Pompei, gli scavi archeologici riportano alla luce la stanza degli schiavi

Una nuova ed eccezionale scoperta ha visto nuovamente protagonista l’ormai famosa villa suburbana di Civita Giuliana, a Pompei. A riaffiorare dagli scavi questa volta non sono stati preziosi affreschi, bensì uno spaccato sulla vita quotidiana a Pompei prima dell’eruzione del 79 d.C. Grazie alla tecnica dei calchi è stata riportata alla luce la stanza degli schiavi in perfetto stato di conservazione, con essa sono riemersi diversi oggetti d’arredo e suppellettili varie. Si tratta di un ambiente di 16 metri quadri situato nei pressi di una stalla, che molto probabilmente oltre a fungere da dormitorio per un gruppo di schiavi (forse una famiglia), veniva utilizzato anche come ripostiglio. A testimonianza di ciò tre letti disposti a ferro di cavallo, otto anfore negli angoli e diversi attrezzi da lavoro. Una scoperta incredibile che riporta alla luce momenti di vita di chi non apparteneva alle classi più abbienti e privilegiate.
Gabriel Zuchtriegel, direttore generale del Parco Archeologico di Pompei, ha dichiarato: “Si apre così una luce sulla realtà precaria di persone che appaiono raramente nelle fonti storiche, scritte quasi esclusivamente da uomini appartenenti all’élite, e che per questo rischiano di rimanere invisibili nei grandi racconti storici. È un caso in cui l’archeologia ci aiuta a scoprire una parte del mondo antico che conosciamo poco, ma che è estremamente importante. Quello che colpisce è l’angustia e la precarietà di cui parla questo ambiente, una via di mezzo tra un dormitorio e un ripostiglio di appena 16 mq, che possiamo ora ricostruire grazie alle condizioni eccezionali di conservazione create dall’eruzione nel 79 d.C.”, ha concluso. Massimo Osanna, direttore generale dei musei del MIC, ha invece sottolineato: “Ancora una volta uno scavo nato dall’esigenza di tutela e salvaguardia del patrimonio archeologico, grazie a una proficua collaborazione con la procura di Torre Annunziata retta da Nunzio Fragliasso, ci permette di aggiungere un’ulteriore tassello alla conoscenza del mondo antico”.
Per il ministro della Cultura Dario Franceschini Pompei “è la prova che quando l’Italia crede in sé stessa e lavora come una squadra raggiunge traguardi straordinari ammirati in tutto il mondo”. E ancora: “Questa nuova incredibile scoperta a Pompei dimostra che oggi il sito archeologico è diventato non soltanto una meta tra le più ambite al mondo, ma anche un luogo dove si fa ricerca e si sperimentano nuove tecnologie. Grazie a questo nuovo importante ritrovamento si arricchisce la conoscenza sulla vita quotidiana degli antichi pompeiani, in particolare di quella fascia della società ancora oggi poco conosciuta. Pompei è un modello di studio unico al mondo”, ha concluso.
E mentre i reperti si apprestano a essere analizzati in laboratorio, gli archeologi proseguono i lavori di scavo per riportare alla luce ulteriori testimonianze, indizi preziosi di quella che fu la vita a Pompei prima dell’eruzione del Vesuvio.

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