Cop26, stop alla deforestazione entro il 2030. Boris Johnson: “Ancora molta strada da fare”
Ottime notizie giungono da Glasgow, in Scozia. Durante la terza giornata della conferenza annuale sul clima dell’ONU, la Cop26, i Leader di oltre 100 Paesi del mondo hanno raggiunto un accordo per la salvaguardia delle foreste. Tra le nazioni firmatarie ci sono anche il Brasile di Bolsonaro (duramente attaccato per la rapida distruzione dell’Amazzonia), la Cina di Xi Jinping e la Russia di Putin. Un grande passo verso la lotta alla deforestazione, che in alcuni Paesi ha già causato la scomparsa di moltissime foreste. L’accordo prevede uno stanziamento di fondi dal valore complessivo di 19,2 miliardi di dollari, cifra che sarà utilizzata per porre fine alla piaga della deforestazione entro il 2030 e che l’Unione Europea e l’America sono pronte ad incrementare. In particolare, l’UE stanzierà un miliardo di euro, di cui ben 250 milioni saranno destinati al bacino del Congo (il secondo polmone del pianeta Terra), mentre gli Stati Uniti di Biden contribuiranno con 9 miliardi di dollari. Tra i fondi messi a disposizione dell’accordo ci saranno anche quelli di diversi filantropi, tra cui Jeff Bezos. Il fondatore del colosso americano Amazon, infatti, ha promesso una donazione di 2 miliardi di dollari da destinare ai terreni africani devastati dal clima.
Soddisfatto Boris Johnson che ha affermato: “Questo è il più grande passo avanti nella protezione delle foreste del mondo da una generazione. Dobbiamo fermare la devastazione delle foreste del globo, ma attenzione a non abbassare la guardia. Bisogna evitare di alimentare entusiasmi esagerati e false speranze, perché c’è ancora molta strada da fare”, ha terminato l’inquilino di Downing street.
E mentre il Premier britannico si congratula con i Paesi che hanno deciso di siglare l’accordo, particolarmente con Russia, Indonesia, Repubblica Democratica del Congo e Brasile (che da soli detengono l’85% delle foreste mondiali), Greenpeace contesta la scelta del 2030. L’organizzazione ambientalista non governativa ha definito la data scelta, come una data che ha messo Bolsonaro a proprio agio e questo spiegherebbe la sua decisione di firmare. Inoltre, sostiene che Bolsonaro, in questo modo, avrà a disposizione un altro decennio per distruggere le foreste dell’Amazzonia (il primo polmone della Terra) e le comunità indigene, già ampiamente decimate da una politica di deforestazione scellerata.