La mostra su Dante nel passaggio segreto del Re Borbone tra Palazzo Reale e San Carlo
Dopo un anno, vissuto pericolosamente a causa del Covid-19 la cultura è tornata a respirare. Nella cornice di Palazzo reale, Napoli prova a ripartire puntando ancora una volta sulla cultura. Napoli è una grande capitale culturale e questo evento lo dimostra. In occasione del settimo centenario della morte di Dante Alighieri, il Palazzo Reale di Napoli celebra il Sommo Poeta con una mostra incentrata su tre tele raffiguranti episodi della Divina Commedia, eseguite dal pittore Tommaso De Vivo per il Re d’Italia Vittorio Emanuele II in vista del centenario della nascita di Dante celebrato dall’Italia unita nel 1865 e successivamente divise tra il Palazzo Reale, la Biblioteca Nazionale e la Reggia di Caserta. La mostra, curata dal Direttore Mario Epifani e da Andrea Mazzucchi, è realizzata in collaborazione con l’Università degli Studi di Napoli “Federico II”. «Per noi è fondamentale questo momento, perché è la nostra prima mostra come museo autonomo, quindi occasione di studio e di approfondimento e anche di maggiore offerta al pubblico, perché oltre alla mostra apriamo anche un nuovo spazio espositivo – ha raccontato Epifani – Quindi il nostro obiettivo, dopo la pausa forzata dello scorso anno, è di aumentare ancora di più l’offerta culturale». Napoli, al Palazzo Reale il viaggio di Dante attraverso le tele di Tommaso De Vivo. «In questo spazio abbiamo allestito queste sale temporanee. – ha spiegato il Direttore -. Mostreremo tre dipinti ottocenteschi di palazzo reale del pittore napoletano Tommaso De Vivo, che illustrano Inferno, Purgatorio e Paradiso, in occasione del settimo centenario per la morte di Dante». La Divina Commedia è un’opera in cui si riflette sul grande mistero della vita e intorno ai segreti dell’animo umano. È questo un libro fondamentale per l’identità dei moderni e resta ancora il nostro specchio poetico e culturale imprescindibile. È costellato di simboli, simboli strani, significanti. E fu proprio la Famiglia Borbone a commissionare le opere all’artista De Vivo. Ciò, naturalmente, mette in luce la storica consapevolezza della grandezza del Poeta Fiorentino. Le tele di De Vivo hanno soggetti non iconografici. L’inferno è rappresentato dall’incontro di Dante e Virgilio con i grandi poeti dell’antichità, Omero, Orazio, Lucano e Ovidio, quattro grandi personalità della letteratura classica che accolgono Dante. La Galleria del Genovese è stata aperta al pubblico grazie al progetto dell’Architetto Almerinda Padricelli, in collaborazione con il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, la Biblioteca Nazionale di Napoli, l’Archivio di Stato e la Reggia di Caserta. «Abbiamo recuperato un ambiente che per molti anni, per l’esattezza 13 anni, è stato chiuso al pubblico, perché aveva perso la sua funzione iniziale che era quella di collegamento con il teatro san Carlo, che è stato il collegamento per i sovrani che dall’interno dell’appartamento potevano raggiungere direttamente il parco reale» ha dichiarato l’Architetto. «Purtroppo, però, dopo il grosso intervento di restauro del teatro questo collegamento è stato chiuso nel 2008. – ha spiegato Padricelli – Per cui questo spazio è divenuto uno spazio con usi distinti diversi: archivio, uffici, residenze e alloggi per i dipendenti. Finché, con l’istituzione del nuovo museo autonomo su spinta e impulso del nuovo Direttore, abbiamo lavorato per recuperare questo spazio e per restituirlo al percorso di visita. Soprattutto visto che l’appartamento di etichetta è molto blindato, perché naturalmente è allestito secondo gli inventari storici. Quindi ci occorreva proprio uno spazio espositivo che ci consentisse di esporre mostre varie come questa e come le prossime che avremo certamente qui». Dante, così come nell’800 è stato il simbolo dell’unificazione d’Italia, oggi è il simbolo di una resurrezione. C’è un grande desiderio di vivere la cultura e tornare quindi nei musei, nei teatri e nei cinema.