Roger Waters: «Aprite l’ospedale di Cariati, subito!»

È ormai da più di un anno che un reparto dell’ospedale civile “Vittorio Cosentino” di Cariati (CS) viene occupato da un gruppo di attivisti locali, detti “Le Lampare del basso Jonio cosentino”. Il centro ospedaliero è infatti chiuso dal 2010 e in questo Comune di 8000 abitanti non esiste nemmeno un pronto soccorso con dei posti letto. L’unico pronto soccorso più vicino è quello di Rossano (CS), a quasi quaranta chilometri di distanza, ma è una sede che straripa di pazienti.
Dapprima la stampa locale si è impegnata a denunciare i gravi disservizi, ma in un secondo tempo la vicenda ha riscosso un successo mediatico così ampio da sollecitare l’interesse delle reti televisive nazionali e internazionali. La presenza di un pubblico più vasto ha incoraggiato l’attivismo sempre di più, fino ad attirare persino l’attenzione di un personaggio leggendario del rock: il bassista dei Pink Floyd, Roger Waters. Questo suo interesse origina, tuttavia, dalla realizzazione di un film riguardante la sanità precaria a livello globale. Diretto da Federico Greco e Mirko Melchiorre, con la collaborazione di Ken Loach, arriverà presto nelle sale cinematografiche con il titolo “C’era una volta in Italia. Giacarta sta arrivando”. Ed è così che incredibilmente Roger Waters compare in televisione e sui social esclamando, in lingua italiana: «Aprite l’ospedale di Cariati, subito!». Il bassista inglese, grazie ai registi, ha colto l’occasione per toccare un tasto delicato, quello della malasanità in Calabria: «Questa vicenda – continua il musicista – mi fa venire in mente di prendere la macchina, andare a Cariati e stappare una bottiglia di vino con loro e aiutarli, perché hanno bisogno di aiuto e stanno facendo una cosa sacrosanta».
Di fronte a un video del genere, la domanda sorge spontanea: come ha fatto un mito del rock come Roger Waters a sapere delle amare vicende dell’ospedale di Cariati?
Occorre fare un passo indietro: il regista Federico Greco ne era venuto a conoscenza grazie a Gino Strada, allora in vita, e da allora si era avvicinato sempre di più alla piccola realtà di quel comune calabrese, lasciata nell’ombra da dieci anni, fino a prendere la decisione, insieme agli altri registi, di includerla nel film «come esempio di quanto sta accadendo in Italia e nel mondo, con la privatizzazione di una sanità di cui il Covid ha evidenziato drammaticamente le carenze».
Tuttavia, Mimmo Formaro, attivista del movimento “Le Lampare del basso Jonio cosentino”, sottolinea che un bagliore di speranza c’è: «chiediamo che la struttura riapra come ospedale di zona disagiata […]. Del resto, è un impegno assunto in campagna elettorale dal nuovo Presidente della Regione, Roberto Occhiuto, il quale ha riconosciuto che la chiusura del nostro ospedale è stata un errore».
La speranza di una riapertura è vivissima anche in tanti altri cittadini calabresi, oltre che negli abitanti di Cariati, nei registi del film, nel cantante inglese, ma ancora non si è giunti a un epilogo definitivo. Si spera che la risonanza mediatica delle parole di Roger Waters abbia un effetto pragmatico.

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