro congressi ‘La Nuvola’, nel quartiere romano dell’Eur. Assenti il Presidente russo Vladimir Putin e Xi Jinping, Presidente della Repubblica Popolare Cinese, che per ragioni sanitarie legate alla delicata situazione epidemiologica dei loro Paesi hanno presenziato virtualmente all’evento. I rappresentanti dei Paesi del G20 hanno incentrato le loro discussioni su tre questioni fondamentali: persone, pianeta, prosperità, ribattezzate le tre P. Temi caldi e di fondamentale importanza, che hanno visto gli sherpa (diplomatici di alto livello) delle diverse delegazioni impegnati in una vera e propria maratona negoziale. In particolare, la negoziazione è stata lunga e serrata per quanto concerne la questione climatica, un’emergenza che non può più essere rimandata e che ormai da tempo sta preoccupando seriamente il mondo intero.
A conclusione dei lavori, il Premier italiano Mario Draghi ha annunciato che è stato trovato un accordo che stabilisce un tetto massimo di 1,5 gradi per quanto riguarda il surriscaldamento globale. Un obiettivo che le grandi potenze si impegneranno a raggiungere entro il 2050, e non entro il 2060 proposto dalla Cina. E a proposito della Cina il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha dichiarato: “Dalla Cina fino a pochi giorni fa mi attendevo un atteggiamento più rigido, c’è stata la volontà di cogliere un linguaggio più rivolto al futuro che al passato. La Russia e la Cina hanno accettato l’evidenza scientifica degli 1,5 gradi, che comporta notevolissimi sacrifici, non sono impegni facili da mantenersi. La Cina produce il 50% dell’acciaio mondiale, molti impianti vanno a carbone, è una transizione difficile”. E ancora: “Sul clima il senso di urgenza c’è ed è stato condiviso da tutti. C’è stato anche un impegno a non intraprendere politiche di emissioni che vadano contro il trend che tutti si sono impegnati ad osservare fino al 2030. Dopo Parigi le emissioni sono aumentate, soprattutto dopo il Covid. C’è una certa preoccupazione e occorre ora dimostrare credibilità attuando le promesse fatte. Abbiamo riempito di sostanze le parole”. Anche il primo ministro britannico Boris Johnson si è pronunciato sull’emergenza climatica: “Sarò chiaro, se fallisce Glasgow (con riferimento alla Cop26) fallisce tutto. Abbiamo fatto progressi in questo G20 ma abbiamo ancora strada davanti. C’è bisogno di volontà politica”, ha affermato.
Non solo la questione climatica ha tenuto banco al summit mondiale, ma anche la minimum tax globale sulle multinazionali (la tassa prevederà un’aliquota minima del 15% sugli utili per evitare il trasferimento della propria sede fiscale in un altro Paese a tassazione più favorevole), la rimozione dei dazi USA sull’acciaio e l’alluminio europei (impegno assunto anche dall’UE nei confronti degli States), e la lotta contro la pandemia (i Paesi del G20 hanno stabilito che entro la fine del 2021 il 40% della popolazione di tutti i Paesi del mondo dovrà essere vaccinata, la percentuale salirà al 70% entro il 2022).

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