“Nella bottega di Caravaggio”: l’omonimo racconto di Raffaele Messina prende vita al Teatro Tram
È il 1606, Michelangelo Merisi in fuga da Roma giunge a Napoli per sfuggire alla pena capitale. Sotto la protezione della potente famiglia dei Colonna, il pittore maledetto si stabilisce nei Quartieri Spagnoli, dove rimane fino al completamento di uno dei suoi più grandi capolavori: “Le Sette opere di Misericordia” (1607), per poi fuggire nuovamente alla volta di Malta.
Durante la sua permanenza a Napoli, Caravaggio dà libero sfogo alla sua creatività e al suo genio. Al centro dei suoi dipinti c’è sempre lei: la luce, per la quale ha una vera e propria ossessione. E a restarne affascinato è anche Minichiello, il giovane garzone al servizio di Caravaggio, il vero protagonista della pièce teatrale.
La recensione
Un fascio di luce illumina un volto: quello di Minichiello, attorno il buio. È così che ha inizio la rappresentazione teatrale de “La Bottega di Caravaggio”. Minichiello ormai vecchio e con il viso segnato dal tempo, dal dispiacere, dalla frustrazione e dal rimorso, racconta, attraverso dei flashback, del suo incontro con l’artista e di una serie di vicissitudini che trasformano il suo sogno, quello di diventare un grande pittore, in una tragedia.
Minichiello è un giovane pieno di allegria, di sogni e di speranze. Non possiede nulla, se non la voglia di vivere, l’amore della madre e il desiderio di rendere orgoglioso suo padre, un uomo violento e costantemente ubriaco, sempre pronto a sfogare la sua rabbia sulla madre e su di lui. A convincere l’autoritario padre a farlo lavorare in bottega è sua madre, che spera in un futuro migliore per suo figlio e vuole offrirgli l’opportunità di diventare, un giorno, un celebre pittore proprio come il grande Maestro Caravaggio. Il Merisi accetta di assumere come garzone il giovane ragazzo, ma prima lo mette in guardia sul suo carattere, può essere pacato ma allo stesso tempo anche irascibile. Minichiello ne è affascinato, lo guarda incantato, lo osserva mentre prepara i suoi colori con i materiali più strani, tipo l’urina di vacca, mentre parla della luce con un tono estasiato: “La luce è rivelatrice di realtà”, afferma l’artista. Un visionario che immagina le sue opere prima di dipingerle, è questo Michelangelo Merisi agli occhi del giovane Minichiello.
“Le Sette opere di Misericordia” è questo il titolo del mio prossimo dipinto, annuncia Caravaggio. Minichiello domanda: “Maestro, ma non sono sei le opere di Misericordia? Perché avete detto sette?”, il pittore, allora, spiega a Minichiello quello che andrà a raffigurare nel suo quadro.
In alto ci sarà la Vergine Maria con in braccio il Bambin Gesù, sotto verranno dipinte le Sette opere di Misericordia: “Seppellire i morti”, “Vestire gli ignudi”, “Dar da bere agli assetati”, “Ospitare i pellegrini”, “Curare gli infermi”, “Visitare i carcerati” e “Dar da mangiare agli affamati”. Per dipingere il quadro però, occorrono dei “modelli/e” da far mettere in posa, e così Minichiello si adopera subito per trovarli.
A prestare il volto alla Vergine sarà la giovane Maria, che il pittore osserva, tocca, sfiora per capire se può essere la persona giusta. Le dice di sporgersi in avanti come fosse affacciata ad un balcone, la giovane non capisce e pensa che il Merisi abbia malevoli intenzioni. In realtà, anche se il pittore è famoso per le sue innumerevoli avventure amorose, sta immaginando la posizione che dovrà avere la Vergine Maria che dall’alto osserva le Sette opere di Misericordia.
Minichiello entusiasta per aver fatto ottenere la “parte” all’amica, propone al Maestro anche sua madre. Il pittore accetta, la donna dovrà impersonificare Pero che nel dipinto simboleggia “Dar da mangiare agli affamati”. La madre di Minichiello rimane, però, sconcertata quando Caravaggio le comunica che dovrà essere dipinta con un seno di fuori e intenta ad allattare un anziano, che nel dipinto rappresenta Cimone, il padre di Pero, salvato da morte certa (per fame) grazie alla Misericordia di sua figlia. Alla fine, la madre con l’aiuto di un’amica accetta il lavoro tacendo al marito la verità.
Tra una pennellata e l’altra, la madre di Minichiello diventa l’amante di Merisi, i due vengono sorpresi intenti a baciarsi proprio dal figlio della donna e dall’amica di lui, che scappano via pieni di vergogna. Ben presto la voce si diffonde per tutta Napoli e Minichiello sentendosi in colpa nei confronti del padre, confessa tutto. Il padre inferocito afferra un coltello e uccide la moglie, lasciando il giovane garzone orfano di madre, con un padre assassino e senza più un lavoro e un futuro, poiché nel frattempo Caravaggio è scappato da Napoli.
Ad interpretare i personaggi della pièce sono Peppe Celentano, Gabriella Cerino, Gennaro Monti, Danilo Rovani, Sonia De Rosa, Enrico Disegni, Roberta Lista, con la regia di Peppe Celentano.
Il Teatro Tram, in quel di Port’Alba, ancora una volta risulta essere il palco ideale che ben si sposa con la rappresentazione. Le similitudini tra il luogo in cui è collocato e il celebre dipinto di Michelangelo Merisi, custodito presso il Pio Monte della Misericordia di Napoli, sono molteplici: dalle stradine illuminate di giorno e poco illuminate di sera che ricordano il gioco di luci e ombre del Caravaggio, alle persone che affollano il circondario. Persone del popolo, come del popolo lo sono i personaggi che hanno prestato il volto per la tela dell’artista dai mille vizi e dal carattere rissoso.